AS Roma

Il romanzo su Cesar Gomez che parla dell'ambiente romano

"Tutti romani tutti romanisti" di Andrea Cardoni raccoglie le leggende sul difensore spagnolo ma è in realtà un’opera su Roma e il suo ambiente: cioè tutti noi

PUBBLICATO DA Valerio Curcio
17 Novembre 2017 - 15:00

Un libro su Cesar Gomez? Ma te sei pazzo. Chissà quante volte se l'è sentito dire Andrea Cardoni, l'autore di "Tutti romani tutti romanisti", pubblicato da Marcos y Marcos, un romanzo che non è un romanzo. O che perlomeno è un romanzo, ma anche un piccolo saggio di sociologia della comunicazione nel mondo del calcio. Roma è una città famosa per il suo deleterio e famigerato Ambiente (sì, con la maiuscola), una comunità pronta a portarti alle stelle per poco e a trascinarti al suolo per molto meno. Anche per una partita sola. Quella giocata da Cesar Gomez nel 1997: il derby perso 1-3 in cui il difensore spagnolo si rese responsabile di una pessima prestazione.

Il libro di Cardoni non è un romanzo normale, perché non c'è voce narrante e non c'è trama. È una raccolta di interviste anonime che prende le mosse da una ricerca: scoprire qualcosa di più su una leggenda: «Dice che un tifoso è andato a Trigoria e gli ha detto "te faccio n'autografo?"». Dalle pagine trapela l'inganno dell'autore, che ha chiesto agli intervistati di raccontargli di Cesar Gomez e in realtà si è fatto raccontare di Roma, della Roma e del suo ambiente, cioè tutti noi.

È un romanzo, sì, ma collettivo: alla fine l'intervistato sembra quasi che sia uno solo, una voce corale che ci racconta di una Roma minore, quella dei giocatori che meriterebbero quasi di non essere ricordati e che alla fine diventano antieroi. E come gli eroi, anche gli antieroi si portano appresso un alone di leggenda: negli anni in cui Gomez non giocò più e si godette le sue "vacanze romane", così come dopo la scadenza del contratto, fioccarono le storie su di lui. «S'è aperto 'na concessionaria coi sordi della Roma» era solo la più ricorrente.

"Tutti romani tutti romanisti" ha vari livelli di lettura e non ci sono linee guida: sta al lettore orientarsi. Lo si può leggere per ascoltare l'intelligenza creativa dei romani; lo si può studiare come un saggio sulle leggende metropolitane; lo si può infine prendere come un impietoso ritratto dell'Ambiente. Ma in fondo a tenere in piedi tutta l'opera - di cui presentiamo un estratto - è il silenzioso e divertito sorriso dell'autore che ascolta le storie degli intervistati. Tra cui, è il caso di dirlo, c'è anche Cesar Gomez.

0. Un autografo

Dice che un tifoso della Roma una volta andò al campo di allenamento della squadra a Trigoria, aspettò che i giocatori uscissero dal parcheggio per fermarsi a fare gli autografi e quando vide il difensore César Gómez, da due anni alla Roma e con una sola presenza in campionato con la sconfitta al derby, gli disse: "A César Gómez, se ciai na penna te faccio l'autografo".

Nota dell'ascoltatore

Chi è il tifoso che ha fatto l'autografo a César Gómez? E, soprattutto, che fine ha fatto César Gómez? Le risposte date dagli intervistati e qui narrate si basano su personali versioni di fatti, memorie, leggende e fregnacce riguardanti città, calciatori, autosaloni, tifosi, santi, squadre, non tifosi, pupazzi Romoli e autografi. Le ottantuno voci che seguono sono fedeli trascrizioni di cose che potrebbero essere successe solo nella testa di chi ha raccontato, nelle orecchie di chi ha ascoltato e registrato o tra le pagine di chi sta leggendo.

5. Una foto

L'unica cosa, però non lo scrivere, no, l'autografo no. Con César Gómez no. Però mi sono fatto una foto. Con Carlos Bianchi. Eh lo so. Ma mo non è che lo metti sul giornale? A parte che tanto il nome mio mica te l'ho detto.

43. Na robba bruttabrutta

Cianno da dì loro de César Gómez, sti burini sbiaditi. Ma poi chi gliel'avrebbe mai detto che dopo quasi ventanni, al derby che s'erano acchittati, gli avrebbe segnato uno che faceva lo stesso ruolo suo, de César Gómez, che se chiama Gambambigua? Lo chiamamo così, Gambambigua, che non lo sai? Ciavevano provato a acchittasse la data del derby come gli pareva a loro, con Lotito che ha fatto quello che gli pareva, così riposavano più giorni prima del derby. […] Il gol de Yanga-Mbiwa ha rivendicato mica solo César Gómez, ma pure Marco Lanna che j'aveva fatto vince un derby su rigore quando la prese in area con le mani al novantesimo, me pare. Ci avevano fatto pure la canzone "Agguanta la palla con la mano Marco Lanna" con la musica della maccarena. Adesso, Lanna, l'hanno fatto vedere qualche tempo fa in televisione che faceva la vecchia gloria della Sampdoria: è tutto stempiato.

45. Ventidue

César Gómez a Roma ciaveva er 22 sulla maglia. Davero? Ciò preso? Pensa te che m'è rimasto impresso.

47. Plurimarche

César Gómez? La prima cosa che mi viene in mente è una cosa legata molto a quello che è il tifo che c'è in questa città, cioè: il dopo di César Gómez. César Gómez si vociferava che avesse sottoscritto un contratto con la Roma che non finisse mai. Fu eterno, sto contratto. Io in realtà non l'ho mai saputo quanti anni di contratto cià avuto César Gómez, però quello che era più importante è che lui co quei sòrdi ciavesse aperto tipo un autosalone. Nessuno ha mai verificato sta cosa, però dice: "Oh, César Gómez, dice che ha aperto un autosalone", ma tipo fori Roma, verso i Castelli. Nessuno ha mai verificato ste notizie per cui s'è creata sta sorta di realtà parallela per cui César Gómez era proprietario di un autosalone. E poi chissà con quali credenziali un centrale difensivo, de dubbio valore tra l'altro, sapesse invece qualcosa de macchine. E lì chiaramente sta storia prende na strada particolare perché: e se César Gómez se fosse fatto passà per un calciatore per ottenere un contratto con l'Aesseroma mentre il suo vero obiettivo iniziale era in realtà proprio quello de aprì un autosalone ai Castelli, mettiamo a Cecchina?

63. Tutti romani tutti romanisti

Tutti romani e romanisti li vojo, i giocatori della Roma. Come quell'altri là, eh, pure loro sò spagnoli, anzi no, sò baschi. Che è? Il Bilbao? Eh, fatte conto come er Birbao, tutti romani e romanisti. Poi non me ne frega gnente se vai in serie B, ma vòi mette? [rimette la mano destra tesa perpendicolare tra la fine della bocca e l'inizio della guancia sinistra e questa volta muove anche il collo] Anzi, mejo ancora sarebbero se fossero tutti testaccini, anche se adesso a Testaccio chi ce trovi? Ma comunque: tutti romani e romanisti, pure se annamo in serie B, non me ne frega niente, ma almeno restamo noi. Tu me capisci che se io volevo vince ero della Juve o der Barcellona o del Real Madrid. E invece io sò della Roma perché qua ce sò nato e perché mi padre era della Roma, perché pure se ner dienneà della Roma c'è quarcosa da rivedè, pure se m'avveleno, io sò fatto de quella robba là e ho già vinto, hai capito? Io ho già vinto così. Chi è nato a Roma è della Roma. Perché, vedi? La Lazio qui a Roma è un concetto astratto: la Lazio nella realtà nun esiste, il laziale non esiste. In fondo un laziale che è? È un romanista che nun vole ammette d'essese sbajato. Hai capito?

70. Uno de quelli

De César Gómez me viene in mente che s'era aperto la concessionaria a Roma sull'Aurelia, no? Com'era la storia che se diceva? Che s'era aperto la concessionaria dopo che aveva smesso er contratto con la Roma? Sapevo quello. […] Vabbè, sta cosa dell'autografo è possibile, la sapevo pur'io sta cosa, ma quelle però sò le battute che fanno ride, avoja. Noi lo comprammo dal Tenerife, no? Com'era la famosa storia dei due Gómez? Me viene in mente che poteva esse stato er Mortadella che ha fatto una cosa del genere, però non gliela posso accollà così.

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