AS Roma

Fiorentina-Roma, l'ambiente: dal "Franchi" a Trigoria tra amore e rabbia

I 2.500 gli unici ad aver rispettato la maglia. Via gli striscioni solo al 6-1. Il rientro in pullman e non in treno. E in nottata al Fulvio Bernardini contestazione

PUBBLICATO DA Francesco Oddi e Dario Moio
31 Gennaio 2019 - 09:08

«Potrebbe andar peggio. Potrebbe piovere», diceva Marty Feldman in una delle scene cult del geniale Frankenstein Junior di Mel Brooks. Ai tifosi della Roma non poteva decisamente andare peggio, ieri, perché la pioggia se la sono presa tutta, dall'inizio alla fine, in un settore senza copertura, oltre che durante il tragitto per lo stadio, e le file all'ingresso, ben più lunghe del previsto (ma di questo si sono lamentati anche i tifosi di casa, sulla tribuna opposta). Ma se la pioggia in molti l'avevano messa in conto, nessuno poteva immaginare il deprimente spettacolo che si è visto in campo. Contro il quale, in segno di protesta, i quasi 2.500 presenti, hanno messo via le bandiere, pur rimanendo tutti al loro posto, fino alla fine: la Fiorentina aveva appena segnato il 6-1, c'è stato tempo anche per il settimo sigillo, prima che l'arbitro fischiasse la fine, pure con qualche secondo di pietoso anticipo. Si erano fatti sentire anche ieri, i giallorossi, anche se i fiorentini sono ben rumorosi, e quando si è alzato il primo, forte «Maciniamo chilometri» - sarà un caso, proprio quando Cristante ha preso il palo che poteva dare una svolta diversa alla gara - si sono messi a fischiare in massa.

Il duello vocale è durato molto più di quello in campo, poi l'amarezza ha cominciato a farsi sentire. Kolarov, beccato da alcuni cori dei tifosi (che non hanno gradito la sua risposta a muso duro a chi a Termini gridava "sveglia" alla squadra), ha applaudito ironicamente il settore a fine partita. Amarezza e rabbia, che giravano anche tra social e radio. Tanto che la società giallorossa ha optato per la soluzione più scomoda e sicura: quando il pullman ha lasciato una zona mista in cui ha parlato solamente il d.s. Monchi - che si è assunto le sue colpe davanti a tutti quelli che lo stavano a sentire - e mister Di Francesco, solo a Roma Tv, non era diretto alla stazione di Firenze, nonostante i biglietti già emessi.

La tensione

Da Campo di Marte sono partiti solamente i componenti del Media Center, i giocatori sono stati fatti rientrare a Roma direttamente in pullman: un primo accenno di contestazione c'era stato già due giorni fa a Termini, dopo la rimonta subita domenica dall'Atalanta, con tanto di risposte piccate di Manolas e Kolarov, i 7 gol di Firenze facevano temere un seguito ancora meno simpatico. E così, invece della comodità del principale operatore ferroviario italiano - con cui peraltro c'è un accordo commerciale - un mesto rientro in autostrada.

Nessun ritiro, però. I giocatori sono stati convocati alle 11 di oggi per la ripresa. Alcune decine di tifosi hanno atteso la squadra di fronte al centro sportivo a Trigoria, sorvegliati da un ingente numero di poliziotti. All'arrivo il pullman dello staff della Roma (probabilmente è stato scambiato per quello della squadra) è stato accolto nel piazzale da insulti e calci, prima di entrare senza ulteriori problemi all'interno del centro sportivo. L'episodio è durato pochi secondi e non ha provocato particolari danni a cose o persone. Poi è arrivato quello dei giocatori, anch'esso accolto tra calci e insulti. La maggior parte dei componenti della rosa è poi tornata a casa (qualche presente ha cercato di seguire le auto dei calciatori), con l'aiuto della polizia che non ha permesso ai presenti di avvicinarsi alle macchine fuori dai cancelli di Trigoria. Altri calciatori sono rimasti all'interno del centro sportivo e hanno passato la notte lì. Una notte difficile, per ogni romanista.

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