AS Roma

Sellitri: "Sono ancora pazzo della mia Roma"

"Agostino era un capitano esemplare, nel '74 proprio quando stavo per esordire l'infortunio alla caviglia ha fermato la mia ascesa"

PUBBLICATO DA Leonardo Frenquelli
15 Febbraio 2019 - 15:47

La storia della Roma è fatta anche di racconti, esperienze e vite di calcio. Storie di calciatori cresciuti tifando giallorosso e che poi, quasi tutti, sono stati protagonisti della storia e dei successi della squadra. Storie come quella del settore giovanile degli Anni 70, la fucina di talenti dalla quale sono venuti fuori anche alcuni protagonisti dello Scudetto 1982-83 nella Serie A dei grandi. Agostino Di Bartolomei, Bruno Conti e tanti altri sono sbocciati in quegli anni d'oro a Trigoria.

Poi ci sono talenti che hanno contato tanto per il gruppo, che hanno portato a casa tanti trofei ma poi, per un motivo o per un altro, non sono riusciti a fare il grande salto. Tra questi c'è anche Antonio Sellitri: «Io alla Roma ho fatto tutta la trafila, sono stato in giallorosso dal '69 al '74 passando per gli Allievi, fino a fare tre anni di Primavera. Abbiamo vinto tanto perché siamo cresciuti insieme, le nostre squadre si appoggiavano sullo stesso zoccolo duro. Io, Palmieri, Di Bartolomei, Piacenti, e poi anche Rocca, Sandreani, Tovalieri. Sempre noi».

Nato a Roma nel 1954, Sellitri era uno che sapeva rendersi decisivo nei momenti importanti come fece in un derby con gli Allievi, vinto di misura grazie a una sua rete: «Ero una mezza punta, stavo sempre al posto giusto al momento giusto, anche perché ero abbastanza fortunato». C'è il suo nome anche nel tabellino dei marcatori di un'amichevole tra la Roma di Herrera e il Grottaferrata terminata 3-0 per i giallorossi: il raddoppio arrivato al 78' porta la sua firma, in mezzo alle reti di Spadoni e Orazi. I più grandi successi di Sellitri sono arrivati con la Primavera: «In tre anni abbiamo abbiamo vinto due Scudetti e una Coppa Italia». Una carriera promettente in un gruppo destinato a trionfare. Per il salto in prima squadra però è sempre mancato qualcosa: «Nella carriera di un giocatore ci sono tanti episodi. Quando c'era Herrera con la Primavera giocammo prima di un Roma-Ternana, vincemmo 5-0 contro il Cesena e io feci due gol all'Olimpico. La domenica successiva la prima squadra doveva giocare a Bergamo, da quello che si sentiva il mister sembrava intenzionato a farmi giocare, ma l'hanno esonerato poco prima della partita. Giocò Pellegrini. La domenica dopo invece esordì Di Bartolomei a Milano contro l'Inter».

Nel 1973-74 poi sulla panchina giallorossa si avvicendarono Scopigno e Liedholm: «Appena arrivati in ritiro iniziammo il riscaldamento con le corse intorno all'albergo. Dopo neanche 50 metri ho preso una buca e mi sono fatto male alla caviglia. Probabilmente se non avessi avuto quell'infortunio sarebbe arrivato il mio momento». Nonostante l'esordio mancato, restano le esperienze di un grande gruppo, fatto di giocatori simbolo per la Roma e i romanisti: «C'era Rocca che era pazzesco: prendeva palla dalla sua area, andava sul fondo a crossare e quando attaccavano gli avversari era già in difesa. Fisicamente era di un'altra categoria, meglio anche dei giocatori di adesso. C'era Di Bartolomei, semplicemente un Capitano, un fenomenale Bruno Conti e poi Stefano Pellegrini. Dopo Totti, secondo me lui con un fisico migliore sarebbe stato il più forte della storia del settore giovanile, tecnicamente era impressionante».

Chiuso il capitolo Roma, la sua carriera è continuata tra Cynthia, Bancoroma, Spezia e Pro Cisterna, fino al ritiro nel 1984. Antonio Sellitri resta però un tifoso giallorosso: «La Roma è la Roma. Quando la vedo ancora impazzisco. Non mi interessa dei risultati, voglio solo vedere una squadra che corre e suda, poi nel calcio può succedere di tutto, ma con l'impegno i risultati devono venire per forza».

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