Troppe chiacchiere e tanti cartellini, ma Zaniolo non si arrende
Nemmeno quella corsa e quell'urlo strozzato sotto la Sud l'hanno abbattuto. Nemmeno il rosso di Abisso, sventolatogli in faccia per rendere beffa il danno appena subito
Nemmeno quella corsa e quell'urlo sotto la Sud strozzati lo hanno abbattuto. Nemmeno il rosso di Abisso, sventolatogli in faccia a rendere beffa clamorosa il danno appena subito. Nicolò Zaniolo non si arrende e non si piega; non potrebbe essere altrimenti, visto quello che ha già dovuto affrontare in termini di infortuni nella sua ancor breve carriera. La prima cosa che ha fatto, dopo la gara, è stata pubblicare su Instagram un messaggio da vero romanista, corredato da alcune foto dell'esultanza poi annullata dal Var: «Possono cancellare tutto – le parole del 22 sul social network – ma questo rimarrà per sempre impresso nella mia mente». Alla faccia dei cartellini e dei casi di mercato montati ad arte: chiudere una settimana del genere con un gol-vittoria al 91' sarebbe stato l'epilogo più dolce. Invece, il brutto risveglio, dopo circa quattro minuti di attesa, col fiato sospeso. Ma Nico ha carattere e, come diceva il poeta, "un giocatore lo vedi dal coraggio, dall'altruismo e dalla fantasia": di queste doti, lui ne ha da vendere. Il che non sembra andare giù a chi lo vorrebbe con una maglia diversa da quella giallorossa. Magari a strisce, oppure all'estero. Del resto, negli ultimi giorni è stato dato in partenza, anche se il mercato di gennaio si è appena chiuso e a quello estivo mancano quattro mesi. E se la stampa e i media mal sopportano questo ostinato romanismo di Zaniolo, gli arbitri non sembrano essere da meno.
Otto ammonizioni (con un doppio giallo alla prima giornata, contro la Fiorentina) e un rosso in venti giornate sono effettivamente inspiegabili per un «creativo», come lo ha giustamente definito Mourinho; un calciatore, cioè, offensivo, non uno stopper vecchia scuola. Uno che i falli li subisce (senza vederseli fischiare, spesso e volentieri), di solito. E il dato colpisce ancora di più se si tiene conto che nelle altre sette gare disputate tra Conference League e Coppa Italia Nicolò non è mai stato sanzionato. Come si spiega, tutto questo? Il numero 22 si trasforma d'improvviso nell'incredibile Hulk quando si gioca il campionato, rimanendo invece mansueto nelle altre competizioni? L'espulsione per il «che c…o fischi?» è ancor più tragicomica se messa a confronto con il trattamento avuto - tanto per fare un esempio - dai giocatori del Milan nei confronti dell'arbitro Serra, con Rebic che ha addirittura messo le mani sul volto del direttore di gara (da regolamento, il contatto è vietato). E poi in tv dicono che Nicolò «va aiutato ed educato» (parole di Milena, Commissario tecnico dell'Italia femminile, in diretta Rai). Intanto Zaniolo rischia anche più giornate di squalifica. Decideranno «i dottori», come li ha definiti Mou. Lui, dal canto suo, punta la sfida contro l'Inter, sua ex squadra: quella potrà giocarla, almeno. Ma la provocazione di Mou resta attuale: è possibile, per lui, continuare a giocare in Italia? Per qualcuno sì, a patto che cambi maglia, per vestirne una più consona. Fortunatamente, come ha sempre fatto per le critiche ingiuste e i non-casi di mercato che lo vedevano coinvolto, Zaniolo ha imparato a tapparsi le orecchie, e continua a baciare la Lupa. Daje Nico.
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