Roma-Modena, quella volta che in campo c'erano 10 figli di Roma
Il 29 maggio 1930 a Campo Testaccio "Fuffo" Bernardini e Ferraris IV guidano una squadra quasi tutta romana che passa alla storia del club giallorosso
«La Roma si presenterà in una nuova inquadratura nella partita di oggi contro il Modena»: titola così Il Messaggero del 29 maggio 1930, giorno in cui i giallorossi allenati da Herbert Burgess affrontano il Modena in una delle ultime gare stagionali. La «nuova inquadratura» è a forti tinte giallorosse, perché complici le assenze e una posizione in classifica che permette qualche esperimento, quella che scende in campo è una Roma per dieci undicesimi composta da romani. Un record destinato a entrare nella storia del club, sottolineato anche dalle cronache dell'epoca. «Senza esagerare, possiamo affermare che solamente la Roma, fra tutte le società italiane, può presentare una squadra di tutti elementi locali - scrive Il Messaggero - Tale possibilità del massimo sodalizio sportivo della capitale dimostra come le cure dei dirigenti siano ispirate a sani criteri sportivi in quanto, com'è noto, l'ideale sarebbe di promuovere confronti fra squadre composte di elementi locali. Lodevole è perciò l'intento della Roma ed esso va incoraggiato e apprezzato dal pubblico romano».
Dieci romani, con l'unica eccezione di Oreste Benatti, ala nata a Mirandola, proprio in provincia di Modena: è lui l'unico "straniero" di quella Roma fatta in casa e guidata dai veterani Bernardini, Ferraris IV e Fasanelli. Non ci sono Volk e Chini Luduena, oltre a D'Aquino e Bazzan, perciò Burgess plasma un undici giovanissimo e cresciuto all'ombra del Colosseo. C'è Fernando Eusebio, di fatto nato a Rimini, ma trasferitosi nella Capitale a quattro anni e quindi considerabile a tutti gli effetti come un figlio di Roma. All'epoca ha poco più di 19 anni, ma nella gara precedente contro il Livorno si è comportato bene - andando anche a segno - perciò il tecnico inglese lo conferma anche per la gara con gli emiliani. C'è il 21enne Mario Bossi, alla terza presenza con la maglia giallorossa: è un prodotto del vivaio, talmente innamorato della Roma da rifiutare qualsiasi tipo di compenso per rappresentarla, come già Giorgio Carpi prima di lui. C'è Armando Preti, pure lui sotto i 20 anni, che segna tre gol nelle prima cinque partite disputate con la squadra della sua città.
Ferraris IV guida i compagni sul terreno di gioco di Campo Testaccio - inaugurato pochi mesi prima - insieme al "Professore" Fulvio Bernardini: la Roma romana schianta il Modena con un 4-2 fin troppo risicato se rapportato a quella che è la partita. Eusebio, il riminese che un sondaggio del Littoriale ha eletto come l'erede naturale di "Fuffo" e Attilio, segna una doppietta nell'arco di due minuti. Alla mezz'ora Preti cala il tris, quindi i gialloblù accorciano le distanze e tornano in partita con Carnevali e Pittaluga. A firmare il poker in una giornata storica come quella del 29 maggio 1930 è Fasanelli, uno che di nome fa Cesare Augusto. Nel caso ci fosse anche soltanto il minimo dubbio sulla sua provenienza. Una Roma di «figli di Roma, capitani e bandiere»: tre dei dieci romani in campo (Ferraris IV, Bernardini e De Micheli) sono nella coreografia che 75 anni dopo celebra l'eterno e ancestrale legame tra la Città Eterna e la squadra che ne porta il nome.
© RIPRODUZIONE RISERVATA