Haessler: «Contro la Juve Roma favorita. Mourinho è eccezionale»
L'ex numero 7 giallorosso: «Lo Special One ha dato organizzazione. Ricordo ancora il coro "tetris" in mio onore. La Capitale per me è come casa»
Correva l'anno 1861 quando il poeta Nikolaj Nekrasov pubblicò per la prima volta lo spartito di una canzone che sarebbe diventata popolarissima in Russia: la intitolò Korobeiniki e nel '900 raggiunse l'apice della celebrità, grazie alle sue note ripetitive e al ritmo incalzante che invitava a ballare. Nel 1984, poi, Aleksei Pazitnov diede una seconda vita a quella melodia, facendola diventare il sottofondo musicale del gioco da lui inventato: Tetris. Negli anni '90, infine, ci pensò la Curva Sud della Roma a trasformare quella semplice successione di suoni in un coro indimenticabile: perché ogni qual volta il numero 7 giallorosso Thomas Haessler si apprestava a battere un calcio di punizione dal limite dell'area avversaria, i tifosi giallorossi intonavano il coro "Tommasino Haessler gol" proprio sulle note di quel famoso ritornello, per incitare il calciatore tedesco, che si era dimostrato un grande specialista dei calci piazzati, a gonfiare la rete.
Haessler fu un vero e proprio perno di quella Roma dei primi anni '90: approdò nella Capitale con un anno di ritardo, dopo aver assaggiato lo stadio Olimpico in occasione della finalissima del Mondiale di Italia 90 vinto con la Germania di un altro grande romanista, Rudi Voeller. Quell'estate la Roma di Ciarrapico aveva tentato di strapparlo al Colonia, ma la Juventus fu più lesta e si assicurò le prestazioni del fresco campione del mondo. Tuttavia, dopo l'esperienza a Torino, che non fu esattamente da ricordare, Haessler indossò finalmente i colori giallorossi nell'agosto del 1991: fu proprio il "Tedesco volante" a convincere il compagno di nazionale a trasferirsi nella Città Eterna, certo che non ci fosse piazza migliore per rilanciarsi dopo l'esperienza opaca con i bianconeri. In vista della sfida di domenica sera tra Juventus e Roma abbiamo intervistato in esclusiva per Il Romanista il funambolico centrocampista che con la casacca capitolina collezionò oltre cento presenze con 14 gol segnati.
Sei arrivato in Italia nel 1990, quando la Juventus ti prelevò dal Colonia, ma dopo una sola stagione ti sei trasferito a Roma, dove saresti poi rimasto per tre anni. Quali furono le differenze che notasti passando dalla Juventus alla Roma?
«Il primo impatto fu senza dubbio quello relativo alle dimensioni delle due città, perché Roma è evidentemente molto più grande rispetto a Torino. In Piemonte rimasi un solo anno e, nonostante mi fossi ambientato anche discretamente, con i bianconeri le cose non andarono benissimo come mi auguravo. Roma mi accolse in maniera molto calorosa, tanto che rimasi più a lungo, per ben tre anni: l'aspetto fondamentale fu che la mia famiglia a Roma si sentiva praticamente a casa, e chiaramente questo agevolò la mia carriera con la squadra giallorossa».
Hai giocato 118 partite con la maglia della Roma, diventando uno dei beniamini della Curva Sud, che ti dedicò un coro in particolare sulle note musicali del famoso gioco dell'epoca, Tetris. Che ricordi hai dei tifosi della Roma?
«Ti dico la verità, ho un ricordo meraviglioso, perché a Roma ho trascorso tre anni molto belli, e con i tifosi avevo un ottimo rapporto: mi ricordo bene il coro che mi dedicavano, era divertente sentirli cantare mentre ero in campo. Mi è capitato spesso di imbattermi in qualche videogame dell'epoca e sorrido in automatico quando ascolto la canzoncina di Tetris. Immagina che attualmente vivo a Berlino, dove ci sono parecchi italiani, e sono ancora in tanti i tifosi romanisti che si avvicinano per dimostrarmi il loro affetto, nonostante siano passati tanti anni».
Domenica la Roma affronterà la Juventus in Serie A, una partita molto importante per entrambe le squadre. Che tipo di gara ti aspetti e qual è la tua favorita?
«Come tutte le sfide tra i bianconeri e i giallorossi mi aspetto una partita molto avvincente ed equilibrata. Avendo giocato sia con la Juve che con la Roma in Serie A simpatizzo per entrambe le squadre, anche se in questa occasione vedo una Roma molto ben organizzata, dunque favorita».
Il 28 febbraio del 1993 la Roma vinse all'Olimpico un'importante partita contro la Juventus, una gara in cui segnò per primo Roberto Baggio, poi Giuseppe Giannini siglò il pareggio e infine un ragazzo chiamato Thomas Haessler mise la firma sul gol della vittoria capitolina. Che sensazioni provasti a segnare il gol dell'ex?
«Fu una partita dal sapore speciale, allo stadio c'era un'atmosfera da brivido, i nostri tifosi non smisero mai di supportarci. Eravamo sul risultato di parità, e un mio gol a metà ripresa ci consentì di portare a casa la vittoria: è un ricordo molto speciale per me, quel gol fu indimenticabile».
Che rapporto hai attualmente con la Roma?
«Ti confesso che ogni volta che incontro il mio ex compagno di squadra Rudi Voeller ci ritroviamo spesso a ricordare i bei tempi passati a Roma con i giallorossi. In generale seguo con una certa frequenza le partite della Serie A, e ovviamente anche quelle della Roma, una società a cui mi sento ancora molto legato. Inoltre, quando posso, mi piace venire in vacanza in Italia, un Paese in cui mi trovo sempre molto bene».
Questa estate è arrivato un nuovo allenatore sulla panchina dei capitolini, José Mourinho: che idea ti sei fatto di questi primi mesi di lavoro del portoghese?
«José Mourinho è un allenatore eccezionale, che ha portato con sé un importante bagaglio di esperienza. Sono certo che grazie al suo lavoro la Roma potrà continuare a crescere per raggiungere il livello che gli compete».
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