La Roma stradaiola che ci fa fremere
Non ci può essere distinzione, non ci deve essere distinzione tra gli uni e gli altri. Il bene collettivo è la Roma, non il numero di presenze di questo o quello.
Per fortuna, c'è l'Europa. Così, già oggi, la Roma può tornare in campo. Che cosa sto dicendo? Esattamente quello che penso. La fatica, lo stress, i tre impegni settimanali? Tutto vero: sono problemi che richiederebbero riposo. Ma, fosse per me, farei giocare la Roma tutti i santi giorni. Il motivo? Semplice: la Roma merita di essere vista. E il tifoso merita di vedere una Roma così. Così come? Tosta, gagliarda, stradarola. Cinica, subdola, feroce. Concreta, perfida, cattiva. Bella, tanto bella però. Bella al di là delle cinque vittorie in altrettante partite ufficiali. Bella al di là del primo posto in classifica in campionato. Bella al di là della corsa di Mourinho sotto la Sud. Bella al di là del bene e del male. Bella pe' dì bella, ci siamo capiti?
La Roma dei romanisti (cit. Mou) ti fa contare i minuti che la separano dal prossimo appuntamento. Una volta si pensava: oddio, c'è la partita; adesso si freme: meno male che c'è la partita. Perché al di là di come saranno andate le cose, tu avrai la certezza costante che la Roma in campo ci sarà stata con tutta se stessa. Esagerato? Forse. Oppure no, chissà. Perché il diktat di Mou è stato chiaro: giocare ogni partita come se fosse la più importante della storia. Questo, lo so alla perfezione, non è garanzia di risultato positivo, però aiuta. Tanto. Dare tutto quello che si ha come se non ci fosse un domani. Perché la vita è adesso. E del doman non v'è certezza.
Esaurite le (facili) citazioni, resta l'impegno di stasera contro il Cska Sofia per la Conference League. Mou sarà obbligato a far riposare qualcuno (anche se non ama il turn over) e, quindi, a proporre dall'inizio qualche volto nuovo. In tutti i reparti, è scontato. Sarà, dunque, l'occasione per valutare se l'intera classe ha recepito la lezione del maestro. Guai, però, parlare di riserve: per il portoghese sono tutti titolari, e ha ragione lui. Perché se tu tratti un calciatore da riserva, quello fatalmente alla lunga si sentirà e si comporterà da riserva. La Roma ha bisogno di tutti: dei titolari che vanno in campo dal primo minuto e dei titolari che magari giocano solo gli ultimi cinque minuti della partita. Non ci può essere distinzione, non ci deve essere distinzione tra gli uni e gli altri. Il bene collettivo è la Roma, non il numero di presenze di questo o quello. Daje.
© RIPRODUZIONE RISERVATA