Amichevoli insopportabili, finalmente si parte
Se c'è una cosa che mi aspetto da Mourinho è riuscire a far capire ai propri giocatori che, ogni volta in cui scenderanno in campo, dovranno scrivere un pezzo della loro carriera
Domani comincerà per davvero la stagione, finalmente. E dico finalmente perché trovo le amichevoli insopportabili, una noia assoluta che non ti permette di esultare ma, al massimo, di ascoltare critiche premature ed esasperate. Oltre che esasperanti. Anni fa, forse troppi, queste partite servivano solamente per far entrare la squadra in condizione: oggi vengono presentate, e raccontate, con l'enfasi che andrebbe riservata ad uno spareggio scudetto. A patto di perderle, però. Perché se le vinci tornano ad essere quello che sono: amichevoli, appunto. Capite perché per un tifoso sono partite senza senso? Perché tolgono a questo sport ciò che lo tiene in vita: la contrapposizione con l'avversario.
Ma è inutile versare altro inchiostro perché adesso, lo scrivo di nuovo: finalmente, si inizia a fare sul serio con il Trabzonspor e poi, solamente tre giorni dopo, la Fiorentina. Al via, dunque, una stagione che ognuno di noi dovrebbe affrontare riuscendo a tarare le proprie aspettative così da arrivare, senza fraintendimenti, alla soddisfazione. Per intenderci: cercare di fare più strada possibile nelle coppe, turchi permettendo. E – per alcuni anche, per altri soprattutto – rientrare in Champions dove per rientrare in Champions si intende arrivare tra la seconda e la quarta posizione mettendo in conto, anche, qualche sconfitta.
Pensateci: se non si avessero battute d'arresto in campionato l'obiettivo sarebbe un altro, no?!? Dunque starà ad ognuno di noi non trasformare quella sconfitta nel giudizio universale a patto, però, che la squadra oltre a perdere la partita non perda anche la faccia. Ecco, questo chiediamo soprattutto alla ROMA: di vederla sempre viva, di non dare mai nulla per scontato e di non lasciarsi mai scorrere la vita addosso.
Se c'è una cosa che mi aspetto – ci aspettiamo – da José Mourinho è proprio questa: riuscire a far capire ai propri giocatori che, ogni volta in cui scenderanno in campo, dovranno scrivere un pezzo della loro carriera. Tanto vale farlo in bella calligrafia, allora. Perché altrimenti, senza la volontà di migliorarsi, continueranno ad essere un gruppo di bravi calciatori ma mai una grande squadra. I calciatori passano, le grandi squadre restano. Fate in modo, allora, di essere ricordati per sempre.
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