Gol, magie e ricordi: dopo sei anni Dzeko lascia la Roma
Le difficoltà e le critiche, poi l'exploit. La festa all'arrivo e la notte europea col Barcellona. Le continue voci di mercato e adesso l'addio
C'è da smentire il celebre monologo dell'androide Roy Batty che, nel capolavoro cinematografico del 1982 "Blade Runner", sosteneva che «tutti quei momenti andranno perduti come lacrime nella pioggia». I ricordi che ci legano a Edin Dzeko rimarranno nella memoria di tutti i tifosi romanisti, ma ora che è arrivato il momento di separarsi l'unica cosa che viene da dire è un «grazie» al centravanti bosniaco. E non solo per i 119 gol, che fanno di lui il terzo miglior marcatore nella storia della Roma (davanti anche a leggende del calibro di Amadei, Manfredini e Volk), ma anche per le emozioni vissute insieme. Nessun «in bocca al lupo», però, perché Edin da adesso in poi vestirà la maglia di una rivale e, proprio per questo, sarà anch'egli rivale. È il calcio, bellezza, e tu non puoi farci proprio niente. I calciatori passano, così come le proprietà, i dirigenti e gli allenatori; la Roma resta.
Delirio all'aeroporto
Sono passati sei anni esatti dal suo arrivo a Roma: era il 6 agosto 2015, quando a Fiumicino l'allora ventinovenne veniva accolto da migliaia di tifosi festanti, che sfidavano il caldo torrido per dargli il benvenuto. Sorridente e determinato, Edin approdava in giallorosso grazie a un capolavoro di Walter Sabatini, capace di strapparlo al Manchester City : quattro milioni di euro per il prestito, altri undici per il riscatto a titolo definitivo. «Sono qui - diceva nella sua prima intervista da romanista - per vincere dei trofei». Purtroppo non ci riuscirà. La prima stagione è difficile: nonostante il gol al debutto all'Olimpico in campionato contro la Juve (stacco imperioso su Chiellini sotto la Curva Sud), Edin fatica a trovare la porta con Rudi Garcia prima e Spalletti poi. Gli piovono addosso critiche di ogni tipo, compresi dei meme vergognosi che lo ritraggono come un non vedente: l'avventura sembra già essere ai titoli di coda al termine della prima stagione, ma Spalletti lo rivitalizza. Il secondo anno, il 2016-17, è il migliore per lui sotto il profilo realizzativo: 39 reti in 51 partite tra campionato, Coppa Italia ed Europa League; l'ultima arriva in Roma-Genoa del 28 maggio 2017, giorno dell'addio al calcio di Francesco Totti.
Emozioni da Champions
La Roma riparte da Di Francesco e Monchi: Edin continua a segnare, ma nel gennaio del 2018 Antonio Conte lo chiama al Chelsea; l'affare sembra a un passo dall'andare in porto, con Giroud pronto a trasferirsi a Roma, ma alla fine non se ne fa più niente. Meglio, perché Dzeko sarà protagonista assoluto nella cavalcata giallorossa in Champions League. È suo il gol che ci tiene in vita al Camp Nou contro il Barça, così come era stato suo il gol che ci aveva permesso di eliminare lo Shakhtar di Paulo Fonseca agli ottavi. Il cigno di Sarajevo dà il "la" all'epica rimonta casalinga contro i blaugrana del 10 aprile: De Rossi e Manolas completano l'impresa e ci regalano l'estasi. In semifinale col Liverpool Edin colpisce altre due volte, ma non bastano ad avere la meglio sui Reds.
L'anno seguente è tormentato, sia a livello individuale sia a livello di squadra: a marzo saltano Difra e Monchi, la stagione si chiude con l'addio di Daniele De Rossi e quello (da dirigente) di Francesco Totti. Ripartono le sirene di mercato per Edin, corteggiato da Antonio Conte che - dopo aver rifiutato la Roma - si è accasato all'Inter. Anche stavolta alla fine il centravanti bosniaco resta e risulta tra i migliori nella prima annata sotto la guida di Paulo Fonseca: 43 presenze e 19 gol nella surreale stagione partita ad agosto e finita... ad agosto a causa della pandemia mondiale.
I dissapori con Paulo
Siamo alla scorsa estate: stavolta si fa sotto la Juve per acquistarlo e la Roma vira su Milik per sostituirlo; ma le visite mediche del polacco non vanno bene e (per l'ennesima volta) l'imminente addio non si consuma: Dzeko resta alla Roma. E pur avendo una buona partenza, per la Roma la stagione si complica a gennaio: ko nel derby, poi con lo Spezia in Coppa Italia. Volano stracci tra Edin e Paulo Fonseca, che gli leva la fascia di capitano ereditata da Florenzi. Il bosniaco diventa il vice di Borja Mayoral, ma contribuisce in maniera determinante al raggiungimento delle semifinali di Europa League. Segna con l'Ajax all'Olimpico (1-1 che ci qualifica), poi ci porta in vantaggio all'Old Trafford, ma nella ripresa i giallorossi vengono affondati dai colpi del Manchester United. L'annuncio di Mourinho sembra cambiare le carte in tavola: Dzeko ha un altro anno di contratto e le dolci parole riservate allo "Special One" fanno presagire un nuovo capitolo insieme. In amichevole con la Ternana, il 18 luglio, Edin torna capitano. Poi dice che è stufo di sentire continue voci di mercato sul suo conto, aggiungendo che pensa soltanto alla Roma.
L'addio
Ma l'offerta stratosferica del Chelsea per Lukaku cambia le carte in tavola: l'Inter cede il belga e torna a corteggiare Dzeko. Il quale accetta senza troppi dubbi: martedì il rientro nella Capitale dopo due giorni di vacanza in Croazia, ieri la partenza alla volta di Milano per visite e firma. Stavolta si scrive davvero la parola "fine" a una storia bella, seppur tormentata. Ci ritroveremo, con ogni probabilità, il 5 dicembre all'Olimpico per Roma-Inter, stavolta da avversari. Senza rimpianti, per carità. Solo, con la gratitudine per quello che è stato: la magia col Chelsea, la zampata col Barcellona, i gol nei derby. Queste cose restano, così come la Roma. Il resto passa. Ciao, Edin.
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