Il tennis saluta sua maestà Roger
La Laver Cup a Londra ultimo torneo per Federer, che terminerà la sua carriera a 41 anni, dopo 24 di attività nel circuito e 20 slam vinti
"Il tennis mi ha trattato meglio di quanto abbia mai sognato". Con queste parole Roger Federer ha annunciato ieri che la Laver Cup che si terrà la prossima settimana a Londra sarà il suo ultimo torneo da professionista. Non giocava da Wimbledon 2020, era uscito dalla classifica Atp. L’addio era nell’aria. Roger Federer è un’essenza che è sempre stato nell’aria non “solo” nei suoi 24 anni da professionista, ma anche prima e dopo. Perché se il tennis, come scrive David Foster Wallace, è un’esperienza religiosa, è eterna. E Roger Federer rappresenta l’eterno fascino di uno sport che ha trovato in lui un’entità capace di andare oltre l’evoluzione di atleti e materiali. La sua è stata un’epoca fortunata, perché segnata dall’incrocio di almeno tre numeri 1. È anche possibile che in qualcosa Djokovic o Nadal gli siano stati superiori, almeno così sostiene qualcuno. Il più grande dei tre forse è il più grande di sempre, ma di sicuro il più grande di sempre non esiste. I numeri sono notevoli, anche se lo svizzero con 20 slam vinti non è quello che ne ha vinti di più e con 310 settimane da numero 1 non è quello che lo è stato per più tempo. Ma i numeri sono anche noiosi se si tratta di parlare di un atleta che fa parte, sempre citando Foster Wallace, di quelli "preternaturali che sembrano essere esenti, almeno in parte, da certe leggi fisiche". Come Alì, Jordan, Maradona, Gretzky. Rogere Federer non suda, la pallina gode quando viene toccata da lui, gli avversari sono dispiaciuti quando lo battono, il pubblico vuole sempre vederlo perché è il più bello da vedere. E se, ad esempio, Alì, Jordan e Maradona sono andati oltre il loro sport anche grazie al carisma espresso in campo e fuori, Federer è andato oltre il suo sport, ma ci è andato “solo” grazie all’estetica dei suoi gesti tecnici. E se a inizio carriera concedeva qualcosa ai suoi istinti, che potevano farne un personaggio, ha lavorato anche su questo aspetto e ha usato “solo” la sua poesia tecnica per stupire ed emozionare. Con la moglie Mirka si è costruito una famiglia e una squadra che lo ha sempre protetto e che va ringraziata, perché gli ha consentito di dedicare ogni energia solo a esprimere il suo tennis fatto di tocchi deliziosi, rovescio a una mano, controllo del corpo, potenza, precisione, tutto e qualcosa in più. Poi c’è stato anche il calcio. Era tifoso del Basilea, la squadra della sua città. Rivelò la sua ammirazione per Totti in un’intervista “innocente”, perché non concessa in prossimità degli Internazionali di Roma (uno dei pochi tornei che non ha mai vinto). Non cercava simpatie nel pubblico locale, come fa ogni tennista in occasione di ogni torneo. Lo ammirava davvero e la cosa non poteva che essere reciproca, dato che Totti ha sempre amato il tennis, sia guardato sia praticato. Hanno anche giocato insieme, hanno smesso più o meno alla stessa età. Anzi, Roger Federer non ha ancora smesso. Vediamoci tutti la Laver Cup, per salutare quello che, chissà, forse non sarà stato il più forte di sempre, ma di sicuro è stato il più bello da vedere.
© RIPRODUZIONE RISERVATA