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Caso tamponi, deferita la Lazio: cosa rischia il club biancoceleste

Nel mirino della Figc il presidente Lotito e i medici Pulcini e Rodia: le accuse riguardano la mancata comunicazione delle positività di alcuni tesserati alle Asl

PUBBLICATO DA Lorenzo Latini
17 Febbraio 2021 - 09:15

La Procura Federale ha chiuso le indagini sul "caos tamponi" e ha deferito la Lazio, il suo presidente Claudio Lotito, il responsabile sanitario Ivo Pulcini e il medico sociale Fabio Rodia per violazioni dei protocolli sanitari anti-Covid della Figc. Le accuse mosse al patron biancoceleste e a Pulcini e Rodia riguardano principalmente la mancata comunicazione delle positività alle Asl competenti in tre occasioni: la prima, il 27 ottobre, riguardava otto tesserati, contagiati (stando ai tamponi Uefa) il giorno precedente, in vista di Brugge-Lazio del 28 ottobre; la seconda, sempre relativa a otto tesserati, risale al 3 novembre, alla vigilia della trasferta contro lo Zenit San Pietroburgo; in mezzo ai due impegni appena citati, il 30 ottobre, il club avrebbe mancato di comunicare la positività di tre tesserati in vista della trasferta di campionato con il Torino.

A proposito di quest'ultima gara, andata in scena l'1 novembre 2020, c'è anche la mancata comunicazione dei "contatti stretti" dei tesserati positivi; secondo il Procuratore Chinè, non sarebbero state neanche concordate con le Asl locali e competenti le modalità dell'isolamento fiduciario: in poche parole, «per non aver attivato - si legge nella nota della Figc - alcuna misura di prevenzione sanitaria con riferimento ai cosiddetti "contatti stretti" dei tesserati risultati positivi al Covid-19. Altre accuse: il 3 novembre non viene impedito a tre calciatori di allenarsi con il gruppo squadra, nonostante la loro positività al tampone Uefa effettuato il giorno precedente. Positività che, si legge, era «nota al dott. Rodia».

Tra le questioni analizzate dalla Procura Federale c'è anche il mancato isolamento di dieci giorni (in caso di asintomaticità) di un calciatore, risultato positivo il 26 ottobre e addirittura sceso in campo l'1 novembre nella partita Torino-Lazio, vinta nel finale dalla squadra di Simone Inzaghi. Mancato isolamento per un proprio calciatore che si ripete una settimana dopo: il 2 novembre il tampone dà esito positivo, ma l'8 (sei giorni dopo), il giocatore viene inserito nella distinta per Lazio-Juventus.

Il club è stato deferito a titolo di responsabilità oggettiva «per il comportamento posto in essere dal presidente Lotito e dai medici Pulcini e Rodia»; dovrà poi rispondere a titolo di responsabilità propria «in ordine all'osservanza dei Protocolli Sanitari (...) a carico anche delle Società in modo diretto». Ora la questione verrà dibattuta davanti al Tribunale Federale, ma le sanzioni variano a seconda della gravità delle violazioni riscontrate: dall'ammenda ai punti di penalizzazione in classifica, fino alla retrocessione o all'esclusione dal campionato.

Tramite una nota sul sito del club, il portavoce di Lotito, Roberto Rao, ha dichiarato «si tratta di una questione relativa all'interpretazione delle norme». Aggiungendo: «Rimaniamo in attesa che venga fissata l'udienza per la trattazione dinanzi al tribunale federale. Confidiamo nella giustizia sportiva, che si esprimerà nelle sedi preposte, affinché venga ristabilita la corretta ricostruzione dei fatti e venga riconosciuta la totale estraneità rispetto agli addebiti contestati». Interpellato da LaPresse, il responsabile sanitario Ivo Pulcini si è detto «super tranquillo e felice di poter spiegare la posizione».

Lazzari squalificato

Rimanendo in tema Lazio, il Giudice sportivo ha sanzionato con una giornata di squalifica Manuel Lazzari, colpevole di aver pronunciato un'espressione blasfema (ripresa dalle telecamere) in occasione della sfida contro l'Inter.

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