Dal Sassuolo a Livorno: i destini incrociati di Allegri e Di Francesco
Entrambi i tecnici sono stati lanciati dai neroverdi. Max esonerato dopo un ko con Eusebio. La città del bianconero fatale all'allenatore giallorosso
Quando il destino ordisce le sue trame, non fa sconti a nessuno. Così Allegri, l'allenatore che da cinque anni è dominatore assoluto in Italia alla guida di una squadra che sta riscrivendo i record della Serie A (anche prima del suo arrivo), può trovare l'origine del suo ciclo vincente in uno dei tanti intrecci con Di Francesco. È il 12 gennaio del 2014. L'attuale tecnico della Roma, all'epoca sulla panchina del Sassuolo, gioca un tiro mancino mica da ridere al collega, fino a quel giorno condottiero rossonero. Il Milan va avanti di due reti dopo meno di un quarto d'ora e la gara sembra in discesa. Poi sale in cattedra Berardi, che ne fa addirittura quattro e firma una clamorosa rimonta. Risultato: Berlusconi respinge ogni difesa di Galliani, principale sponsor del tecnico, e Allegri - che nell'estate precedente è stato a un passo dalla Roma - viene esonerato.
Qualche mese più tardi sarà scelto dalla Juve come successore di Conte. Eppure proprio Sassuolo fa da trampolino di lancio alla carriera da allenatore dell'ex pupillo di Galeone. Con i neroverdi conquista la prima storica promozione in B, attirando le attenzioni del Cagliari. Quattro anni più tardi, sarà Di Francesco a portare la squadra emiliana all'ultimo grande salto nel calcio che conta. Ironia della sorte, la partita che indirizza la storia degli emiliani verso prestigiosi lidi mai sfiorati prima, è quella contro il Livorno. Ovvero la squadra della città natia di Allegri, che in maglia amaranto ha spiccato il volo verso la carriera da calciatore professionista, ma che la propria consacrazione l'ha trovata a Pescara.
Nella terra di Eusebio. Viceversa l'abruzzese trova la sua culla agonistica nella regione del collega: è nelle giovanili dell'Empoli che l'attuale allenatore romanista cresce, trovando anche l'esordio nel massimo campionato a soli 18 anni. Prima di approdare a Piacenza e quindi in giallorosso, trascorre otto stagioni in Toscana (quattro in azzurro, altrettanti alla Lucchese). Da quelle parti sfoglia anche una delle pagine più dolorose della sua seconda vita, quella in panchina. È ancora la Livorno allegriana a decidere le sorti di Di Francesco: il suo Sassuolo soccombe contro gli amaranto e la sconfitta decreta la fine anticipata del rapporto col club emiliano. Il tecnico verrà però richiamato dopo cinque giornate, portando la squadra a una salvezza quasi miracolosa e ponendo le basi per la strepitosa qualificazione in Europa League della stagione successiva. Ottenuta anche grazie a risultati di prestigio, come la vittoria sulla Juve di Allegri. Quel giorno i bianconeri precipitano a undici punti dalla Roma di Garcia, mettendo a rischio la conferma del tricolore con un distacco mai così ampio dal primo posto nei sette anni di successi consecutivi. Ma poi puntualmente colmato. Un'altra possibile rimonta, a parti invertite, avrebbe potuto compiersi un anno fa, di questi tempi, se Schick avesse segnato in pieno recupero allo Stadium, ma le porte del destino si sono chiuse. Chissà che non si riaprano sabato.
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