Pippo Russo: «Ronaldo è un grande rischio per la Juve. Mendes è uno dei mali del calcio»
Intervista all’autore del libro sull’agente: «Scettico sulla trattativa per CR7, ma adesso meno. Con loro c’è sempre il rischio di una manovra mediatica»
Grande illusione o gigantesca trattativa. Comunque vada a finire, l'accostamento fra la Juventus e Cristiano Ronaldo sta catalizzando l'attenzione mondiale. Anche per la meticolosa regia di Jorge Mendes, più che un procuratore, il vero e proprio plenipotenziario dell'azienda CR7. Su di lui il sociologo e giornalista Pippo Russo ha scritto un libro nel 2016, "L'orgia del potere", pubblicato la scorsa estate anche in portoghese, che meglio di chiunque altro ne traccia profilo, capacità e misfatti: «Un fuoriclasse nel suo ambito, ma anche uno dei mali del calcio dal mio punto di vista», il pensiero di Russo.
Pippo, la trattativa fra Juve e Ronaldo può andare in porto?
«Sulle prime credevo fosse molto difficile. Il tam-tam delle ultime ore mi fa pensare che qualcosa ci sia. Aspettiamo».
Perché sì e perché no?
«Sì, perché Mendes è in rotta con il Real Madrid. No, perché quando sono coinvolti lui e Ronaldo c'è sempre il rischio di un'enorme manovra mediatica e propagandistica».
Per i bianconeri è praticabile un'operazione simile?
«La clausola di un miliardo per il cartellino è irraggiungibile per chiunque. Leggo che il prezzo crollerebbe a "soli" - sia inteso fra tante virgolette - cento milioni, che per i parametri attuali trovo irrisoria».
Anche un giocatore che si avvia verso i 34 anni?
«Cristiano ha un contratto con il Real fino al 2021 ed è sul podio dei fuoriclasse mondiali. Rapportata alle cifre impazzite degli ultimi tempi, mi sembra bassa. Poi c'è l'ingaggio, che è il vero nodo...»
Si parla di un contratto fra i 30 e 40 milioni l'anno.
«Netti. Che vuol dire fra i 60 e gli 80 di esborso per chi deve stipendiarlo. Finanziariamente un suicidio, o comunque un grosso rischio».
Si dice che l'indotto generato potrebbe coprire le spese.
«Vorrei avere le stesse certezze di chi prefigura scenari simili. Andiamoci cauti con gli incassi scontati: i proventi del marketing e del merchandising in Italia sono bassi. Ronaldo li alzerebbe senza dubbio, ma non nella misura ipotizzata».
Che tipo di ritorno può avere allora un'operazione simile?
«Oltre a quello tecnico, la Juve avrebbe sicuramente un beneficio comunicativo, che in realtà è già in corso. Ma le ripercussioni oltre che sulle finanze, potrebbero gravare anche sugli altri giocatori».
In che modo?
«L'impatto di uno stipendio oltre i 30 milioni può essere devastante: ci può stare che si accetti di percepire due, anche tre volte meno del migliore. Non certo sette o dieci».
E sul fair play finanziario?
«Sono tutti morigerati fino al 30 giugno, poi partono i baccanali. La Uefa farebbe bene a vigilare tutto l'anno».
Fra i neo-juventini c'è Cancelo, anche lui della scuderia di Mendes e costato una discreta cifra.
«Diciamo anche esagerata. Sintomo ulteriore di un avvicinamento di Mendes al calcio italiano, dopo i contatti già avviati con Napoli e Lazio. Quando è in ballo lui, le coincidenze non esistono: ragiona in termini di alleanze».
Con chi?
«Con i club. È stato molto amico di Atletico Madrid e Porto, poi di Chelsea e Real, con cui però ha allentato le relazioni. Nel duopolio spagnolo è ora vicino al Barcellona. Le rivelazioni di Football Leaks sui conti offshore e i guai di Ronaldo col fisco, lo hanno portato ai ferri corti con Florentino Perez. La sua manovra mediatica di pressione va letta anche in questa ottica».
Perciò CR7 sarebbe in uscita?
«Gestire Cristiano è complicato: si tratta di un'azienda globale a sé stante. Lui, Messi, Neymar, sono giganti che prescindono dalle squadre in cui giocano. Ma a Madrid non possono concepire che un singolo si ponga davanti al club più importante del mondo».
Alla Juve probabilmente sarebbe ancora più accentratore.
«Senz'altro. Ma con lui la Juventus si rivaluterebbe agli occhi del mondo: adesso è "soltanto" leader di un calcio in decadenza. Mendes potrebbe averla scelta anche per ampliare il suo territorio di caccia all'Italia. Lo dico io che penso rappresenti uno dei mali del calcio: è un fuoriclasse nel suo ambito, ha una visione strategica raffinatissima, sa come e dove rilanciarsi».
Chi si rilancia intanto è il titolo bianconero in Borsa.
«Le impennate delle ultime ore sono rilevanti quanto anomale, trattandosi solo di voci e non di ufficialità: ma finché va bene alle autorità dei mercati... Poi ci sarà l'impatto sui conti, che andrà valutato più avanti, a cose fatte. Se si faranno».
Si era parlato anche del Manchester United di Mourinho, altro assistito di Mendes.
«La premessa è che lui da sempre fa affari con lo United, ma paradossalmente da quando c'è Mourinho meno, lasciando anzi campo a Raiola. Forse perché Mou è più autonomo, quasi un agente di se stesso. Ma su Ronaldo sono scettico: sono due primedonne e a Madrid non hanno avuto un grande rapporto. Poi non mi stupirebbe la sorpresa finale con questi attori».
Come finisce questa storia?
«Resto scettico, ma meno rispetto all'inizio. L'arrivo di Cristiano innalzerebbe la Juventus a una dimensione ancora più estranea di quella attuale rispetto alle altre italiane. Il suo arrivo farebbe saltare ogni equilibrio, nel bene ma anche nel male per i bianconeri».
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