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Roma-Inter: la sfida infinita

Emozioni e gol a non finire nella Capitale, dal 3-0 del ’28 al 6-0 del primo Scudetto. Contro i nerazzurri non è mai una partita come le altre

PUBBLICATO DA Lorenzo Latini
01 Dicembre 2018 - 08:00

Novant'anni di sfide all'ultimo sangue, indimenticabili, spesso ricche di gol. Dai duelli Pugliese-Herrera a quelli tra Spalletti e Mancini, Roma-Inter ha sempre avuto un grande fascino e riporta alla memoria alcuni momenti di puro romanismo. Come l'esultanza rabbiosa di Daniele De Rossi che, sotto la Curva Sud con la maglia numero 4 strappata, festeggia il 3-3 del 3 ottobre 2004, nella stessa partita in cui Francesco Totti pennella da calcio di punizione il suo centesimo gol con la maglia della Roma. O la gara di cinque anni prima: il 12 settembre 1999 in campo matura uno 0-0 tutt'altro che entusiasmante, ma la partita passa alla storia come l'ultima del Commando Ultrà alla guida della Curva Sud.

Lo stesso Commando che il 22 maggio 1991 accoglie in campo la Roma di Ottavio Bianchi nella finale di ritorno di Coppa Uefa: dopo il ko per 2-0 di San Siro, Voller e compagni tentano la rimonta. La coreografia della Sud è da brividi, il cielo stesso si colora di giallorosso mentre migliaia di palloncini vengono liberati e le torce riscaldano la serata di fine primavera. L'1-0 firmato Rizzitelli arriva troppo tardi, le lacrime di Ruggiero sotto quella stessa Curva sono quanto di più romanista si possa immaginare e rappresentano per certi versi l'altra faccia della medaglia rispetto al Daniele De Rossi ventunenne che si sfoga mentre la sua gente fa festa.

Verso i trionfi

Novant'anni, si diceva, perché il primo confronto con i nerazzurri a Roma si gioca il 3 marzo 1928 al Motovelodromo Appio: un sonoro 3-0 per noi che porta le firme di Cappa, Fasanelli e Bussich. Ma è a Campo Testaccio che si raggiunge l'apoteosi, qualche anno più tardi: il 31 maggio 1942 la Roma di Schaffer schianta l'Inter 6-0 con le doppiette di Pantò e Borsetti e i gol di Amadei e Coscia. Grazie alla contemporanea sconfitta del Torino contro il Venezia, saliamo in testa alla classifica e ci resteremo per le due partite seguenti, fino a laurearci campioni d'Italia per la prima volta nella nostra storia. Finalmente la Capitale può festeggiare il tricolore della sua squadra.

Per il bis deve attendere 41 anni: la rivale è la Juventus, non più il Torino, ma anche in questo caso una vittoria contro l'Inter è determinante nella corsa al titolo. Il 12 dicembre 1982 la Roma, reduce dal 2-0 al Colonia in Coppa Uefa, in avvio fatica: ci pensa una fucilata di destro di Paulo Roberto Falcao su calcio di punizione a sorprendere Bordon e a sbloccare la gara. Nella ripresa raddoppia Iorio e solo nel finale Altobelli accorcia le distanze. Dopo lo 0-0 di Catanzaro, Agostino e compagni tengono a distanza Verona e Juventus, proseguendo una cavalcata che si concluderà, sempre all'Olimpico, con la festa del 15 maggio contro il Torino.
Il 4 marzo 2001 è invece Vincenzo Montella a decollare due volte nel 3-2 con cui battiamo l'Inter di Vieri: l'inzuccata all'86' dell'Aeroplanino fa esplodere lo Stadio Olimpico e lancia il numero 9 come uomo-gol ideale per rilevare l'infortunato Batistuta. Il 17 giugno saranno entrambi in campo, e andranno entrambi a segno, nel pomeriggio più bello degli ultimi venti anni.

Verso la sesta Coppa Italia

Nemmeno gli infortuni e le squalifiche fermano la Roma il 2 marzo 1986: già orfana di Pruzzo e Boniek, la squadra allenata da Eriksson perde anche Bruno Conti dopo pochi minuti. Ma una doppietta di Ciccio Graziani e il gol nel finale di Gerolin rendono ininfluente persino il doppio errore dal dischetto di Cerezo. Pur essendo «dei sopravvisutti e dei ragazzini», come scrivono i giornali all'indomani, la Roma non si ferma. E il 7 maggio dello stesso anno si ritrova di fronta all'Inter nei quarti di Coppa Italia: Desideri e Tovalieri firmano il 2-0 che ci avvicina alle semifinali e al trionfo contro la Sampdoria che arriverà il 14 giugno.

Dieci anni più tardi è un rigore di Di Biagio a stendere i nerazzurri di Hodgson e a regalare la qualificazione in Coppa Uefa alla Roma: è il giorno del saluto a Carletto Mazzone, alla sua ultima panchina in giallorosso, e a Peppe Giannini, assente per squalificato ma non dimenticato dalla Curva Sud. «Solo chi la ama e soffre per la maglia ha il diritto di indossarla... per sempre, grazie Capitano!» è lo striscione firmato Cucs Roma.

Gli Anni 2000

Spalletti e Ranieri da una parte, Mancini e Mourinho dall'altra: sono loro i tecnici protagonisti delle sfide della prima decade del XXI secolo, in cui di fatto Roma-Inter è la sfida che decide le sorti del campionato e della Coppa Italia. Nel 2006-07 i nerazzurri conquistano il tricolore, ma nella finale d'andata di Coppa Italia Totti e compagni li travolgono con un 6-2 che di fatto ipoteca il trofeo. L'anno seguente il testa a testa in Serie A va avanti fino all'ultima giornata, con un altro successo dell'Inter. All'Olimpico però conquistiamo la seconda Coppa Italia consecutiva battendoli 2-1 con i gol di Mexes e Perrotta nella finale a gara unica.

E come non citare poi il 27 marzo 2010, quel grido che sale al cielo e sembra raggiungere l'Italia intera, quando Luca Toni spedisce in rete il pallone del 2-1 raccogliendo il tiro di Taddei. È il gol che decide la partita e che fa impazzire di gioia la città intera, scuotendo la Capitale. La rimonta dei giallorossi di Ranieri prosegue, l'intero Olimpico canta «Mourinho mettete a sede', mettete a sede'...» e il tentativo a botta sicura di Milito a tempo scaduto si stampa sul palo, trasformando un istante di silenzio in un boato collettivo. Del resto Roma-Inter è da sempre garanzia di emozioni forti, di eterni attimi di romanismo: come un'esultanza con la maglia strappata sotto la Sud o un 6-0 che ti porta in vetta alla classifica, avvicinandoti al primo tricolore.

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