«Nessuno stop allo Stadio della Roma»
L’architetto Galloni prova a spiegare: «Il decreto di vincolo è dovuto, non fermiamo niente». Ma poi: «La tribuna non è opera che si può demolire»
Molto rumore per nulla. Questo sarebbe il commento che verrebbe da fare in prima battuta leggendo le parole rilasciate all'Adnkronos dell'architetto Federica Galloni, alla guida della Direzione generale Arte e Architettura contemporanee e Periferie Urbane del Ministero dei Beni Culturali, sull'impianto di Tor di Valle e sul decreto di vincolo che sarà emesso la prossima settimana. In realtà un po' di rumore era il caso di farlo e probabilmente è ancora il caso. Un rumore di sottofondo se preferite, quel tanto che basta a giustificare una vigile presenza su una vicenda che qualche rischio ancora lo presenta. Un rischio, un pericolo, non eccessivo ma di cui riteniamo occorra tener presente. Perché quello che deve essere e rimanere presente a tutti è che lo Stadio della Roma s'ha da fare, che è un progetto serio e importante non solo per la squadra di calcio che porta il nome,i colori e il simbolo della città, ma per la città stessa. Veniamo alle rassicurazioni dell'architetto Galloni.
«Nessuno stop allo lo stadio della Roma. Questa decisione è stata presa dal comitato tecnico consultivo che è il comitato che lavora con la direzione generale. Il decreto di vincolo emesso è una sorta di atto dovuto, nel momento in cui il comitato tecnico consultivo decide per questa linea, non è una decisione discrezionale». Fin qui le parole rassicuranti. Poi però arriva altro. Che va ascoltato. E capito. «Questo implica che quando il progetto dello stadio sarà completo occorrerà avere un parere degli eredi sulla conservazione, sulla idoneità della conservazione, della pensilina, della parte tutelata, quindi non cambia niente. Non è che lo stadio della Roma non si farà, si farà ma dovrà essere tutelata la pensilina dell'ippodromo - ha spiegato la Galloni -. Si stabilirà di concerto con gli eredi, ma non è un'opera che si può demolire».
Ed ecco le prime parole che ci fanno restare vigili: l'opera non si può demolire. Continuiamo a parlare di quelle tribune di Lafuente che un giorno non sono degne nemmeno di una parola e il giorno seguente rappresentano un'opera da tutelare a tutti i costi.
È utile ricordare a tal proposito che nel parere preliminare presentato il 28 luglio 2014 la Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Lazio, in tre pagine di relazione non fece mai cenno alle tribune in questione. Che ovviamente il parere fu positivo. E ancora una cosa, che all'epoca alla guida della Direzione c'era l'architetto Federica Galloni, che firmò in prima persona quel documento. Stupisce quindi questo nuovo intervento del Ministero. E stupisce anche alla luce della giurisprudenza che regola il diritto d'autore (legge utilizzata per questo nuovo vincolo). Infatti, dopo due sentenze del Consiglio di Stato (Sez. VI, 26 luglio 2001, n. 4122e 15 aprile2008, n.1749) nonché del Tribunale di Milano – Sezione specializzata in materia di proprietà industriale e intellettuale, del 13 dicembre 2004 – l'Avvocatura dello Stato, con una nota dell'8 marzo 2012, affermava, rispondendo a un quesito del Ministero, che la richiesta di tutela può essere avanzata solo dal diretto interessato e non dai suoi eredi.
Torniamo alle parole della Galloni. «Ciò che hanno gli eredi è un "diritto morale", quindi non hanno nessuno potere di veto, debbono semplicemente condividere la progettazione, e una volta che hanno verificato che la pensilina è conservata, non possono bloccare il progetto, al massimo ci saranno degli interventi conservativi che recupereranno quella parte di ippodromo tutelata dal vincolo, ma nella maniera più assoluta possono fermare il progetto, questo sia chiaro. Nessuno stop allo lo stadio della Roma». Nessuno stop allo stadio della Roma. Questo sia chiaro. Noi continueremo a vigilare.
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