I furbetti del playoff
Il 25 giugno si decideranno le regole del Piano B: ma andava stabilito prima. E vogliono restringerlo a 4 squadre: ma con distanze minime non si potrà limitare alcun diritto
A dar retta agli spifferi dei palazzi, i club della Serie A hanno ottenuto da Gravina l'impegno a "scansare" il rischio dei playoff, formula che proprio ai padroni del nostro calcio non piace. Dal punto di vista normativo è giusto e comprensibile: è assurdo pensare di modificare in corso il format di un campionato, salvo però cause di forza maggiore. Ed è proprio quest'ultima frase però che agli ingordi presidenti non va giù. Loro vogliono essere più forti della causa di forza maggiore. Qui sta la vera anomalia. Cerchiamo di spiegarci.
Delle storture di un campionato falsato dal Covid abbiamo già scritto ampiamente nei giorni scorsi. E senza arrivare, ci auguriamo, ai picchi d'indecenza del campionato russo (dove una squadra decimata dal Coronavirus, il Rostov, è stata costretta a giocare lo stesso contro un'altra, il Sochi, e ha dovuto schierare la squadra giovanile, perdendo 10-1), la Serie A ha appena ripreso fiera il suo cammino, come un Cappuccetto Rosso che ignorando le norme di sicurezza decida di attraversare il bosco per arrivare dalla nonna, e vedremo che succederà in quest'estate di partite quotidiane con il paese ancora mezzo bloccato, con gli effetti del lavoro ridotto che presto si faranno materialmente sentire nelle famiglie, le alte temperature estive e tutto il resto.
Ci stiamo adattando tutti ad una nuova realtà, piena delle ipocrisie che le partite peraltro svelano in diretta tv, con i giocatori distanziati e in mascherina in panchina e poi a scambiarsi droplet in campo, con il saluto col gomito all'arbitro e il mucchio selvaggio dopo il gol, per non parlare delle manifestazioni di comprensibilissima esultanza nelle strade delle città che, come Napoli mercoledì, vivranno momenti di gioia per i traguardi raggiunti. E speriamo davvero che a nessuno venga in mente di surrogare la Playstation della Coppa Italia (anche se a quanto pare lo sponsor del campionato è affascinato dall'idea di copiare quello della finale dell'Olimpico) con le terribili bandiere colorate sventolate a ritmo di salsa. Il fatto è che il rischio che la stagione non si possa finire, seppure ormai decisamente basso, va comunque messo nel conto. E, nel caso Gravina era stato chiarissimo: il piano B sono i playoff, il piano C la classifica ponderata con il famigerato logaritmo. Ma se quest'ultima ipotesi è stata ormai assimilata, quando qualcuno ha spiegato la sportività dell'equazione scelta, sul piano B ci sono ancora resistenze.
E a quanto pare i presidenti hanno ottenuto due vittorie importanti, la prima di forma e la seconda di sostanza. La prima è che non si è riusciti a stabilire le regole prima della ripartenza del campionato. Era un impegno di Gravina, non rispettato: al massimo se ne saprà di più nel Consiglio del 25 giugno. La seconda è che la tendenza sarà ridurre al massimo le gare degli eventuali playoff e playout. E dunque limitarli a due o quattro squadre per lo scudetto e a due squadre per evitare la retrocessione (con le ultime due retrocesse d'ufficio). È chiaro che ogni formula può essere buona o pessima a seconda del punto di vista da cui la si guarda. Ma se non è stato fatto prima (e questo a noi pare gravissimo, ma a quanto pare a tutti gli altri giornali sta bene così), si stabilisca giovedì 25 un criterio davvero meritocratico che definisca almeno il diritto di giocarsi i posti immediatamente superiori in base allo scarto di punti, e chiaramente anche non oltre una scadenza temporale (10 luglio?).
Se tra prima e seconda (e magari terza o quarta), o terza, quarta e quinta, o sesta e settima e magari ottava, e così via, fino alla coda della classifica, lo spazio di punti al momento della sospensione sarà ragionevolmente ridotto (si individui al riguardo un altro logaritmo, il più leale possibile) sarà obbligatorio definire un calendario di spareggi per consentire a chi fosse in leggero ritardo di colmare il gap con una partita secca, anche magari avendo a disposizione solo un risultato su tre. Avendo raggiunto in questo difficile percorso l'onore di quasi tutti i contendenti, ora il presidente federale Gravina rischierebbe di rovinare tutto se limitasse quel diritto.
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