Gravina: "Si può riprendere anche il 20 maggio. L'idea playoff non è piaciuta"
Il presidente della Figc: "La speranza è di poter ricominciare a giocare per dare una spinta emotiva al Paese. Taglio degli stipendi necessario per la tenuta del sistema"
Gabriele Gravina, presidente della Figc, è tornato a parlare del futuro del calcio italiano dopo l'emergenza Coronavirus. Al vaglio dei vertici federali ci sono le possibili date per la ripresa dei campionati, la formula con cui i tornei dovranno concludersi e le misure economiche da applicare per far fronte alla crisi economica che colpirà lo sport.
"Ne sento di tutti i colori e ai miei interlocutori ripeto un concetto molto semplice: noi abbiamo una stella polare, è il decreto del Governo che ha fissato al 3 aprile il primo, provvisorio traguardo - ha detto Gravina nell'intervista a Il Giornale - Quella data, per ora, fa fede. Il resto è solo chiacchiericcio. Per la ripresa andrebbe bene anche il 20 maggio, valutando la ricaduta sul calendario internazionale. È la mia, la nostra, speranza: significherebbe avere la possibilità di rialzare la serranda del calcio italiano e offrire al Paese la spinta emotiva per recuperare il senso della vita normale".
Gravina per portare a termine il torneo aveva proposto anche l'ipotesi playoff e playout: "Era una mia proposta, non ha riscosso successo e ne ho preso atto. Chi ha responsabilità, così deve comportarsi in queste ore perché non possiamo permetterci di offrire l'immagine di un settore divorato da polemiche intestine, visioni contrapposte, men che meno da minacce di ricorsi. Dovremo uscire da questa terribile tempesta realizzando, se possibile, l'idea di un nuovo calcio oltre che di un nuovo mondo".
Per far fronte alle perdite economiche del sistema calcio da più parti è stata avanzata la proposta di un taglio dei salari dei calciatori: "Sul tema bisogna muovere rispondendo a un interrogativo: avete a cuore la tenuta del sistema calcio? Bene, poiché stiamo attraversando un'emergenza storica, una crisi mai vissuta prima se non durante la seconda guerra mondiale, la realtà esige provvedimenti che rispondano ai criteri della solidarietà e della sopravvivenza del calcio. Le resistenze, in materia, non sono consentite".
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