Il primo derby nel segno di Mancini: domenica in campo con la fascia
Il 23 è tornato fra i migliori nella partita contro l'Udinese, anche col viso coperto di sangue. E sarà Capitano nella sfida più infuocata
Prima la corsa sotto la Sud con la vena del collo rigonfia, di derossiana memoria. Poi l'esultanza in coppa condivisa da distanza ravvicinata con Mou e il suo staff, cui aveva appena "disubbidito". Infine lo stoicismo nella permanenza in campo col viso coperto di sangue. A distanza di dieci giorni l'una dall'altra, Gianluca Mancini ha aggiunto altre tre immagini iconiche a un repertorio già ricco di espressioni da duro. Soltanto che nel suo caso non si tratta di facciata, anche se è la sua faccia a finire in primo piano. Mancio gioca proprio come il suo volto comunica: tosto, ruvido, intriso di grinta. Soprattutto quando ha appena sbagliato prestazione, come capita a chiunque. A lui è successo a Verona. Non è stato l'unico sottotono, in tanti hanno reso al di sotto delle rispettive potenzialità e non è un caso che proprio al Bentegodi sia arrivato l'unico stop di una stagione per il resto senza macchie. Ma il numero 23 non ha fatto una piega: si è assunto le sue responsabilità come sempre e ha ripreso a giocare come sa. Risultato: con l'Udinese è tornato il Mancio che tutti conoscono, attento, concentrato, "cattivo". Anche se a prenderle per una volta è stato lui: colpo allo zigomo, frutto di uno scontro casuale, ma pur sempre cruento. Tanto che la parte destra del viso si è ricoperta di sangue. Eppure Gianluca ha proseguito come nulla fosse ed è servito l'intervento arbitrale per farlo fermare, come da regolamento. Una medicazione rapida e via, di nuovo dentro il campo a lottare, in un secondo tempo più sofferto del previsto per la Roma.
Alla fine l'1-0 griffato Abraham è bastato a riportare a casa quei tre punti tanto bramati. Ma la surreale espulsione di Pellegrini ha infilato una nota amara in quel sapore dolce. L'incomprensibile decisione di Rapuano ha privato i giallorossi di uno degli uomini più in forma di questo primo scorcio di stagione. Una fase in cui oltre a Lorenzo, la squadra è andata avanti nel segno di Rui Patricio e dello stesso Mancini. Ovvero gli insostituibili dello Special One. Ma se per un portiere la scelta non è così singolare (al di là dell'indubbio apporto che il numero 1 portoghese sta fornendo), per un giocatore di movimento la questione è tutt'altro che acquisita. C'è bisogno di una stima incondizionata o quasi da parte del tecnico. Quella che JM non fa mancare mai al suo centrale per antonomasia, coi fatti e con le parole. «Dare tutto. Sempre. Questa è la nostra mentalità. Avanti Roma», ha scritto Mancini sul proprio profilo Instagram nel post-partita con i friulani, commentando un suo abbraccio con l'autore del gol-vittoria. E sempre nella notte di giovedì è arrivato un altro commento, questa volta alla foto del difensore insanguinato. Semplicemente: «Grande», firmato José Mourinho. Che proprio a Mancio affiderà la fascia domani, come da gerarchie consolidate. Ma nella sfida più sentita braccio più consono non avrebbe potuto trovare.
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