Summit del club a Miami: si pianifica il futuro della Roma
Pallotta e i dirigenti della squadra giallorossa si sono incontrati in Florida. Una parte dei diritti sul merchandising ritorna alla società
Non cercateli a Boston. Per il semplice fatto che nonli trovereste. Perché lì non ci sono. Dovete, nel caso, spostarvi più a sud, parecchio, al sole invernale della Florida, Miami beach. È che stavolta il presidente della Roma James Pallotta ha convocato a Miami i massimi dirigenti della società giallorossa per quei ciclici incontri in cui fare il punto della situazione commerciale, comunicazione, stadio. Stavolta, però, niente mercato, perché Monchi è rimasto a Roma, mentre a Miami sono andati il Direttore generale Mauro Baldissoni, il numero uno del marketing Francesco Calvo, manager sempre più apprezzato all'interno del club per qualità e quantità di lavoro, Guido Fienga numero uno del comparto comunicazione.
Focus sullo stadio
Baldissoni, che da mesi sta lavorando giorno e notte alla questione stadio e al quale il giorno in cui sarà messa la prima pietra anche quelli a cui sta antipatico un grazie glielo dovranno, non si era presentato al precedente incontro a Boston perché a Roma aveva appuntamenti importanti proprio sulla questione stadio. E, poi, doveva andare a presenziare al sorteggio degli ottavi di finale di Champions League. Stavolta, invece, è volato negli Stati Uniti per relazionare di persona il presidente sulla situazione dell'impianto di Tor di Valle. E per quel poco che filtra, pare che le cose si stiano mettendo nella giusta direzione, anche se visti i precedenti sulle questioni stadio è sempre meglio andarci con i piedi di piombo. Fienga, dal canto suo, relazionerà sul comparto comunicazione dove i social e il sito ufficiale della società stanno andando sempre meglio, cosa che garantisce più introiti anche da questo settore. Ma chi avrà più cose da dire, sarà Francesco Calvo. Soprattutto per quello che riguarda il merchandising. Dove c'è da registrare una novità non di poco conto.
Rimodulato contratto Nike
La Roma, da qualche mese a questa parte, ha rivisto l'accordo con lo sponsor tecnico, il famoso baffo americano. In sintesi: la società giallorossa è tornata in possesso dei diritti del suo merchandising. Per spiegare meglio bisogna tornare all'inizio. Cioè quando la Nike stipulò il contratto come sponsor tecnico della società giallorossa, con la Roma che rescisse un accordo in corso con Robe di Kappa. All'epoca, i dirigenti della Nike, come da accordi, costituirono una società, la As Roma merchandising, di cui il marchio americano era proprietario al cento per cento. In sostanza sul venduto, nel mondo, dell'abbigliamento sportivo, alla Roma andava solo una percentuale neppure troppo elevata (Pallotta qualche anno fa ammise pubblicamente che quell'accordo fatto era stato un mezzo errore). Ma soprattutto, chiunque avesse voluto commercializzare con il marchio Roma un prodotto, un ciuccio, una carrozzina, un orologio, un profumo e qualsiasi altra cosa che vi viene in mente al di fuori dell'abbigliamento, doveva rivolgersi all'As Roma merchandising e trovare un accordo con loro. Cioè con la Nike. La Roma era fuori da tutto questo business. Ora non più. Perché la società giallorossa ha acquisito la società, rilevando in toto (pure qualche dipendente) l'As Roma merchandising, tornando in sostanza in possesso degli interi diritti del suo marchio. È un'operazione che nel breve e medio termine dovrebbe garantire un escalation dei ricavi da questo comparto piuttosto notevole. A Trigoria puntano, con questa operazione, a triplicare i ricavi dal merchandising che finora, ovviamente, stentavano a decollare.
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