Non porgiamo l'altra guancia
Dopo Firenze nessuna scusa, nessun alibi, soltanto rabbia
Non è un alibi. Non è un alibi. Non è un alibi. Non è un alibi. Si potrebbe andare avanti all'infinito per ribadire un concetto che evidentemente non è ancora chiaro a tutti, ma vogliamo evitare di scomodare mattini, ori in bocca e luccicanze di kubrickiana memoria. Eppure lo scempio perpetrato dalla ditta Banti & Orsato va tenuto lì, in brutta mostra nella galleria degli orrori stagionali (sono tanti, compresi quelli tecnici attribuibili esclusivamente alla squadra), a futura memoria.
Per evitare di inciampare di nuovo. Noi e Simeone. La porti un calcione da Firenze. Quello sulla guancia di Olsen ha indirizzato e falsato la partita. Senza se, senza ma e soprattutto senza alibi. Sì, ancora quelli di sopra che continuano a non coincidere col punto: hai visto mai che a qualcuno sia sfuggito e pianti la puntina del giradischi su quella nota stridula tanto in voga, «alloravatuttobene». No, non va bene. Non va bene la classifica, con le sue distanze siderali dal posto che competerebbe alla Roma.
Non va bene il risultato del Franchi. Non va bene che la "a" dell'acronimo di Var con noi diventi fin troppo maccheronica: assistant, che assiste. Comodamente davanti al video, ma in silenzio. Non possiamo assistere noi in silenzio all'ennesima prevaricazione.
Al netto dei giudizi su gioco, schemi o peggio ancora scelte di mercato, che davvero vanno a farsi benedire quando si subiscono simili ingiustizie. La faccia di Olsen presa a calci potrebbe piuttosto diventare un simulacro, da tenere a mente sempre insieme al fondamentale precetto di non porgere mai l'altra guancia.
La reazione di Firenze - per quanto ancora incompleta e disordinata per lunghi tratti - lascia ben sperare da questo punto di vista. E lo stesso inedito commento di Monchi a fine partita che ha stravolto una strategia societaria sempre fin troppo elegante nei confronti della classe arbitrale, indica una nuova via. È una prima parziale replica a quel signor Orsato da Schio che sembra vedere nella Roma la controfigura del compagno che avrebbe potuto vessarlo da piccolo.
Da Schio a Sky il passo sembra lungo ma è soltanto un'impressione. L'imperativo è uguale: negare l'evidenza. Lasciare in sospeso la realtà più indiscutibile. Minimizzare quanto di più macroscopico potesse essere visibile. A tutti. Senza per questo ricorrere a inesistenti alibi (sempre quelli). Non ce ne possono essere ovviamente per la squadra, che ha perso troppi punti in precedenza dei quali ancora si avverte forte e chiara l'eco molesta.
Questo gruppo dovrebbe anzi trarre forza dal colpo ricevuto: è la differenza fra chi ha carattere (o magari trova lungo la strada quello che aveva smarrito) e chi cerca giustificazioni. Alibi, appunto. Che non devono esistere però nemmeno per chi usa la Roma come sfogatoio sui social e riesce ad attaccarla anche quando le responsabilità sono ai minimi stagionali, come a Firenze. Pur di mantenere il punto sulle proprie antipatie personali. Se è questa l'aria, levatevi davanti che per la nostra rabbia enorme servono i giganti. Sempre senza alibi. Per nessuno.
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