A Verona sconfitta strategica
Ci vuole tempo per cambiare le cose: quella del Bentegodi è stata una partita che deve servire per ricordarci chi siamo e da dove veniamo
Con Verona e Udinese in un attimo ci siamo trovati davanti la Roma di una volta e quella del nuovo corso legato a mister Mourinho; coi veneti la squadra non convince e perde, coi friulani non convince e vince. Domenica fin dall'inizio (Simeone fuori di poco, e su un errore di Karsdorp, se loro danno palla a Caprari quello è gol), ci rendiamo subito conto che i fantasmi del passato oggi non sono immagini lontane e fumose, ma presenze in alta definizione, quindi Caprari segnerà perché da qualche parte è scritto così. Se solo sapessimo dove. Intanto schema col teorema de Pitagora, testa di Cristante, traversa; non è il nostro giorno fortunato, e questo è chiaro. Abraham si infortuna, ma si rialza scatta in profondità e chiede palla (che tigna sto ragazzo!), e finalmente andiamo sopra col capitano; Karsdorp butta palla dentro, e sull'assist Pellegrini fa un gol pazzesco, veramente assurdo, molto più difficile del tacco di Amantino Mancini al derby, coefficiente di impossibilità totale (infatti momenti se rompe l'anca), però Roma in vantaggio.
Ma vedo contropiedi in superiorità numerica che non vanno a finire come dovrebbero andare a finire contropiedi in una partita che vincerai. A Abraham gli fischiano falli che in Inghilterra non esistono. Calafiori non mi convince per niente. E me se blocca Dazn e non vedo il gol del Verona. Mejo così, è sempre un dolore in meno. Veretout corre a vuoto, triplo cambio. Barak non perde mai il pallone e vorrei tanto che Zaniolo facesse proprio il gioco che fa lui, proteggere la palla. E poi un sensazionale Rui Patricio ci ricorda che quest'anno abbiamo un portiere. La Roma si mette con tre centrali, Cristante, e il resto dei giocatori offensivi. Sembra Carlos Bianchi, e forse pure questo è offensivo. Anzi soprattutto questo. Si rompe Caprari e tutti abbiamo pensato: ma non te potevi rompe prima? E poi basta, impresa del Verona, pioggia & turpiloquio. Perché ci vuole tempo per cambiare le cose, ci vuole tempo per superare anni e anni di cattiva gestione a tutti i livelli, continui cambi di allenatori e di moduli, campagne acquisti scellerate, cessioni da codice penale.
È una sconfitta che serve, che deve servire per ricordarci chi siamo e da dove veniamo. È una sconfitta anche strategica in proiezione calendario, perché ci aspettano partite importanti e arrivarci da primi in classifica ti può far girare la testa, soprattutto a noi; e quando cadi dall'alto ti fai ancora più male. Ieri poi l'Udinese, l'ho rivista perché la sera lavoro. Ma a non vederla non mi ero perso niente. Buona Roma per mezz'ora, peccato che le partite durino 90 minuti però. Espulsione di Pellegrini ridicola più che ingiusta, e calciatori che contro di noi si giocano sempre la vita delle loro madri. Ma abbiamo vinto e basta. Mi tengo la ferita di Mancini, la corsa di Calafiori, che sembra per due volte perdere il pallone, ma non succede, il gol di Abraham, difficilissimo da fare e ancora di più da capire, e la conferenza stampa di Mourinho in stile cavaliere Nero. Avanti Ammiraglio, domani si gioca di nuovo. E forza Roma.
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