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Fiorentina-Roma, Maurizio Pistocchi a Il Romanista: "Così muore la VAR"

"Il nuovo protocollo doveva allargare il campo, non stringerlo. A Firenze era chiaro ed evidente errore. Banti non richiamato dall’addetto? Risponda Rizzoli"

PUBBLICATO DA Gabriele Fasan
05 Novembre 2018 - 08:30

Come rovinare uno strumento utile e giusto. Il depotenziamento della Var (Video assistant referee), per non parlare di assassinio, è andato in scena al Franchi sabato pomeriggio, ma era già andato in scena in diverse occasioni in questa Serie A 2018-2019 e già dalle prime giornate. Il motivo è semplice: il ripristino della centralità dell'arbitro e della sua discrezionalità nelle decisioni passibili di Var (nei quattro casi, quindi, di gol, rigori, cartellini rossi diretti e scambi di persona).

A spiegarcelo meglio è Maurizio Pistocchi, giornalista e volto noto della tv, uno che di moviola si occupava, tra i primi, anche trent'anni fa e con mezzi molto meno potenti di adesso ma forse di cantonate così grandi non ne ha mai prese in carriera: «Penso proprio di no...» (ride, ndr).

Verrebbe da ridere, è vero, ma in effetti passa la voglia anche di questo se l'International Football Association Board, in estate, anziché andare avanti è andata indietro: «Invece di allargare la possibilità di visionare le immagini passando dalla dicitura "chiaro errore" a "possibile errore", hanno ristretto il campo in "chiaro ed evidente errore". Ma è proprio "evidente" che mette in discussione l'utilizzo della Var da parte dell'arbitro. Perché sono pochi i casi davvero evidenti e così la tecnologia non serve più a niente. Si lasciano aperte una marea di ipotesi, perché è veramente difficile parlare di "chiaro ed evidente"».

E sì che il Mondiale aveva dato anche dei risultati, riducendo il margine di errore. Come dire, hanno provato a usare la tecnologia, ma si sono resi conto che poi una grande squadra può anche andare a casa in un evento importantissimo: «E questo non è nell'interesse del business, così come portare il Mondiale a 48 squadre abbasserà il livello tecnico, ma ci sono motivi politici per allargare la base del consenso elettorale e non solo, perché la manifestazione potrà essere gestita meglio».

Un progresso vanificato, d'accordo. Ma torniamo al protocollo, appellandoci a quel "chiaro ed evidente errore". Anche la discrezionalità può fare danni se applicata male. Si è sentito e visto, forte e chiaro (anche se qualcuno fa finta di non sentire e vedere) al Franchi di Firenze in occasione del fallo di Simeone su Olsen, che però è stato invertito ed è diventato un rigore per la Fiorentina contro la Roma: «Quello è un clamoroso errore, non solo è evidente».

E allora perché Banti non è stato chiamato a vedere le immagini dal Var?
«Lo dovremmo chiedere a Rizzoli che è responsabile degli arbitri, ma non è una novità. Gli arbitri fanno il possibile per non utilizzare la tecnologia, come se si sentissero sminuiti. Quello di Olsen e Simeone è un clamoroso ed evidente doppio errore, dell'arbitro e del Var che non lo richiama proprio perché evidente errore».

Sì. Perché o è un fallo di faccia di Olsen, come si è detto neanche troppo scherzando, o è fallo di Simeone.
«Ormai è abitudine degli attaccanti cercare di toccare la palla e poi andare sul portiere. Simeone col collo destro del piede colpisce Olsen sotto il mento, tutti sappiamo che la testa è una parte delicata. Andando sul portiere prima o poi succederà che qualcuno si farà male sul serio, ieri ci siamo andati vicini. Basta una ginocchiata in testa. Poi si faranno commenti ed editoriali... Bisogna prevenire, limitare questo tipo di comportamenti fischiando il gioco pericoloso».

Anche perché Olsen - si vede nettamente - ritrae le mani.
«Quella di Olsen è una grande uscita, quello è un fallo invertito, altro che rigore. Bisogna tutelare il portiere che ha diritto di poter uscire. È il ruolo più difficile che ci sia, perché se sbaglia è gol. Un centravanti ha molte più possibilità di sbagliare, perché poi magari la partita si risolve in un altro modo».

Protagonista ancora una volta di un episodio controverso per la Roma è stato Orsato, che era al Var. Uno che da molti è ancora considerato uno dei migliori arbitri italiani.
«Orsato è finito come arbitro l'anno scorso a San Siro con la mancata espulsione di Pjanic in Inter-Juventus. Un errore così segna una carriera perché lo fai in una partita che è la classica del campionato italiano, che ha uno spessore più grande di Fiorentina-Roma, sicuramente».

Possono avere influito i suoi trascorsi con la Roma?
«Li ricordo, ma non ci credo».

L'ultimo incrocio con la Roma era stato in Sampdoria-Roma con fallo non concesso a Strootman da cui scaturì il gol dei blucerchiati. È una buona pratica quella di "congelare" per un po' un arbitro con una determinata squadra?
«No, è una cattivissima pratica. Tutti usano chiedere di non farsi arbitrare per un po' da un certo arbitro, ma è sbagliatissimo perché rende meno sereni tutti. Famoso il caso di Bergonzi, che non ha arbitrato la Juve per un paio d'anni, ma è solo una dimostrazione di debolezza dell'Aia e una prova di forza di alcuni club. Chissà cosa succederebbe se tutte le piccole squadre danneggiate lo chiedessero. Io credo che l'errore dell'arbitro ci stia, dobbiamo credere alla sua buona fede. Va accettato. Non è accettabile il mancato utilizzo della tecnologia, così non serve più a niente».

Poi c'è un altro problema, quello di utilizzarla male anche a livello tecnico.
«Assolutamente sì. Molti addetti, troppi, non sono dei professionisti, non sono bravi. A volte l'immagine che ti chiarisce un episodio è quella del controcampo e magari arriva dopo quattro minuti e il Var ha già preso la decisione. Senza vedere l'immagine giusta. Ritardi nell'applicazione della tecnologia e difficoltà nella gestione delle immagini sono deleteri. Quelli che devono vedere le immagini del Var andrebbero allenati. Devono capire anche come guardare determinati episodi».

Ma la percezione della Var è destinata a peggiorare così facendo. D'altra parte, come ha detto recentemente fuori dai denti Michel Platini, uno che nel potere ci è stato e anche parecchio, «gli arbitri stanno sempre con il potere» e il calcio è un'occasione troppo ghiotta in termini economici per lasciarsene sfuggire il controllo. Tanto il calcio, per citare un famoso slogan, non è di chi lo ama, con buona pace di chi il calcio lo ama veramente.

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