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De Rossi: "Mettere in discussione Fonseca adesso è pura follia"

Il Sedici: "La società è dalla sua parte, sta dimostrando che la squadra quando scende in campo sa cosa deve fare. Pellegrini sta maturando da leader"

PUBBLICATO DA La Redazione
08 Febbraio 2021 - 20:53

Daniele De Rossi ha partecipato alla diretta su Twitch con Vieri, Cassano Ventola e Adani. Il Sedici ha parlato delle sue ambizioni e dei suoi obiettivi da allenatore, riferendosi anche alle sue esperienze vissute da calciatore. Poi anche della Roma di Fonseca. Ecco un estratto delle sue parole.

Hai avuto opportunità di andare ad allenare la Fiorentina? Saresti stato pronto?
"Non mi aspettavo che Gattuso potesse diventare allenatore e invece ora mi piace fortissimo. Finché non inizi non sai se sei pronto. A Livello legale non ero pronto e i discorsi finiscono lì. Poi ci devi provare, ho detto lo stesso su Pirlo, uno che ha il coraggio di prendersi quelle responsabilità devi sentirti pronto. Poi devi vincere le partite e fare i punti e ti mette molto alla prova. Sono elettrizzato all'idea di iniziare. Iniziare in una piazza molto calda a me piacerebbe tantissimo".

Hai un'idea di calcio?
"Non c'è un mio calcio, non dobbiamo inventare niente. C'è da ispirarsi e prendere spunti e quando inizi ti relazioni con quelli più forti. Per me il più forte di tutti è Guardiola, tutti capiscono quello che fa ma non tutti riescono a farlo. Se devo iniziare lo faccio con quella filosofia lì. Lui ha cambiato il calcio, ha avuto una squadra e un giocatore che gli ha permesso di farlo, però aveva delle idee di cui sicuramente hanno giocato anche i giocatori. Vedeva un e giocava anche un calcio diverso dal nostro".

Una volta mi hai detto che Spalletti è quello che ti ha influenzato di più da tecnico. La prima volta a Roma.
"Al di là dei problemi ambientali che si sono creati anche nella seconda esperienza a Roma l'ho trovato fortissimo. Per me è nettamente uno dei più forti che abbia mai avuto. Non è facilissimo di carattere ma ho avuto un ottimo rapporto con lui. Secondo me a livello di campo e idee è fortissimo. Non mi ha influenzato solo lui, io ne ho avuti tanti sono stato fortunato. Io ho avuto Capello, Lippi, un'altra generazione ma sono allenatori che hanno fatto la storia del calcio europeo. Spalletti mi ha segnato di più perché ce l'ho avuto di più, ma sbaglierei se non pensassi anche ad altri".

Su Luis Enrique avevi visto bene.
"Credo che quell'anno avesse una buona squadra ma non tra le più forti in cui ho giocato alla Roma. Quando si parte con un'idea non puoi lasciarlo dieci mesi. Non gli perdonerò mai il fatto di voler essere andato via, ma era veramente un grande allenatore. Il primo allenamento si è presentato, ci ha dato il pallone e ci ha detto di giocare. Poi ci ha spiegato che voleva conoscerci. Pur non ottenendo risultati ci ha cambiato il modo di giocare. Penso che se fosse rimasto ci saremmo divertiti tanto".

Su Fonseca e il tempo a sua disposizione.
"Il paradosso della nostra città. Lui è quarto in classifica e guardando il calendario magari sarà ancora più su tra due settimane. Metterlo in discussione ora è pura follia. E' innegabile che la Roma fatichi contro le squadre un po' più forti, ma ha bisogno di tempo. La società è dalla sua parte, sta dimostrando che la squadra sa cosa deve fare. Non ci si può accontentare con le grandi di perdere dignitosamente, ma per il percorso che sta sviluppando è in piena linea, se non qualcosa di più. La Roma per me è una squadra forte, non è dietro a Lazio, Napoli, Atalanta, Milan. Poi c'è un discorso di ambizione e si deve ricominciare a pensare come facevamo noi che quando arrivavamo secondi ci dava fastidio. Lo scorso anno parlai con un dirigente della Roma e mi disse di essere molto soddisfatto e che le cose stavano andando molto bene. La Roma era quinta se non sbaglio dietro al Cagliari e io dissi che non era propriamente giusto. Dire che tutto va male da terzo è pura follia".

La rosa della Roma senza Dzeko, Mkhitaryan e Pedro è di basso livello?
"Bhe, leva Immobile, Milinkovic-Savic e Luis Alberto alla Lazio...Ci sono due squadre con undici campioni, basta".

Com'è Villar?
"Forte. Le prime volte mi è sembrato subito uno che sapeva cosa fare con la palla tra i piedi e che ragionava. Mi ricordo un gol sbagliato alle prime partite e fu criticato tanto. Villar ha un ottimo futuro, come Ibanez è un buon difensore. Poi Villar va messo in un discorso in cui tanti centrocampisti Pellegrini sta facendo il salto di qualità che gli si chiedeva. Da quando fa il centrocampista e non il trequartista ed è un altro che si sta ritagliando uno spazio da leader".

Il problema a Roma è la pressione della piazza?
"Il fatto che la piazza sia esigente e a volte pesante sono d'accordo. Ma quando c'eri tu (a Cassano ndr) ogni anno doveva fare cessioni importanti. Io da allenatore vorrei cambiare questa mentalità, se la Roma non avesse venduto i più forti, anche dopo, i vari Vucinic, Salah, Alisson e così via, la storia sarebbe diversa. Altre squadre non hanno queste necessità, così è dura competere".

Sulle critiche e l'ambiente romano.
"Secondo me la storia dell'ambiente romano è anche ingigantita. La domenica dopo la Roma gioca e nessuno ammazza nessuno, poi certo devi avere la personalità per reagire. (A Cassano) Tu eri diverso, in quei momenti tu ti ci esaltavi, tu ti divertivi a essere bersagliato e a volte è stato anche un limite. Non tutti si trovano bene in quella situazione, ma poi c'è la partita dopo e la giochi. Non è più negli Anni 80 o quando abbiamo iniziato noi. L'ambiente è tosto ma è vivibile".

(Da Cassano) A Roma in questo momento non vedo personaggi con gli attributi come te.
"Tua hai fatto una distinzione tra me e Totti che hai detto che era più taciturno. Però aveva una personalità in campo. Esiste uno come me che magari con un problema nello spogliatoio andava a parlare e aiutare i compagni. Ma poi conta quello che parla meno ma se stai perdendo 2-0 non si nasconde mai. Totti risolveva le problematiche in campo, non l'ho mai visto nascondersi, come faceva anche Pirlo.. Io ora non sono dentro alla Roma e non lo so. So che ci sono giocatori e ragazzi che hanno più personalità di quanta ne possano mostrare a noi che guardiamo da fuori. Pellegrini, non dico che sia Oliver Kahn, ma dico che sta facendo un cambio. Sia da come parla sia da come gioca. Prima era più fumoso e bello a vedersi, ora lo vedo molto costante, concreto, ancora più utile".

Sul suo legame con il Boca e i tifosi argentini.
"Io sono romano e romanista, il brivido che mi dà la Roma non me lo darà mai nessuno, non mi approprio di colori che non sono miei. Però io sono un testimone e penso veramente che siano pazzeschi in tutto, nel loro modo di vivere il calcio. Anche se si parla del River, hanno un entusiasmo incredibile. I tifosi del Boca mi sono entrati veramente dentro".

Pellegrini come leadership può essere il seguito di Totti e De Rossi?
"Sì, lo sta facendo. Poi ognuno ci mette il suo tempo a sviluppare una determinata personalità. Dopo il 3-0 nel derby si è messo la fascia di capitano, è entrato in campo e ha fatto partite buone. Non è un ca**sotto".

Cosa ammiri di Conte allenatore?
"Lui è un altro allenatore che mi è entrato dentro. Abbiamo fatto un'esperienza in cui tutti abbiamo pianto per come era finita la nostra esperienza. Quella Nazionale ha dato tutto in campo ed era merito dell'allenatore. E ha continuato a farlo con gli altri Club e rischia di vincere quest'anno anche con l'Inter. Lo stimo tanto non solo sul campo ma anche, meno bello ma efficace. Ho conosciuto anche l'uomo ed è particolare ma leale. Essere un suo giocatore è difficilissimo ma è molto bello, ti chiede il massimo ma è appagante. Una volta mi ha detto che se avessi continuato a giocare così non mi avrebbe chiamato all'Europeo, così, diretto. Ma è meglio quelli che te lo dicono piuttosto che quelli che ti sfondano da dietro, e me ne sono capitati tanti, anche in Nazionale".

Conte è obbligato a vincere.
"Non è una lettura sbagliata, ma ci sono tante altre squadre forti. La Juve mi impressiona ogni volta che vedo le sostituzioni. Io penso che lui dentro allo spogliatoio parli sempre di vincere perché lo chiedeva a noi anche se non avevamo una squadra forte come le altre. Spero finisca presto questa storia della pandemia perché mi farà bene vedere uno dei suoi allenamenti. Lui poi sai come si vince e come si crea una struttura mentale nella testa del giocatore. Però pensa che possa e debba provare e vincere fino all'ultimo e penso che abbia già settato la sua squadra su quell'obiettivo lì".

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