La banda dei calzettoni rossi: un caso o scaramanzia?
Con i calzini gialli solo 5 vittorie su 12 partite, con il nuovo corso cromatico (richiesto dalla squadra) sono arrivate 4 vittorie su 5 gare
Quel giorno col Genoa, non appena la squadra è salita sul campo dalle scalette degli spogliatoi, l'impatto cromatico ha dato subito l'impressione che qualcosa poteva cambiare. Intanto, erano cambiati i calzettoni: ripudiati quelli gialli, utilizzati nella divisa ufficiale dall'inizio del campionato, quel giorno si è passati (tornati) a quelli rossi. La novità praticamente è passata sotto silenzio. In quella partita c'era altro a cui pensare, a partire dalla drammaticità del confronto, l'ultima spiaggia per l'allenatore e per le ambizioni europee della stagione. Il cuore della tifoseria in sciopero per i primi dieci minuti, gli altri assenti (fu segnato il record negativo di presenze in stagione), il tempo inclemente, il freddo fuori e dentro l'anima: ormai ci si stava rassegnando al tracollo. Era il 16 dicembre, poteva essere il culmine della crisi, invece fu l'inizio della svolta.
Nessuno oggi ammette che c'è stato un motivo scaramantico alla base della scelta di rinunciare a quel giallo usato fino a pochi giorni prima. Alla vigilia di Roma-Genoa la divisa rossa con i calzettoni gialli era stata già utilizzata in dodici partite e in sette di queste gare le cose erano andate male: solo cinque erano state le vittorie (Frosinone, Lazio ed Empoli in campionato, Viktoria Plzen e Cska Mosca in Champions), quattro le sconfitte (le due col Real Madrid, poi Spal e Udinese), tre i pareggi, tutti all'Olimpico (le due mezze sconfitte con Atalanta e Chievo e poi quello con l'Inter). Non si poteva certo dar la colpa al curioso accostamento cromatico (mai nella storia della Roma era stato utilizzato il giallo, non in assoluto, ovviamente, ma il giallo nei calzettoni in una prima divisa, a spezzare la maglia rossa: solo nel 77-78, con la maglia rossa dell'Adidas, era stato osato un calzettone più chiaro, ma era arancione più che giallo), ma insomma la novità non era piaciuta particolarmente. Neanche alla squadra, pare.
Le voci di dissenso arrivarono infatti dall'interno dello spogliatoio e, appunto, alla vigilia di Roma-Genoa si è deciso di cambiare. Da allora sembra di sentire un'altra musica. Intanto tatticamente e tecnicamente, per l'appunto. Ma ora anche scaramanticamente non pare il caso di cambiare ancora. È un fatto che in casa la Roma con la divisa tutta rossa abbia fatto filotto (battuti Genoa, Sassuolo e Virtus Entella in coppa Italia) e fuori casa si siano registrate una vittoria (a Parma) e una sconfitta (a Torino con la Juventus). Anche la media punti insomma è piuttosto significativa: è passata da 1,5 punti a partita con i calzettoni gialli a 2,4 con quelli rossi. E ora?
Nessuno a Trigoria sembra assecondare l'idea che sia stata una spinta scaramantica a motivare il cambio, né, di conseguenza, si cita oggi con favore la striscia positiva di risultati guardando la cosa da un punto di vista così folcloristico. Anche uno scaramantico come il ds Monchi preferisce pensare alla casualità. Di Francesco, che scaramantico non è e crede fortemente semmai nel pensiero positivo, non ci ha neanche fatto caso. E tutti giurano che la scelta della squadra sia stata solo di ordine estetico: quel giallo sotto la maglia rosso sbatteva troppo (anche se nessuno, a oggi, ha obiettato di fronte alla versione da trasferta, la cosiddetta terza divisa, quella con la composizione contraria, e cioè con la maglia gialla e i calzettoni rossi). Sta di fatto che oggi nessuno si sognerebbe di tornare indietro. Come spesso capita nel calcio... non si dice, ma si fa.
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