23 agosto 1952: settant'anni fa Ciancola è campione del mondo
Il testaccino iridato tra i dilettanti nella prova in linea. Un pezzo di storia dello sport romano e uno dei successi giallorossi più importanti di sempre
È il 23 agosto 1952. Settant’anni fa. È uno dei più grandi successi dell’A.S. Roma Ciclismo e, più in generale, della Polisportiva che ha fatto parte dell’A.S. Roma dal 1927 al 1967. È un pezzo di storia dello sport romano perché chi lo scrive è un romano purosangue, un testaccino come Luciano Ciancola, che diventa campione del mondo di ciclismo dilettanti nella prova in linea che si disputa a Lussemburgo. Un successo atteso da un anno, perché già da tempo Ciancola è tra i miglior dilettanti, ma la prova iridata dell’anno precedente non era andata bene. Invece nella seconda opportunità non sbaglia. "Ciancola campione del mondo - scrive L’Unità - Le grandi gioie come i grandi dolori toccano il cuore, fanno piangere. Il commissario tecnico Proietti piange di gioia. La vittoria di un suo ragazzo, forse il ragazzo che gli è più caro, lo fa piangere". "L’aspettavo questa vittoria - dice il commissario tecnico azzurro - volevo far vedere che ai giochi olimpici di Helsinki non ero io che avevo sbagliato. Però quante ce ne hanno dette, ora devono rimangiarsi tutto. Ciancola ha il cuore nelle rose. La fatica della corsa non lo ha toccato". E poi... “Ciancola è di Roma”, dettaglio non da poco. “Più delle parole, guarda ai fatti. E il più bel fatto del giorno è l’ordine d’arrivo della corsa dell’arcobaleno”. Scorrendolo, ci si imbatte in nomi incredibili, come quello di Gastone Nencini, poi due volte vincitore del Giro d’Italia da professionista, e soprattutto di Jacques Anquetil, il Miguel Indurain degli Anni 60, vincitore di cinque Tour de France, due Giri d’Italia e una Vuelta. E ciò valorizza ancora di più oggi, a settant’anni di distanza, l’impresa di Luciano Ciancola.
Il percorso prevede dieci giri da 17,5 km l’uno, per un totale di 175 chilometri. Il primo giro vola via fortissimo, a 45 chilometri orari di media, con una caduta che costringe già qualche concorrente al ritiro. Gli italiani, anche per evitare rischi simili, si mettono alla testa del gruppo. Il primo strappo arriva proprio da un gruppo alla cui testa c’è Anquetil... Alla fine del primo giro, però, sono di nuovo tutti insieme. Il secondo giro va avanti sempre a ritmo alto, ma senza scossoni nei piazzamenti, finché una caduta all’ultima curva coinvolge alcuni italiani tra cui lo stesso Ciancola. Nessuna conseguenza, per fortuna. Ci si rimette in piedi e, in breve tempo, in gruppo. E spunta un altro grande nome: Erik Van Looy, belga, che da professionista vincerà per due volte il Mondiale e che porterà a casa anche una Milano-Sanremo, due giri delle Fiandre, tre Parigi-Roubaix, una Liegi-Bastogne-Liegi e un Giro di Lombardia. Un altro super-campione che s’inchinerà a Ciancola. Cade anche Van Looy e al terzo giro l’Italia sembra in difficoltà. Un gruppetto va in fuga e prende più di due minuti sul gruppo fino al quinto giro, quando Ghidini e Guerrini danno il via alla riscossa dell’Italia. Ciancola, Bruni, Fantini e Nencini restano coperti. Il distacco però non diminuisce e così al sesto giro Nencini inizia a scattare, sempre ripreso da belgi e olandesi, finché non arriva a spezzare il gruppo proprio mentre Ghidini e Guerrini iniziano a mollare. Al settimo giro entrano in scena anche Ciancola e Fantini e finalmente avviene il ricongiungimento.
Ora inizia un’altra gara. Scatti e contro-scatti tra il settimo e l’ottavo giro, finché al nono prova la fuga Fantini. Il suo passo, però, diventa presto pesante. Il gruppo è tirato da Bettembourg, che guida il ricongiungimento. All’ultimo giro ecco il momento di Ciancola, che inizia a spingere e si porta dietro Gelissen, Ludwig, Andressen e Van Genechien. Il gruppo degli inseguitori si spacca in due, Ciancola prova anche la fuga solitaria, senza successo. Ormai è chiaro, all’ingresso in Lussemburgo, che la gara finirà in volata. "Ecco laggiù sul rettilineo un mucchio di biciclette che vengono giù di gran volata - scrive L’Unità - Sprint, grosso sprint. Da un gruppo di maglie color dell’arancio ecco che si fa largo una maglia azzurra. È quella di Luciano Ciancola, che stringe i denti e si impone con una volata fulminante. Ma, dall’esterno esce van de Brekel che passa sul nostro come un fulmine. Chi ha vinto, dunque? Ciancola o van de Brekel?". L’incertezza genera confusione, dalle foto i due sembrano effettivamente pari. Si aspetta il fotofinish, che viene visionato con cura. Analizzandolo, e vedendo che Ciancola è comunque di poco avanti, si scopre anche che van de Brekel ha cambiato la biciclietta in corsa, cosa che nel regolamento del Mondiale non è permessa. Aveva tre biciclette pronte in tre posti diversi. Sperava che nella grande confusione non si notasse il trucco. Ma gli avversari avevano gli occhi aperti... Così, cadono tutti i dubbi. Viene squalificato e Ciancola è campione del mondo. In pochi secondi viene travolto dagli abbracci e portato in trionfo.
Qualche giorno più tardi, alla stazione Termini, ci saranno migliaia di persone a festeggiarlo. Tra loro ci saranno in prima fila anche Armando Lugari, presidente dell’A.S. Roma Ciclismo, Pietro Chiappini e l’onorevole Baldassarre, che ha da poco lasciato la presidenza dell’A.S. Roma a Renato Sacerdoti. Ci saranno anche i dirigenti dell’A.S. Testaccio, a completare un quadro tutto romanista che prevede perfino un telegramma di felicitazioni con le firme di tutti i giocatori della Roma calcio. "Sono felice, raggiante - dichiara Luciano - era un sogno che durava da un anno e che si è finalmente realizzato. Mi sentivo benissimo, avevo raggiunto un grado di forma perfetto. Quando ho visto lo spiraglio non ho esitato un momento a tuffarmici. Sono contento per tutti. Per me, per l’A.S. Roma Ciclismo, per i miei vecchi dirigenti del Testaccio, che non mi hanno mai dimenticato". Poi viene interrotto da altri tifosi. "Luciano, metti la maglia!". «Quella di campione del mondo?», chiede lui. «E quale, sennò?». Quella vinta esattamente settant’anni fa dall’A.S. Roma Ciclismo.
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