Ruggero Radice: "Papà, il cuore Toro e la Roma del Flaminio"
Il figlio di Gigi: "Ha riconosciuto la maglia granata anche nel momento più buio della malattia. In giallorosso un'annata speciale, il derby vinto la gioia più grande"
«Nell'ultima fase della malattia mio padre non riconosceva nemmeno i suoi figli ma ha riconosciuto la maglia granata del Toro». Quasi si commuove Ruggero quando racconta un ricordo del padre che per forza commuove pure noi. Dici Torino e pensi a Gigi Radice ma a queste latitudini dici Radice e pensi alla Roma del Flaminio. «Anche lui era legato in maniera speciale ai romanisti», spiega subito Ruggero che col suo ricordo ci aiuta a riavvolgere il filo di Roma-Torino e, soprattutto, quello di un uomo rimasto nei cuori che battono per quei colori.
Si aspettava tanto amore dei tifosi della Roma?
«Si sono sempre dimostrati molto attaccati a papà. Lo hanno ricordato fin da subito. Io quando ho avuto l'occasione di essere a Roma mi hanno sempre parlato di mio padre con molto affetto e questo mi ha fatto piacere. Tanto».
Suo padre che ricordo aveva di Roma?
«È rimasto lì solo un anno ma è stato benissimo. Nonostante un inizio faticoso e quasi contestato. Poi è stata un'esperienza bellissima soprattutto dal punto di vista umano».
Aveva creato un'alchimia speciale coi calciatori.
«Papà aveva un legame diretto con i suoi ragazzi. Era una persona molto concreta con grandi valori. Ti diceva le cose in faccia, anche accettando lo scontro ma sempre molto sincero: questo è stato il marchio della sua carriera. E per farvi capire quanto era unito quel gruppo basta ricordare quello che successe dopo una trasferta persa a Milano».
Che successe?
«La Roma perse una brutta partita a San Siro contro l'Inter ma dopo la gara papà decise di portare tutta la squadra a cena fuori. Fu una serata speciale. Erano un bel gruppo».
Eppure suo padre era soprannominato "il tedesco" per i suoi modi...
«Questa è un'etichetta che si portava dietro. Lui era per le regole giuste e uguali per tutti, indipendentemente che si trattase di un calciatore giovane o uno esperto».
Forse anche grazie a questo atteggiamento è entrato nel cuore dei tifosi?
«Papà si impegnava tanto in quello che faceva e se lavori tanto e bene la gente lo vede. Poi con i romanisti c'era un legame speciale. Mio padre amava raccontarmi un episodio particolare legato a quell'annata».
Quale?
«I festeggiamenti dopo la vittoria contro la Lazio. Era da tanto che la Roma non vinceva un derby e mio padre mi ha raccontato le emozioni di attraversare Testaccio con il pullman tra i tifosi in delirio. Ma tutta l'annata fu speciale, per il rapporto che aveva con "i suoi ragazzi" e per l'ambiente tutto unito».
Da questo punto di vista Torino e Roma sono due piazze simili.
«Sono due realtà in cui il legame tra squadra e tifosi è viscerale. C'è un'analogia che attraversa questi due club. La grinta, il famoso "cuore Toro", è sicuramente una caratteristica che accomuna la tifoseria granata e quella romanista».
Com'era Gigi Radice nella vita privata?
«A casa abbiamo sempre vissuto la carriera di papà con grande equilibrio, era una persona umile ma convinta dalle proprie idee. E in famiglia ci ha sempre protetti da quello che accadeva nella sua vita calcistica».
In che modo?
«Ci sono stati momenti difficili ma lui incassava senza cercare scuse. Ma quando era a casa viveva in maniera molto serena».
Sabato c'è Roma-Torino, la vedrà?
«Sì, mi piace molto il progetto giovani: Zaniolo e Lorenzo Pellegrini mi hanno rubato gli occhi, anche Kluivert ha qualità importanti. Bravo Di Francesco che li ha lanciati anche in partite importanti e complimenti alla società che lo sostiene. I tifosi devono avere pazienza, i risultati arriveranno».
Grazie.
«Grazie a voi, è stato bello ricordare mio padre. Mi piacerebbe avere una copia del giornale».
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