Da Pellegrini ad Abraham passando per Spinazzola: quando le nazionali sono deleterie
Nell’ultimo anno già un tributo altissimo con i lunghi stop di Zaniolo e di Leonardo. Dall’estate si sono fermati anche Lorenzo e Viña
Basterebbe quello che è successo a Zaniolo all'alba della scorsa stagione: ko con l'Olanda in maglia azzurra e rientro undici mesi dopo. Basta e avanza quell'episodio per chiudere già in origine ogni discorso riguardo il credito abnorme che la Roma potrebbe avanzare nei confronti delle nazionali. Tutte. Per qualche beffardo tiro del destino, il tributo pagato alle selezioni è sempre stato altissimo, in passato come in tempi più recenti. L'ultima annata si è chiusa con Kumbulla fuori causa nella parte cruciale di Europa League e campionato per una lacerazione del menisco subita con la sua Albania. Episodio che ha alimentato mille illazioni già in corso sulla squadra "di cristallo" gestita da Fonseca e soggetta a infortuni in serie. Ma nemmeno l'avvento di Mourinho è riuscito a mitigare la maledizione delle nazionali.
Con lo Special One già ufficializzato come nuovo inquilino della panchina giallorossa, il primo a pagare dazio è Capitan Pellegrini. A pochi giorni dall'inizio dell'avventura azzurra agli Europei, nel ritiro in Sardegna il ct Mancini prepara l'ultima scrematura utile a diramare la lista dei convocati per la rassegna continentale. Lorenzo è fra i 26 prescelti. Ma è costretto a declinare con la squadra già sul piede di partenza: lesione muscolare al flessore, mesto ritorno a casa e sogni di gloria rimandati, almeno con la maglia dell'Italia. Della spedizione fanno parte gli altri due romanisti Cristante e Spinazzola. Bryan è una sorta di sesto del basket, destinato a subentrare praticamente in ogni gara. L'esterno invece è il padrone assoluto della fascia sinistra e si segnala fra i migliori giocatori del torneo. Fino ai quarti di finale. Nella sfida contro il Belgio si blocca durante uno delle proverbiali accelerazioni e si accascia a terra. A soccorrerlo pensa proprio il compagno di club e dalla preoccupazione dipinta sul suo volto si intuisce subito che il problema è grave. La diagnosi non lascia spazio ai dubbi: rottura del tendine d'Achille. Un tipo di infortunio che impone prognosi variabili fra i quattro e i sei mesi.
Per diretta ammissione del GM Pinto e di Mourinho, il ko di Spina cambia in corsa il mercato della Roma: urge trovare un esterno mancino affidabile per permettere a Leonardo di non affrettare i tempi di recupero. La scelta ricade su Matias Viña, titolare della selezione uruguaiana con la quale ha disputato in estate un'ottima Coppa America. A settembre viene richiamato dalla Celeste e nel match col Perù riporta un problema muscolare. Tabarez però lo trattiene con sé e dopo un turno di riposo lo rimanda in campo, facendolo tornare a Roma soltanto alla vigilia della gara col Sassuolo. Da lì in poi si riblocca, saltando due turni di campionato e uno di Conference. Nella stessa sosta tornano acciaccati anche Mancini e Pellegrini dal ritiro con l'Italia. Ora tocca ad Abraham. Un po' troppo.
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