Le vittorie della Roma nel giorno dell'Epifania: la Befana è bella
I giallorossi hanno un bilancio di 10 vittorie, 7 pareggi e 7 sconfitte: dal 6-1 sul campo dell'Alessandria nel 1935 al dolce ricordo del gol di Astori a udine nel 2015
Ormai l'abbiamo capito. Tanti tifosi romanisti hanno, non si sa bene perché, una memoria selettiva. La selezione viene effettuata in maniera accurata: i ricordi belli vengono cancellati, quelli brutti vengono ingigantiti e portati a paradigma, consentendo così di dare sfogo al perverso piacere di crogiolarsi nel "mai ‘na gioia" o nel sentirsi maledetti da chissà quale divinità ostile. Un percorso che continua, nonostante l'anno che si è chiuso da pochi giorni sia stato uno dei tanti a smentire queste assurde teorie. Non servirebbe neanche chiamare in causa Roma-Barcellona, basterebbe Roma-Shakhtar Donetsk, ennesima rimonta riuscita nella storia della Roma e naturalmente presentata al grido di "Tanto la Roma non rimonta mai". Tra i tanti "must" che a molti piace (non si capisce bene perché) ripetere, c'è anche quello secondo il quale la Befana porta male e il 6 gennaio la Roma non vince mai. Anche questo, naturalmente, è falso e forse lo si può ribadire oggi, dato che non si gioca e quindi non si può neanche essere tacciati di portare sfortuna. Come se ciò che accade in campo potesse dipendere da ciò che si dice o si scrive prima, ma tant'è.
La Roma in campionato il 6 gennaio ha giocato 24 partite e ne ha vinte 10 (seguono altri 7 pareggi e 7 sconfitte). Il 6 gennaio 1935, ad esempio, la Roma gioca la più bella partita del suo campionato. Scende in campo ad Alessandria e vince 6-1. E, attenzione, la squadra piemontese era a metà classifica, quindi una formazione tutt'altro che semplice da battere. Passata in vantaggio con Costantino, subito poi il pareggio di Gastaldi, la Roma dilaga: segnano Scopelli e Frisoni e tra i loro gol c'è una tripletta di Guaita clamorosa: tre gol in 10 minuti, tra il 49' e il 59' e la Roma che è seconda in classifica, lanciata all'inseguimento della Fiorentina capolista. Il 6 gennaio 1937 si registra una vittoria in Coppa Italia per 2-1 sulla Triestina, mentre il 6 gennaio 1946 la Roma chiude il girone d'andata del campionato centro-sud battendo il Palermo 2-1. Esplosione di gioia allo stadio quando, sul punteggio di 1-1, a pochi minuti dalla fine un colpo di testa di Krieziu regala alla squadra giallorossa la vittoria che la pone al secondo posto, lanciata verso la qualificazione al girone finale, che otterrà vincendo anche al ritorno contro i rosanero.
Il 6 gennaio 1952 la trionfale cavalcata della squadra nell'unico campionato di Serie B della sua storia, che fece subito tornare in Serie A la Roma in un campionato dove solo la vincitrice avrebbe avuto la certezza di essere promossa, vive una tappa importante. Terreno pesante, freddo, stadio pieno, 3-0 sul Livorno con il gol di Perissinotto e una doppietta di Zecca. Pronto riscatto per la sconfitta subita a Brescia la domenica precedente. Trionfale, invece, non la cavalcata di quel campionato, ma quella giornata. Quella befana. Il 6 gennaio 1957 la Roma vince 2-1 in casa della Juventus con una doppietta di Dino Da Costa. Un dominio. Ghiggia poteva anche segnare il terzo gol. La formazione è decisamente rimaneggiata, tanto che il tecnico Sarosi è costretto a far esordire il ventenne Antonio Marcellini, prodotto del settore giovanile, che gioca benissimo. «Non credo a me stesso – dice il ragazzo a fine partita – pensate, è la mia prima partita, la mia prima vittoria, in casa della Juventus. A mezzogiorno e mezzo ancora non sapevo che avrei preso il posto del grande Venturi. Quando me lo hanno detto, le gambe mi si sono piegate. Per tutto il primo tempo mi sembrava di stare in un sogno. Invece era vero». «E tu sei stato bravo» gli dice Giuliano, passandogli accanto, e dandogli una quasi paterna pacca sulla spalla. È la terza vittoria della storia giallorossa in casa della Juve, impresa che non riusciva dall'11 aprile 1943, quando la squadra con lo scudetto sul petto aveva vinto a Torino 2-1 con i gol di Amadei e Coscia.
Anche la Befana del 1974 è generosa. La Roma batte la Sampdoria 2-1, segnano Cappellini e Morini e il portiere dei blucerchiati Cacciatori dichiara: «Avremmo potuto anche perdere 6-0». Troppo netta la superiorità della Roma, come lo è il 6 gennaio 2000, prima befana del millennio, contro il Bari. Vittoria per 3-1 con tripletta di Montella e primo gol all'Olimpico nella carriera di Antonio Cassano, che firma il momentaneo pareggio. Due anni dopo la Befana ci regala un'altra grande giornata. Vittoria per 1-0 sul Torino, Totti segna uno dei gol più belli della sua carriera, con una serie di dribbling che mette a sedere tutta la difesa granata, Franco Sensi fa il giro di campo "scortato" da Montella e Aldair (infortunati) mostrando al pubblico la coppa per lo scudetto vinto il 17 giugno dell'anno prima alle 17.03.
La Roma vince anche quando rischia di perdere, il 6 gennaio. Accade nel 2011, quando la partita contro il Catania sembra mettersi subito bene grazie a un gol di Borriello in avvio, ma i giallorossi si addormentano e finiscono il primo tempo sotto per 2-1. La ripresa però è intensissima, romanista: si apre ancora con Borriello, che firma subito il pareggio, prosegue con un assalto che sembra infruttuoso finché non entra Vucinic. Mirko semina il panico nella difesa siciliana e quando ha la palla giusta resiste a un tentativo di strattonamento e segna il 3-2. Otto minuti dopo, al 90', servito da Totti, infila anche il 4-2 che ci regala l'ennesima Befana vincente.
Come lo è stata quella del 6 gennaio 2015, che per tanto tempo abbiamo ricordato con rabbia, nonostante la vittoria. Era una Roma seconda in classifica a tre punti dalla Juve, che vince 1-0 a Udine e grazie al pareggio nel posticipo tra Inter e Juventus accorcia sui bianconeri, arrivando a -1. L'abbiamo però a lungo ricordata con rabbia per le assurde discussioni che nacquero sulla decisione di convalidare il sacrosanto gol romanista. Certo, rispetto a ciò che abbiamo sentito di recente sull'altrettanto sacrosanta non convalidazione di quello che poteva essere autogol di Schick contro il Sassuolo, fanno quasi ridere i discorsi dell'epoca sulla parallasse e sull'arbitro Guida. Quello, però, oggi è solo un ricordo dolce. Perché il gol di quella vittoria lo aveva segnato Davide Astori.
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