AS Roma

Albero o presepe, la stella è la Roma

I giallorossi stanno rispettando i pronostici. Tutti possono dare di più. Ma è un di più da crescita. I tifosi sono i primi ad averlo compreso: lo stadio è sempre pieno

PUBBLICATO DA Fabrizio Pastore
24 Dicembre 2021 - 09:00

Lei è così. Ingannatrice. Ti frega senza avvertire. Come un agente doppiogiochista che s'insinua tra le linee amiche, ma in realtà lavora per la parte opposta. Eppure è imprescindibile. Si chiama Passione. Per noialtri sinonimo di Roma. Il punto è che ogni passione diventa oggetto di contesa quasi congenita tra chi ne è sopraffatto. Siamo in periodo di festività e indotti all'ecumenico proviamo semplicemente a mettere una riga in mezzo: due visioni per la stessa emozione. Con pari dignità, perché i sentimenti prevalgono sempre sulle opinioni. Per semplificazione le chiameremo scura e chiara (bianco e nero nello stesso pensiero stonano sempre quando si tratta di passioni). La scura sembra aver conquistato la maggioranza, perlomeno quella virtuale ma molto rumorosa dei social. Non da oggi. Fatte salve le differenti sfumature, vede più o meno una crisi in atto per ogni risultato deludente e ha già stabilito alcuni punti fermi. Dalla critica serrata al tecnico, alle invettive nei confronti dei giocatori, con qualche "predilezione" dura a morire. Sfociando infine nell'evergreen mainagioista o nella parafrasi ante litteram di stampo bartaliano «l'è tutto sbagliato, l'è tutto da rifare». Il contraltare risiede nella visione più chiara, o meno fosca, che segue la Roma con un pizzico di ottimismo in più, trova più costruttiva la pacca sulla spalla rispetto alla legnata e magari si lascia andare ai trionfalismi già col primo spiraglio di luce. In mezzo a saliscendi umorali che in confronto le montagne russe sembrano paesaggi da pianura padana, esiste una realtà di facile decodificazione. Non sono previsti cenoni pantagruelici ma nemmeno si profila il digiuno di penitenza. E conta poco che il capotavola sia Special(e) se il pasto era stato previsto normale. Uscendo fuori dall'equivoco, ci si può saziare senza bronci.

Che piaccia o meno, la Roma sta rispettando i pronostici di inizio stagione: avanti da prima nel girone in coppa (evitando il turno suppletivo), in piena corsa per l'Europa in campionato, perfino a ridosso di un'impensabile zona Champions. Fra alti e bassi, certo. Ma previsti anche quelli. Se nonostante una discreta quantità di infortuni; arbitraggi più che discutibili; squalifiche grottesche e lo sguardo non proprio benevolo dell'intero sistema, a partire dalle tv; se nonostante tutto ‘sto maldiddio siamo ancora lì, può andare soltanto meglio, per la soddisfazione della corrente chiara. E si va incontro anche alla scura, considerando che tutti possono e devono dare di più. Ma è un di più da crescita, da maturazione, da amalgama, non certo da impegno risparmiato. E fa tutta la differenza del mondo. I tifosi della Roma sono i primi ad averlo compreso. Perciò lo stadio è sempre pieno. Qualunque sia l'avversario. In un abbraccio perenne che richiama il leitmotiv del Mou romanista: empatia. Lì non c'è chiaro né scuro che tenga, solo giallorosso. Nessuna diatriba fra albero e presepe, perché la stella che guida tutti è sempre la Roma.

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