Mourinho si stringe intorno a Eriksen: «Uniti per Christian»
Il portoghese: «Ho pianto pregato per lui, ora le notizie sono buone e bisogna festeggiare» Il ct danese: «Non avremmo dovuto giocare». Il medico: «Era morto, non so come l'abbiano salvato»
«Ho pianto e pregato per Eriksen». Il loro rapporto non è stato dei migliori ai tempi del Tottenham, ma quello che è accaduto al centrocampista danese non può aver lasciato indifferente José Mourinho, che con lui ha condiviso lo spogliatoio per alcuni mesi. Il futuro allenatore della Roma ha raccontato a Talksport le emozioni provate nei drammatici momenti in cui Eriksen lottava tra la vita e la morte: «Non riesco a smettere di pensare a quello che è successo - dice sincero Mourinho, che però guarda avanti - Penso che sia un giorno per festeggiare, non per essere tristi». Perché per fortuna tutto è andato per il meglio: «Fortunatamente il calcio è andato andato in una direzione con più organizzazione, protocolli, alto livello dei medici e degli specialisti. E credo anche che Dio stesse guardando il calcio in quel momento. Il tutto, messo insieme, ha permesso a Christian di restare con noi, con la sua famiglia, di essere vivo».
Una tragedia scampata può insegnare a dare il giusto peso alle cose e a guardare la vita sotto un altro punto di vista: «Tutto questo è molto più importante del calcio, ma allo stesso tempo credo che abbia mostrato anche i buoni valori del calcio. L'amore, la solidarietà, lo spirito di famiglia. Non si trattava solo della sua famiglia, ma della famiglia del calcio. Il calcio unisce le persone». Ma in quegli attimi, tutto il mondo ha tenuto il fiato sospeso: «Ieri ho pregato, ieri ho pianto, come credo l'abbiano fatto in milioni nel mondo. Credo l'abbiano fatto in tanti, perché il calcio può unire le persone. Ieri, anche per le ragioni sbagliate, il calcio ha unito le persone. E alla fine possiamo festeggiare perché Christian è vivo». Le notizie delle ultime ore fanno ben sperare, il peggio è passato: «Non ho parlato con lui, ma ho parlato con Pierre-Emile Hojbjerg (compagno di Eriksen in nazionale ed ex giocatore di Mourinho al Tottenham, ndr) questa mattina e lui è molto positivo su Christian. Le notizie sono buone, quindi penso che sia un momento per festeggiare».
Il ct: «Non dovevamo giocare»
Il giorno dopo il grande spavento, dal ritiro della Danimarca arrivano le prime dichiarazioni su quanto successo durante la partita contro la Finlandia. Il ct della nazionale Kasper Hjulmand ha svelato alcuni dettagli sulle condizioni di Eriksen: «Era preoccupato per noi e per la sua famiglia, ha detto che non si ricordava molto e che era preoccupato per noi. È tipico di lui, questo dimostra che grande giocatore e che grande persona sia. Voleva che giocassimo, è un calciatore e si sente meglio quando si gioca a calcio». La Danimarca ha ripreso a giocare poco dopo l'accaduto, ma i giocatori erano sensibilmente scossi: «Domani proveremo a ritrovare il focus, i miei ragazzi hanno sofferto un trauma, patito lo stress. Forse per qualcuno è ancora troppo presto per riuscirci, cercheremo di usare questo evento per unirci ancora di più e fare il nostro meglio nei prossimi incontri». Per l'allenatore, a freddo, la sua squadra non avrebbe dovuto giocare: «Guardando indietro, penso che sia stato sbagliato far scegliere ai giocatori tra le due possibilità. Erano in condizioni di stress e non sapevano come stesse il loro amico. Ho la sensazione che non avremmo dovuto giocare, magari saremmo dovuti solo salire sul bus e andare a casa. Ma è una cosa che penso ora, è stata una decisione difficile. Penso che sia stato sbagliato far scegliere ai calciatori. Io sono orgoglioso di loro, intendiamoci. Ieri abbiamo visto cosa è il calcio: spirito di squadra, compassione, amore. È stato anche un grande segnale».
Il medico: «Christian era morto»
Insieme al ct ha parlato anche il medico della Danimarca Morten Boesen, che ancora stenta a credere che Eriksen sia vivo: «Christian era morto. C'è stato un arresto cardiaco, se n'era andato, non so come abbiamo fatto a riportarlo indietro». Sulle possibili cause: «Non abbiamo una spiegazione sul perché sia successo. Ieri la squadra è stata assistita per tutta la notte da quattro professionisti per l'assistenza psicologica. Abbiamo fatto dei gruppi di aiuto, tutti hanno potuto esprimere i loro sentimenti. Questa mattina questi professionisti sono tornati e i giocatori hanno potuto beneficiare di un aiuto medico, apprezziamo molto l'aiuto arrivato da fuori».
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