La Serie A si spacca sulla ripresa: in corso l'assemblea di Lega
Il Consiglio vuole andare avanti ma 7-8 club temono «rischi incalcolabili». Se ci si riferma Spadafora: «Non è detto che ci si alleni dal 4 maggio»
La bomba l'aveva lanciata domenica sera, ospite da Fazio, il presidente della Federcalcio Gravina, ammettendo, senza mezzi termini, che per lui sarebbe un sollievo se il Governo gli togliesse la patata bollente proibendo alla serie A di riprendere e terminare la stagione. Dopo la bomba, però, è ripresa la guerra di posizione: nessuno vuole mollare la sua trincea, fare un passo avanti, o anche solo sbilanciarsi. Come il ministro per le politiche giovanili e lo Sport Spadafora, intervenuto al Tg2 per ribadire che non è per nulla certo che a maggio si rimetta tutto in moto. E lui è uno che il potere per mettere la parola fine ce l'avrebbe tutto. «Lo sport non è solo il calcio e il calcio non è solo la serie A.
Ma mercoledì (domani, ndr) avrò questo incontro con la Figc che mi presenterà il protocollo per riprendere le attività e specifico che è solo per gli allenamenti. Io oggi non do per certa la ripresa né del campionato né quella degli allenamenti il 4 maggio. Juventus, Parma e Roma hanno firmato un accordo per la riduzione degli stipendi? Non entro nell'eventuale valore etico dei compensi. Il mondo della Serie A vive in modo diverso dal resto degli sport. Ogni società sta contrattando in modo diverso le varie riduzioni. Spero comunque che il mondo del calcio riparta, ma oggi non si può dare per certa la ripresa senza sapere le condizioni del paese.
Dobbiamo capire se siamo pronti. Anche dovessero partire gli allenamenti poi non è scontato che riparta subito anche il campionato. Valuterò tutto con la massima attenzione, ma non ci deve essere l'illusione che riprendere gli allenamenti equivalga a ricominciare il campionato». In caso di un nuovo inizio, però, potrebbe esserci una novità non da poco. «Se riprenderà il campionato - spiega il ministro - stavolta prenderemo seriamente in considerazione questa opportunità di trasmettere le partite in chiaro per garantire a tutti gli italiani la possibilità di vedere i match, proprio per la funzione sociale che ha il calcio. Quando ho provato a fare questa cosa nel periodo di massima emergenza, ho avuto un confronto a dir poco acceso con l'amministratore delegato di Sky e con il presidente della Lega di A». Anche se, in realtà, Sky - che ha nel suo bouquet anche il canale in chiaro che avrebbe sfruttato per dare le partite senza rimetterci - si era detta subito molto interessata alla cosa. Che non si era potuta fare per un cavillo legale, che ora però il Governo potrebbe risolvere con un decreto ad hoc.
La Lega spaccata
Mentre Spadafora parlava al telegiornale della sera, la Lega di A emanava una nota stampa: «Il Consiglio di Lega Serie A, riunitosi oggi (ieri, ndr), ha confermato all'unanimità l'intenzione di portare a termine la stagione sportiva 2019-2020, qualora il Governo ne consenta lo svolgimento, nel pieno rispetto delle norme a tutela della salute e della sicurezza. La ripresa dell'attività sportiva, nella cosiddetta Fase 2, avverrà in ossequio alle indicazioni di Fifa e Uefa, alle determinazioni della Figc nonchè in conformità ai protocolli medici a tutela dei calciatori e di tutti gli addetti ai lavori». Tutti d'accordo, quindi? Per niente. Perché nel Consiglio di Lega non sono rappresentate tutte le società di serie A. Quelle ci saranno oggi, in Assemblea. Ieri, nel consiglio, c'erano il presidente Dal Pino, l'ad De Siervo, il capo della commissione medica medico Casasco e quattro consiglieri (Antonello dell'Inter, Percassi dell'Atalanta, Campoccia dell'Udinese e Scaroni del Milan).
Più Lotito e Marotta, che però non hanno diritto di voto. Ce lo avranno i 7-8 club contrari alla ripresa, che ieri si sono chiesti gli effetti giuridici di una nuova interruzione, dopo l'eventuale ripresa, ponendo tre quesiti alla Lega: gli altri due, a quanto riporta l'Adnkronos, vertono su due nodi ancora non risolti, quello dei contratti in scadenza il 30 giugno, e quello dei prestiti, stessa data. Ma il documento stesso è riservato, e le indiscrezioni non sono state confermate: Fiorentina e Parma, inserite in un primo momento tra le società "ribelli", (la cui lista è stata prima pubblicata e poi cancellata) ci hanno tenuto a far sapere di essere pronte a ripartire. Oggi in Lega si prevedono scintille.
L'assocalciatori
Nel frattempo l'Aic, presieduta da Tommasi, ha « ha analizzato e riflettuto sul protocollo predisposto per la ripresa degli allenamenti dei calciatori professionisti. Sono stati chiariti alcuni dubbi e richiesto ulteriori approfondimenti [...] La volontà di tutti gli atleti e le atlete è di poter tornare a svolgere il proprio lavoro così come tante altre categorie professionali, senza apparire privilegiati o usufruire di corsie preferenziali sui controlli medico sanitari».
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