I giorni di Pluto: buon compleanno Aldair
Il brasiliano compie oggi 56 anni. La sua storia è raccontata in un libro: «Marzo 2003, rigore per la Roma. Dovrebbe batterlo Totti, ma lo stadio ha un’altra idea»
Per gentile concessione della casa editrice, pubblichiamo il primo capitolo del libro "Aldair, il potere del silenzio", scritto da Daniele Santilli per Absolutely Free Libri. Lo facciamo nel giorno del vero compleanno di Pluto, il 30 ottobre, anche se negli almanacchi molti riportano l'errata data del 30 novembre.
A Roma la primavera arriva all'improvviso. Non c'è mai una data esatta , né un momento preciso, ma esiste una circostanza, ogni anno diversa, in cui ci si rende conto che l'inverno è ormai alle spalle e che quindi piumoni, maglioni a collo alto, sciarpe e cappelli di lana, possono finalmente tornare in letargo nell'armadio, per restarci più a lungo possibile. Nel 2003, l'anno che conoscerà l'estate più calda del millennio, l'evento appena descritto si verifica appena due giorni dopo il termine naturale dell'inverno. È domenica 23 marzo quando la capitale si sveglia con un sole raggiante, adatto per organizzare una gita fuori porta. Non importa se al mare, al lago, in campagna o ai castelli, ciò che conta è dare il benvenuto alla primavera. Quando si avvicina l'ora di pranzo, le strade consolari che portano ai confini della città sono tutte completamente paralizzate. Nei ristoranti di Fregene si registra un "sold out" generale, al punto da non poter ricavare lo spazio per un tavolino nemmeno sul bagnasciuga.
A questa piacevole fuga domenicale non si sottrae nessuno: famiglie, coppie, giovani ed anziani. Mancano all'appello solo 51.000 persone, sono quelle che nonostante l'invito del clima, si sono recate allo stadio Olimpico per assistere a un Roma-Piacenza assolutamente privo di significati derivanti dalla classifica. La Roma è una squadra fortissima, intendiamoci, l'ossatura è quella che 21 mesi prima ha fatto cucire il tricolore sulla maglia dopo 18 anni, ma la stagione 2002-03 è nata male e sta proseguendo peggio. La battaglia che ha intrapreso il Presidente Sensi contro i vertici del calcio, in particolare contro la Lega, presieduta da Adriano Galliani, ha procurato un accanimento sistematico degli arbitri contro la compagine giallorossa, talmente evidente e smaccato, che al termine del campionato i designatori Paolo Bergamo e Pierluigi Pairetto, saranno costretti a scusarsi con la dirigenza capitolina. Per questo e per altre sfortunate cause, la Roma a nove giornate dal termine del campionato, si trova esattamente a metà classifica, staccata di 25 punti dalla Juventus capolista e di 13 punti dalla Lazio che occupa la quarta posizione, l'ultima utile per accedere alla Champions League della stagione successiva. Da quest'ultima competizione la Roma è stata eliminata appena quattro giorni prima, il pareggio interno con l'Ajax ha definitivamente spento le speranze di una clamorosa qualificazione, che sembrava irraggiungibile dopo che la squadra allenata da Fabio Capello aveva perso le prime tre partite del secondo girone di qualificazione, valevole per l'accesso ai quarti di finale. Resta solo l'orgoglio, quindi, e la passione, quella che in una domenica così fa riempire l'Olimpico, con quei 51.000 eroi che al momento di muoversi in direzione stadio, si saranno sentire dire "Ma che ce vai a fa?!!!!". Nessuno immagina infatti, che anche in una partita, apparentemente insignificante, si possano vivere delle emozioni per nulla scontate e non necessariamente derivate dal risultato finale. La Roma archivia la pratica nei primi 45 minuti. Il Piacenza, fanalino di coda, non può opporsi alla classe sopraffina di Totti e Cassano, che quando sono in giornata , decidono le partite, anche in una stagione disgraziata come questa. Sia il Capitano che il talento barese vanno a segno nella prima frazione di gioco, conclusasi 3-0, grazie anche alla rete di un mai domo Supermarco Delvecchio e al rigore parato da Francesco Antonioli al centravanti piacentino Hubner.
L'opera di Daniele Santilli
Nella ripresa la coppia di gioielli giallorossi continua a deliziare il pubblico presente, con un'infinita serie di pregevoli giocate, ma l'episodio per cui i 51.000 presenti benediranno il momento in cui hanno ignorato chi gli diceva " Ma che ce vai a fa?!", accade al minuto 72. Cassano salta il portiere biancorosso Orlandoni e si lascia cadere in area di rigore, l'arbitro Rosetti con po' di benevolenza assegna la massima punizione ai giallorossi. Fra le proteste dei giocatori ospiti, Totti si avvia lentamente verso il dischetto. Sarà il Capitano a incaricarsi della battuta, aggiornando ancora una volta il tabellino della partita e il suo score personale. Ma all'improvviso accade un qualcosa d'imprevedibile. Dalla Sud parte un coro spontaneo inneggiante al calciatore, fra quelli in campo, che da più anni veste la maglia giallorossa: " Aldair-Aldair-Aldair-Aldair-Aldair-Aldair-Aldair-Aldair-Aldair-Aldair-ALDA-IR ", la Tevere si alza in piedi e segue il canto del settore più caldo, in un attimo anche la curva Nord e la tribuna Monte Mario fanno lo stesso. È un boato impressionante. Il difensore brasiliano che nel frattempo si è avvicinato alla panchina per dissetarsi, appare sorpreso e spaesato. Il suo sguardo stupito, sembra voler dire "Che devo fare? ". Francesco Totti, cuore nobile, fa cenno al numero 6, che tocca a lui. Capello in panchina, vorrebbe esplodere. Figuriamoci se uno come lui, che quando arrivò a Trigoria, nell'estate nel 1999, fece cambiare anche la disposizione dei posti-auto nel parcheggio all'interno del centro sportivo, possa accettare di essere scavalcato in una decisione, dal pubblico. La sua ira interiore però non si manifesta, il boato è diventato assordante e quando il suo sguardo incontra quello del suo vice Italo Galbiati che allarga le braccia, si rassegna. Fabio Capello, il sergente di ferro, si siede in panchina e aspetta l'esecuzione del brasiliano.
Non è un rigorista Aldair e inoltre nella bagarre assordante dell'Olimpico, il suo ex compagno di squadra Eusebio Di Francesco, che ora gioca nel Piacenza, ha avuto modo di suggerire al portiere Orlandoni il lato in cui sarà indirizzato il tiro. Aldair calcia, Orlandoni para, ma non cambia nulla, lo stadio continua a gridare il nome del brasiliano, più forte di prima : "Aldair-Aldair-Aldair-Aldair-Aldair-Aldair-Aldair-Aldair-Aldair-Aldair-ALDA-IR". Un atto d'amore senza precedenti, non era mai accaduto in precedenza in uno stadio, che un calciatore venisse acclamato in questa maniera, a seguito di un calcio di rigore sbagliato.
Aldair, lentamente, con il suo consueto passo vellutato, fa ritorno nella zona di campo a lui più consona: l'area di rigore giallorossa. Corre adagio nel sole il brasiliano e nel frattempo pensa a quanto amore è stato in grado di seminare. È un pensiero il suo, che lo riporta indietro di tredici anni, a quando la maggior parte dei 51.000 che stanno gridando a squarciagola il suo nome e che conserveranno per sempre il ricordo di questo incredibile momento, non sapevano nemmeno chi fosse. Il nostro viaggio nella carriera e nella vita di uno dei calciatori più amati della storia della Roma, parte da qui, dal sole di un pomeriggio di primavera romana, un pomeriggio in cui sia Aldair, sia i tifosi giallorossi presenti, hanno avuto modo ancora una volta di capire che ciò che conta, quando c'è di mezzo la Roma, non sono né i risultati, né la classifica, bensì l'amore. Alla faccia di chi gli avevo detto " Ma che ce vai a fa?! "…
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