Bayram Tutumlu: "Olsen a Roma è felice. Monchi? Vuole un titolo. E segue due turchi"
L'imprenditore turco amico di Monchi che ha portato Ünder e Olsen a Roma: "Domenica sarò nella Capitale ma non per parlare di Cengiz. Ha cambiato agente"
Chi è Bayram Tutumlu? Il nome probabilmente suonerà inedito a chi non si avventura dietro le quinte del calciomercato. Eppure Tutumlu, nato ad Ankara nel 1960, è un personaggio chiave del sistema calcistico internazionale. È, innanzitutto, un grande amico di Monchi, che conosce «da quando giocava al Siviglia e io portai Maradona, suo compagno di squadra, in Turchia per un'amichevole». Proprio Diego ai tempi del Napoli lo inserì in una lista di cinque "migliori amici" che includeva anche Fidel Castro, Carlos Menem, il Burrito Ortega e Ciro Ferrara.
Tutumlu parla nove lingue, e nonostante sia di origini curde ha buoni rapporti con le istituzioni turche e con il presidente del Basaksehir, Gumusdag. Il numero uno dell'ex squadra di Ünder è sposato con la nipote della moglie di Erdogan e proprio il "turchetto" ha preso l'aereo di Roma in virtù del rapporto che lega Tutumlu a Monchi e a Gumusdag. L'importanza di quest'uomo in ottica giallorossa cresce quando si considera che ha portato a Roma anche Olsen, assistito proprio da suo nipote Hasan Cetinkaya. E su Robin rassicura: «A Roma è felicissimo, vuole rimanere e deve tanto a Ramón e a De Rossi».
Tutumlu con i due giocatori che ha portato a Roma, Cengiz e Olsen
L'uomo d'affari turco, che vive a Barcellona e fonda le sue rendite su petrolio, gas, edilizia e fast food, sarà a Roma domenica e resterà nella Capitale fino alla partita col Real Madrid. Ma, assicura, non è qui per parlare di Ünder, che lo ha deluso cambiando agente senza consultarlo.
Ne ha vissute tante di storie del genere Tutumlu, che da quando ha 14 anni vive in Europa. Prima a Losanna, dove ha studiato Giornalismo, Economia e Psicologia, poi a Barcellona, dove un incontro con Guus Hiddink gli ha cambiato la vita. L'allora tecnico del Fenerbahce gli presentò Ronald Koeman, allenatore del Barça, e lui finì per diventare un uomo chiave del mercato blaugrana, arrivando a rappresentare sette-otto membri della rosa. Sono rimaste famose le sue "ripulite" a Laudrup e Stoichkov giocando a poker.
Storie di un calcio che sembra lontano, testimoniate da tante fotografie che Tutumlu pubblica fiero sui suoi social. Fu lui a portare Laudrup dal Barcellona a Real Madrid, conquistando la ribalta della stampa spagnola e internazionale. «E sempre io ho portato Neymar al Barcellona», assicura. Insomma, chi è Bayram Tutumlu? Difficile definirlo, ma non chiamatelo agente: «Il calcio è solo un hobby per me». Vista la mole dei suoi affari, ci crediamo. Ma ci riserviamo di credere che è un hobby a cui dedica tanto tempo e sul quale ha qualche storia da raccontare.
Tutumlu e Totti a Trigoria
Signor Bayram, domenica sarà a Roma. Parlerà di Cengiz Ünder con Monchi?
«Sarò a Roma perché sono stato invitato allo stadio per Roma-Real Madrid. Non sono qui per Cengiz».
Qualcosa ce la può dire sul giovane turco.
«Vi spiego la questione di Cengiz. L'ho portato a Roma io. Purtroppo in questa stagione ancora non è riuscito a dare il massimo. Quando è venuto a Roma, Cengiz aveva un agente turco che non era il massimo, ma non faceva danni. Perciò chiesi al mio amico Monchi di aiutare Cengiz a dimostrare tutto il suo valore. Lui lo ha fatto e lui ha provato di essere un ottimo giocatore. Poi però, di punto in bianco, ha cambiato agente. A Cengiz avevo detto: "Per qualsiasi mossa, consultati con Monchi. Perché Monchi è il migliore al mondo, devi fidarti di lui". Lui mi disse di sì. E poi ha cambiato agente e ora questo agente gli dice che ha offerte da grandi club europei. Squadre come Real Madrid, Barcellona e Manchester City sono così professionali sul mercato che di certo non valutano solo il primo anno, ma aspettano sempre la conferma di un'altra buona stagione prima di comprare un giovane calciatore. Io lavoro con Tottenham, Barcellona, Real, Manchester, ma il mio è un parere disinteressato perché il calcio per me è un hobby».
Se abbiamo ben capito, per lei il calo di rendimento di Cengiz sarebbe legato al cambio di agente?
«Monchi è uno psicologo. C'è lui dietro la crescita di Ünder l'anno scorso. Se ti dicono ogni giorno che ci sono i grandi club europei che ti vogliono, è normale che a 21 anni puoi deconcentrarti un po'».
Il suo contratto ha una clausola rescissoria?
«Questo non ve lo dico. Ma tanto è inutile saperlo ora perché non ci sono offerte per lui. Di questo sono certo. Se ci fosse un'offerta, il primo a dirglielo sarebbe Monchi, perché è onesto e non inganna i suoi giocatori».
Lei ha avuto un ruolo fondamentale nel portarlo a Roma.
«Mi chiama mio figlio Isaac e mi dice che Cengiz è sul punto di firmare per il Manchester City. Gli dico di aspettare per farmi fare un ultimo tentativo. Chiamo il presidente dell'Istanbul Basaksehir e gli dico: "Mi conosci da tanto. Vorrei che facessi qualcosa per me. Cengiz vendilo alla Roma". Lui ha seguito la mia richiesta».
E altrettanto fondamentale è stato nell'avvicendamento Alisson-Olsen.
«Dopo la cessione di Alisson, io e mio nipote Hasan Cetinkaya, agente tra gli altri di Olsen e di Forsberg, eravamo a Trigoria. Dico a Monchi: "A chi stai pensando?". E mi risponde: "Ho in mente quattro nomi". Tra questi c'era Olsen. A quel punto chiede a mio nipote, con il quale ha molta confidenza: "Hasan, guardami negli occhi e dimmi la verità: Robin per carattere e personalità può giocare nella Roma?". Senza esitazione mio nipote gli risponde: "Sì, al 100%". In quel momento Monchi ha deciso di prenderlo».
Tutumlu con Bartomeu e in una vecchia foto con Romario
Monchi considera molto le vostre opinioni, dunque.
«Noi lo aiutiamo solamente. Monchi (che lo sappiano tutti i tifosi romanisti!) mai si lascia influenzare su una decisione. Decide sempre lui, compra sempre lui. Si è visto tutto il Mondiale, si è riguardato le partite di Olsen in campionato… Alcuni gli hanno detto che non era da Roma, parlandone male. Lo sapete a chi è piaciuto molto Robin?».
Sentiamo.
«A James Pallotta. Io pensavo che ci capiva solo di basket, invece si intende anche di calcio».
Come si sta trovando nei suoi primi mesi a Roma?
«È super felice. Gli piace molto e vuole continuare a giocare nella Roma. La persona che più lo ha aiutato, oltre a Monchi e a Di Francesco, è stato il grande capitano Daniele De Rossi. Quell'abbraccio che i fotografi hanno immortalato è stato importante. Potete stare tranquilli che anche se arriveranno proposte per lui, se lui è così felice a Roma non si muoverà. Ricordatevi che non è sudamericano, è scandinavo. Per esperienza vi dico che gli scandinavi non guardano tanto ai soldi quanto alla felicità propria e della famiglia. Lo stipendio viene dopo».
Sa di altri giovani turchi in arrivo a Roma?
«Monchi sta seguendo due centrali difensivi turchi. Sono molto giovani e molto bravi. Però vi dico una cosa. I tifosi romanisti devono avere pazienza, non devono pensare di essere alla pari con la Juventus. Tutti i grandi direttori sportivi hanno bisogno di tempo e denaro per fare una buona squadra. Quando Monchi è arrivato a Roma ha dovuto risolvere alcuni problemi e rispettare il FFP. Ecco, Monchi sa vendere. Se la Roma ha tanti soldi, la Roma può vincere lo Scudetto con Monchi. Senza soldi, no. Per come la vedo io, c'è bisogno di un centrocampista difensivo di alta qualità e di una riserva di Dzeko. Perché Schick è un grande giocatore ma ancora molto giovane. Lo sapete chi è il mio amore dopo Robin? Dai che ve l'ho detto prima!».
De Rossi.
«Sì, il capitano Daniele De Rossi. Volete che vi sveli cosa mi dice di lui Olsen? Mi dice "Bayram, De Rossi è un capitano vero". Se Olsen dice che vuole restare a Roma, lo fa per la città e la squadra, ma soprattutto per gente come Monchi e De Rossi. Lo hanno aiutato in maniera davvero enorme».
Monchi come lo ha conosciuto?
«Parliamo di 25 anni fa, quando portai Maradona in Turchia per fare un'amichevole di beneficenza. Lui era secondo portiere del Siviglia in cui giocava anche Diego. Come portiere era scarso, però è un genio come direttore sportivo. E accanto a gente come Simeone e Maradona si è forgiata la sua personalità».
È ancora amico di Maradona?
«Diego era mio amico, però quando le persone iniziano a cambiare devo prendere delle precauzioni. Come si fa a parlare male di Messi, che è il miglior giocatore al mondo? Non è corretto».
Tutumlu con Maradona ai tempi del Siviglia
Col Barça lei ha un rapporto speciale.
«Chiedetelo a Rosell o a Bartomeu. Neymar gliel'ho portato io. Il suo arrivo si era complicato non poco, un giorno mi chiamò Rosell e mi dissse: "Bayram, ho bisogno di un aiuto". Fui io a fare in modo che arrivasse».
Avrà seguito con partecipazione la semifinale, l'anno scorso.
«Per quella partita Di Francesco ha fatto molto, ma non sottovalutate il ruolo di Monchi anche in campo. Quel giorno parlò con tutti i giocatori, uno a uno. Ah, e sulla Champions…».
Sì…
«Se la Roma fosse passata col Liverpool, l'avrebbe vinta».
Ah.
«Al 100%. Tutta la pressione sul Real Madrid, con i giocatori della Roma pronti a morire per quella partita. Peccato per l'andata di Liverpool. Poi al ritorno l'arbitro non ha fischiato un rigore. Doveva andare diversamente».
Siccome ci è così in confidenza, ci dica come si muoverà Monchi nella prossima finestra di calciomercato.
«Dipende dai soldi. Il miracolo Monchi l'ha fatto a Siviglia, tirandoli fuori dalla seconda divisione e portandoli in alto. La gente non aveva aspettative e lui è stato libero di agire. Alla fine ha preso e poi venduto gente come Dani Alves, Sergio Ramos, Jesus Navas. Quando se n'è andato dal Siviglia, ha lasciato una plusvalenza totale di settanta milioni e nove trofei nazionali ed europei».
È vero che il Barcellona vuole Monchi?
«Tutti lo vogliono. Ma lui è fedele, non è un traditore. Sapete cosa mi ha detto pochi giorni fa? "Voglio vincere un titolo a Roma"».
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