Roma-Spezia: due lampi giallorossi rompono il silenzio
Un gol per tempo su calci d’angolo: segna prima Smalling, su assist di Abraham, poi Ibañez. Un tifoso romanista si sente male, mute le due curve
Col cuore in tumulto sportivamente per una partita subito indirizzata ma mai realmente controllata e poi più seriamente per le notizie che si sono irradiate dalla curva, a spiegare quel silenzio irreale in cui è calato lo stadio (prima la Sud, poi anche il distinto degli ultras spezzini) in seguito al malore di Tommaso, il giovane tifoso in arresto cardiaco rianimato e poi portato in ospedale, è scivolata la serata di ieri, fredda, poi calda, poi glaciale. Alla fine la Roma si è trovata con tre punti in più, a riaggiustare parzialmente una classifica ancora anemica (ora di nuovo sesti con la Juventus, a due passi dalla Fiorentina, a otto dal Napoli), frutto di due gol di due difensori (Smalling nel primo tempo, Ibañez nel secondo) su calci d'angolo battuti da Veretout (provati e riprovati, ha detto Mourinho, nell'ultima seduta a Trigoria).
La partita si è messa subito in discesa per la Roma, mai a segno così presto in questa stagione (prima volta nei primi 15 minuti in campionato, mentre in Conference è già capitato tre volte): è bastato che saltasse una marcatura sul primo calcio d'angolo della serata (Nikolaou su Abraham) per vedere l'inglese deviare verso la porta e l'altro inglese, Smalling, cambiare imparabilmente la traiettoria a un metro dalla porta (primo gol in campionato, secondo in stagione dopo quello in Ucraina), anche lui mollato da Reca. Succede così con le marcature a uomo sui calci d'angolo, soprattutto quando non sono così rigide. Sembrava l'inizio di una serata finalmente serena per la Roma, ma non lo sarà, un po' anche per l'atmosfera presto incupita per via del malore di un tifoso in Sud che ha ammutolito in segno di rispetto prima la curva giallorossa e poi quel manipolo di ultras spezzini presenti nei distinti della Nord. Quando è venuto a mancare il supporto del tifo la Roma si è un po' spenta, senza però mai perdere i riferimenti del 352 su cui ormai insiste Mourinho: senza i soliti 6 titolari (Pellegrini, El Shaarawy, Perez e Spinazzola in infermeria, Zaniolo e Mancini squalificati), ha scelto lo schieramento con due terzini in fascia (Karsdorp e Viña, alti però come due ali), due incursori in mediana (Veretout e Mkhitaryan), un play più basso (Cristante), due punte (Mayoral affiancato a Abraham) e tre centrali, curiosamente Ibañez a destra, e Kumbulla a sinistra, ai lati di Smalling. 352 anche per Thiago Motta, che prima della partita ha scambiato quattro chiacchiere e un calorosissimo abbraccio con il suo mentore Mourinho: senza qualche infortunato (tra cui Bourabia e Leo Sena) e l'indisciplinato Nzola, ha riproposto il suo 352 con Sala regista per appena 15 minuti, prima che un polpaccio lo mettesse fuori causa (dentro il polacco classe 2000 Kiwior, ad abbassare ulteriormente l'età media della giovanissima squadra spezzina).
La Roma avrebbe potuto approfittare al 12° di un brutto errore in disimpegno di Provedel, ma Borja Mayoral ha provato a saltare subito l'ultimo ostacolo frapposto, Erlic, e ha perso il duello. Per vedere un'altra occasione da rete si è dovuto aspettare il 25°, quando con una delle sue magie tecniche in bandierina Abraham ha lanciato di tacco Viña in area, e l'uruguaiano ha provato col destro a giro a sorprendere Provedel, che invece si è allungato di un centimetro e ha deviato in corner. A questo punto si è capito che l'improvviso silenzio della Sud era dovuto a qualcosa di brutto capitato sugli spalti, e la Roma ha come scalato qualche marcia, dando così coraggio agli avversari. Che al 35° hanno costruito una chiara palla-gol, con un lungo inserimento di Reca, l'esterno, per vie interne, alle spalle di Ibañez, sorpreso dalla velocità del blitz, ma per fortuna romanista ha rimediato Rui Patricio. Lo stesso Reca ci ha provato di testa, ancora in area, avvitandosi a terra a rialzare un pallone basso e a spaventare Rui con una traiettoria a pallonetto. Al 47° l'occasione che avrebbe potuto indirizzare prima la sfida, con un bel contrasto vinto da Viña, suggerimento in profondità a sinistra per Mkhitaryan che ha crossato forte per l'accorrente Abraham, talmente forte che l'inglese ha pensato solo di far sponda col petto per segnare, ma ha mandato la palla a sbattere sulla traversa (settimo legno in campionato, record europeo condiviso con Messi): poi sulla respinta Veretout ha indirizzato di nuovo in porta, trovando stavolta l'opposizione del greco Nikolaou, di braccio, ma piuttosto vicino al corpo da spingere l'incerto Prontera a lasciar correre.
Ad inizio secondo tempo Motta ha usato presto il secondo slot per cambiare tre giocatori (perché sostituire tutti all'8° dopo essere stato costretto a fare un cambio già nel primo tempo?): dentro Agudelo, Bastoni e Verde per Kovalenko, Maggiore e Strelec, senza cambiare il sistema di gioco, solo per dare nuovi impulsi. L'occasione per pareggiare l'ha avuta Manaj in un'incursione in area, ma il suo piattone di destro è stato domato da Rui Patricio. Destino ha voluto che nell'azione successiva la Roma guadagnasse un altro angolo, battuto ancora da Veretout, e che in area ancora una volta un difensore spezzino, Amian, si perdesse un romanista, stavolta Ibañez, che senza bisogno di ulteriori deviazioni ha messo il risultato al sicuro. Un altro brivido è capitato al 17°, per un gol concesso da Prontera e dal disattento assistente Costanzo, su doppio fuorigioco di Bastoni (assist) e Manaj (gol) evidenziato solo dal Var, senza neanche bisogno di tracciare troppe linee.
Col conforto del doppio vantaggio Mourinho ha inserito subito Felix per Borja Mayoral, magari per sfruttare spazi liberi e velocità superiore del ragazzino, ed è stato costretto a cambiare anche Smalling, impaurito da un altro indolenzimento muscolare: dentro Diawara a metà campo, abbassando Cristante in difesa, con il risultato di perdere consistenza in entrambi i reparti. E infatti la Roma ha sensibilmente ridotto il suo baricentro, mentre Prontera ha aumentato il suo tasso di teatralità, ritagliandosi un ruolo da protagonista nella serata. Dopo il giallo a Viña e poi a Kumbulla se l'è presa anche con Felix, reo di aver affrontato senza timidezza un contrasto spalla a spalla con Gyasi. La cosa curiosa è che non ha fischiato fallo contro la Roma, ma ha lo stesso ammonito il giovane ghanese: a fine partita neanche Mourinho ne ha saputo spiegare il motivo. Il ragazzino piace al portoghese e piace anche ai tifosi: il suo ingresso in campo e anche il suo primo scatto (bruciante) sono stati salutati con delle belle ovazioni. E quando 44.844 tifosi urlano tutti insieme, tanti ce n'erano ieri sera all'Olimpico nonostante il tono dimesso per quel che poi è accaduto, la sensazione deve essere inebriante. Tanto che dopo un paio di occasioni per parte (Abraham fermato da Provedel, Manaj fermato da Rui Patricio e maldestro colpo di testa di Amian su cross di Bastoni), ancora Felix si è aggiustato un pallone col braccio e ha bruciato sul tempo Nikolaou, segnando il gol del 3-0, andando peraltro ad esultare davanti alla Monte Mario senza guardare più il campo: e dunque perdendosi il fischio rapido di Prontera e l'inevitabile provvedimento assunto, secondo giallo e rosso. Così Ndiaye, pronto al suo esordio nei secondi di recupero, è rimasto bloccato a bordo campo, con Mourinho quasi a scusarsi con lui per la mancata emozione. Sarà per la prossima volta.
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