De Sisti: "Per me Roma-Fiorentina è una partita speciale"
L'intervista al doppio ex: "Sono romanista, ma a Firenze mi hanno amato. Tifo per entrambe, ma in viola contro i giallorossi per due volte rinunciai a segnare"
Nessuno più di lui può parlarci di Fiorentina-Roma. Quella che ci attende sabato pomeriggio al Franchi è la sfida di Giancarlo De Sisti: 478 presenze in serie A, 50 gol segnati con due sole maglie. Viola e giallorossa. Dieci anni con la Roma (senza contare il settore giovanile) nove con la Fiorentina che ha anche allenato per tre anni, all'esordio della sua carriera da tecnico. Con la Roma (nella stagione in cui entrò in prima squadra) ha vinto la Coppa delle Fiere nel 1961 e la prima Coppa Italia della storia giallorossa nel 1964, con i viola lo Scudetto nel 1969. Ha indossato la fascia da capitano sia a Firenze sia nella Capitale. Fa parte della Hall of Fame giallorossa.
Batistuta, l'altro giorno, ha detto che tifa per la Fiorentina, ma non vuole male alla Roma. De Sisti per chi tifa?
«Batistuta è un decisionista, lo è sempre stato: arrivava ai sedici metri e sparava in porta. Io ho sempre preferito la rifinitura al tiro in porta».
Dove vuole arrivare?
«In questa partita non tifo per nessuna oppure tifo per entrambe, fate voi. Meglio ancora: sono della Roma ma quella contro la Fiorentina per me è una partita speciale. Sono nato in una famiglia di romanisti e per mia fortuna sono stato educato bene, sono cresciuto giallorosso, ho giocato nella mia squadra. Questa è la mia terra. Firenze mi ha accolto ragazzino e mi ha fatto sentire subito importante, poi mi ha aiutato a crescere, amandomi».
Lasciare Roma è stata dura?
«La parola dura non basta a spiegare ciò che ho provato. Ho pianto come un bimbo. Lo ricordo bene. Facevo il militare, a Orvieto, c'era un'esercitazione di carri armati. Che mi avevano venduto me lo comunicò il comandante. Mi prese un colpo, ma non potevo farci nulla. All'inizio mi sentivo un romano in esilio, poi ho pensato a farmi valere».
Il 1° novembre le ricorda qualcosa?
«Certo. Nonostante l'età ho buona memoria. La Coppa Italia vinta nel 1964 in maglia giallorossa mi ha regalato tante emozioni anche perché di trofei non ne ho vinti tantissimi».
Prima ne aveva vinto un altro di trofeo...
«La Coppa delle Fiere. Io ho giocato la gara col Colonia, ero giovane al primo anno con i grandi, venivo dal settore. Fu una soddisfazione, grossa. Iniziavo a giocare davanti a tanta gente, negli stadi pieni».
Torniamo alla sua partita speciale: ci sono gare che ricorda più delle altre?
«Ne ricordo una delle prime in maglia viola contro la Roma, giocavamo a Firenze. Mancava pochissimo alla fine della partita e mi capitò la palla buona per segnare: ero davanti alla porta. Poi arrivò Losi e mandò il tiro sulla traversa. Aspettai troppo. Non me la sono sentita di tirare subito (ride)».
Non ha voluto segnare?
«Me ne ricordo anche un'altra (ride di nuovo). E sempre dello stesso tipo. Ero sempre con la Fiorentina ma stavolta si giocava all'Olimpico, la Roma non se la passava bene, noi invece eravamo forti. Scartai Santarini ed ero solo soletto davanti alla porta, stavolta non potevo sbagliare così la passai a un compagno alla mia destra. Segnò lui».
Non una, ma due volte non ha voluto segnare?
«Non lo so se non ho voluto. In quei momenti magari non ce l'ho fatta a calciare immediatamente».
Oltre ai trofei vinti, qual è la sua gioia più grande da calciatore?
«Questa è facile. Il derby vinto il 1° dicembre del 1974. La Lazio l'anno prima li aveva vinti entrambi ed era scudettata, come momento storico non era il massimo per noi. Vincemmo grazie ad un mio gol, che ancora ricordo bene. Morini dopo aver saltato tutti mi passò una palla che, senza pensarci troppo, sparai verso la porta: non sapevo neanche dove fosse Pulici, ma tirai lo stesso. Feci felice una tifoseria intera. La Curva Sud mi consegnò un elmo da soldato romano che ancora conservo gelosamente. Per me è importante almeno quanto un trofeo anche perché per tornare alla Roma, in quell'anno, lasciai la Fiorentina rifiutando l'Inter. Neanche Mazzola riuscì a convincermi. Mi volle Liedholm».
La Roma attuale...
«È una buona squadra, ma è partita male. Sinceramente non mi aspettavo questo inizio altalenante, mi ha meravigliato. Di Francesco è bravo ed ha un anno di esperienza in più: riuscirà a fare un buon lavoro come del resto ha fatto la passata stagione. I giocatori validi ci sono. Si può risalire la classifica anche se lo Scudetto penso proprio sia ancora destinato alla Juventus».
E la Fiorentina...
«A Firenze stanno facendo bene. Ci sono giovani bravi: Chiesa ha un grande futuro, Simeone pure, a me piace molto anche Milenkovic. E Pioli è bravo quanto modesto».
Come finisce Fiorentina-Roma?
«Non saprei proprio. Per me si tratta una partita davvero speciale e come sempre sarà emozionante vederla».
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