AS Roma

Ci voleva il mental coach per vedere il vero Schick

L'attaccante protagonista contro la Virtus Entella è tornato a essere il prospetto di campione che è arrivato dalla Sampdoria

PUBBLICATO DA Piero Torri
15 Gennaio 2019 - 13:34

Ci voleva 007 per (ri)trovare Patrik Schick. Dalla Repubblica Ceca con furore. Non è proprio un novello Sean Connery, ma se il buongiorno si vede dal mattino, Jan Muhlfeit, 56 anni, un passato nell'Intelligence ceco, un presente da mental coach, sta facendo un gran lavoro con il quattordici giallorosso.

Una doppietta, il primo di tacco, un assist pure questo di tacco, altre due, tre situazioni in cui avrebbe avuto la possibilità di incrementare i suoi numeri, cinque gol in coppa Italia in altrettante presenze, si vede che è la sua manifestazione. Mai visto così, forse contro il Barcellona all'Olimpico, per il resto era stato un enigma senza risposta pensando soprattutto alla quotazione del suo cartellino che ne ha fatto il giocatore più pagato della nostra storia.

Si vede che aveva bisogno di 007 per tornare a essere quel prospetto di campione arrivato dalla Samp. Al punto che ha rischiato di togliere uno degli innumerevoli record romanisti di Francesco Totti. Quello del gol più veloce di sempre, diciotto secondi un Capitano c'è solo un Capitano, ventuno per il ceco. Che a fine partita ha regalato pure qualche sorriso mai visto in precedenza: «Anche la Coppa Italia è un nostro obiettivo. Volevamo vincere, tutti abbiamo dato il massimo. Sono felice della doppietta, ora dobbiamo continuare così. La coppa è il nostro secondo obiettivo. Nei quarti giocheremo a Firenze. Con la Fiorentina sarà una partita da preparare bene. La sosta è stata un po' lunga, la partita contro l'Entella è stata un buon riscaldamento in vista del campionato. Adesso dobbiamo battere il Torino. Bisognerà vincere anche con loro».

Schick ha continuato a sorridere anche quando gli è stato chiesto del mental coach: «Forse è servito, mi ha aiutato un po', ma queste sono cose private. Mi avete visto più libero mentalmente? Per un giocatore è sempre importante essere tranquillo e avere la testa libera. Contro l'Entella ero così e forse per questo ho fatto due gol. Ho segnato subito e le cose si sono messe per il verso giusto. Anche l'assist che ho fatto per Marcano, è stato voluto. L'ho visto con l'occhio destro che c'era qualcuno da solo in area». Hai capito il mental coach?

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