Pierfilippo Capello: «Controeffetto Neymar e Fpf più morbido. L'impatto del Covid sul mercato»
L'avvocato, figlio dell'allenatore: «In calo ingaggi e cartellini. Possibili ostacoli dai prestiti tra diverse leghe. La proroga può creare controversie»
Ora che la ripresa della stagione è diventata anche in Italia un'ipotesi concreta, ci si interroga sugli effetti dello spostamento in estate dell'attività agonistica. Mercato, contratti, prospettive economiche di club e giocatori: sono diversi gli scenari extra-campo non ancora chiari. Il Romanista ha chiesto delucidazioni a uno dei massimi esperti in materia di diritto sportivo, l'avvocato Pierfilippo Capello, figlio dell'artefice del terzo scudetto e partner dello studio legale internazionale Osborne Clarke.
Avvocato, cosa comporta la probabile proroga della stagione oltre il 30 giugno?
«Potrebbe comportare controversie civilistiche, perciò la decisione dovrà essere unanime. Se anche Federazione, Lega e Aic convergessero sulla scadenza differita di prestiti e contratti, una qualsiasi delle parti potrebbe impugnare il provvedimento davanti a un giudice ordinario, che probabilmente confermerebbe la vecchia scadenza».
Perché dovrebbe accadere?
«Un giocatore che per esempio gioca in uno dei campionati già chiusi e ha un nuovo accordo già firmato, potrebbe chiedersi perché deve essere costretto a restare fermo. D'altra parte il presidente di una squadra a metà classifica potrebbe non voler pagare gli stipendi di luglio e agosto di chi ha esaurito il proprio vincolo con la sua società».
E per i prestiti?
«La questione è duplice: quelli fra squadre della stessa Lega possono essere prolungati con un accordo collettivo; quelli internazionali sono regolati da Uefa e Fifa, che forniscono linee guida più che norme vincolanti. Al 95 per cento la questione si risolverà, ma potrebbe esserci qualche complicazione».
Per esempio?
«Prendiamo il caso di Icardi. La Ligue 1 è già finita, la Serie A dovrebbe proseguire fino ad agosto. Ma il suo prestito dall'Inter al Psg scade il 30 giugno. Una normativa poco rigida come quella attuale permette diverse interpretazioni».
Lockdown e ripresa a porte chiuse influiranno sui fondi destinati al mercato?
«Dipende dalle categorie. Sui club di Serie A influiscono relativamente: certo, gli abbonati chiederanno il rimborso, gli sponsor proveranno a pagare meno, ma il grosso degli introiti arriva dalle tv e l'attuale sospensione delle imposte permette di contenere i danni. Sulle società di B e soprattutto di C, il ticketing costituisce invece un indotto fondamentale. I mancati incassi del botteghino avranno sicuramente ripercussioni».
La gestione post-Covid potrebbe però essere più complessa per chi ha monte ingaggi alto.
«Generalmente chi fronteggia costi di gestione elevati, ha anche rapporti strutturali con grandi sponsor o investitori in grado di coprire le perdite. E penso sia più semplice far accettare decurtazioni a chi percepisce ingaggi multimilionari, rispetto a chi ha stipendi più bassi».
Le possibili modifiche al Fair play finanziario cosa comportano nell'immediato futuro?
«I principi resteranno in vigore, saranno ritoccati i numeri. Potrebbe essere tollerato un tot di indebitamento per la stagione che verrà e forse quella successiva. A fronte di un dimostrabile calo delle entrate per la pandemia, potrebbe essere consentito l'aumento di capitale o la copertura tramite sponsor, senza calcolare le perdite nel triennio come accaduto finora».
Si potranno depositare contratti con nuovi giocatori prima che cominci il mercato.
«Una decisione pragmatica, che permette al sistema di continuare a lavorare. Il principio è lo stesso degli svincolati che da febbraio sono liberi di firmare per altri club».
Cosa cambia col mercato presumibilmente a settembre?
«La differenza giuridica è che i giocatori avranno già disputato gare ufficiali. Le norme Fifa dicono che in una stagione un calciatore può essere tesserato per tre società, ma giocare solo per due. Finora se veniva ceduto dopo il 1° luglio, il tesseramento iniziale era solo formale. Dal punto di vista operativo, cambia che i club avranno un budget concreto e testeranno le proprie necessità in partite vere».
Cartellini e ingaggi sono destinati ad andare in picchiata?
«Sicuramente. Ci sarà una sorta di effetto opposto a quello di Neymar al Psg qualche anno fa. Molti giocatori in scadenza che avevano già accordi sulla parola, sono costretti a calare le richieste. Il prezzo dei top player resterà alto, ma tutti gli altri andranno al ribasso e si tenderà a differire i pagamenti al futuro, con molti prestiti e poco cash».
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