Zalewski accende la Roma
Giallorossi col 4231, poi nel finale sono passati al 4141 con Perez e Zalewski interni. La condizione è ancora approssimativa, ottimo Bove
Va avanti piano la Roma di Mourinho. A Trieste la terza amichevole precampionato, la prima finalmente aperta ai tifosi (che si sono fatti sentire e vedere fino alla fine) e al pubblico televisivo, è finita con una vittoria col minimo scarto, con i senatori che complice il gran caldo hanno tenuto i motori al minimo e i giovani invece che si sono messi in evidenza, con il geometrico Bove su tutti, il giudizioso Tripi utilizzato a sinistra (dove mancano ovviamente Spinazzola e pure Calafiori in attesa di Viña), il talentino Zalewski (autore dell'unico gol della serata, con un tap-in dopo una bella iniziativa di El Shaarawy ad inizio secondo tempo), e Ciervo che ha giocato appena sette minuti, ma ha sfiorato il gol del raddoppio con uno strappo improvviso sulla destra. Mai sollecitato Fuzato, rimasto in campo per tutti e 90 i minuti (Boer l'unico romanista convocato a non essere entrato, oltre a Mancini che abbattuto da una gastroenterite è rimasto a guardare parlando spesso con Mourinho in panchina), e quindi mai sotto pressione la difesa, il test è stata una continua esercitazione dell'attacco contro le linee basse della Triestina di Bucchi, che ha già trasmesso qualche concetto chiaro ai suoi ragazzi in questi primi giorni di lavoro tra cui quello di combattere con ogni mezzo lecito e anche con qualcuno illecito.
Mourinho si è giocato dall'inizio i titolari offensivi, ma il lento ritmo del primo tempo ha invischiato la manovra della Roma e ne è uscita una partita da fine stagione più che da inizio, con la Triestina a difendersi bassa senza alzare mai le pressioni (lo ha fatto solo nei primi minuti e Fuzato invece di giocare il pallone, e questo è già un indizio su quello che chiede il portoghese ai suoi portieri, ha rinviato lunghissimo restituendo il pallone ai difensori avversari) e tutto sommato a difendersi senza troppa fatica. Mkhitaryan è rimasto un po' troppo isolato a sinistra, Zaniolo ha cercato più spesso le vie centrali lasciando spazio agli inserimenti altissimi di Reynolds (apparso più brillante rispetto alle timide uscite con Fonseca, anche se ha effettuato malissimo una rimessa laterale), ma il dialogo con Pellegrini e Dzeko ha risentito forse delle poche esercitazioni provate, con i passaggi molto spesso fuori tempo o fuori misura.
Le uniche scintille del primo tempo sono nate così dal serrato confronto tra il capitano uruguaiano della squadra di casa, il 35enne Lopez Gasco, e Zaniolo, smanioso di mettersi in luce e come al solito poco incline alla sottomissione quando qualcuno gli mostra i muscoli, ora che lui ne ha messi più di tutti: e dopo un paio di battibecchi, un fallo dal limite a fine primo tempo (con palla successivamente scaraventata addosso al romanista a terra) ha fatto quasi scatenare la rissa tra i due, fermati a fatica da compagni e arbitro. Anche Dzeko si è visto poco, anche se ha sfiorato un gol in una bella verticale assecondata da Pellegrini (doppia deviazione in corner). Per la cronaca la fascia da capitano l'ha indossata proprio Pellegrini (così la questione, mai aperta, si è già chiusa), e con la fascia Lorenzo ha calciato anche una gran punizione, ma Offredi l'ha tolta dal sette. Nel secondo tempo, dopo il vantaggio immediato, la Roma con nove cambi (Kumbulla e Ibanez hanno giocato novanta minuti) ha ripreso a giocare al piccolo trotto, peccando ancora con Mayoral e El Shaarawy di scarsa precisione e pure un po' di egoismo. E nel finale è passato dal 4231 al 4141 con Perez e Zalewski interni.
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