La Premier League estende lo stop ma punta a finire il campionato: la situazione
La FA ha prolungato la sospensione del torneo fino all'intero mese di aprile: l'obiettivo è completare la stagione anche oltre il mese di giugno
Questa Premier League non s'ha da fare, quanto meno fino al 30 aprile. È la decisione presa dalla Football Association (FA), la Federcalcio inglese, dopo che l'emergenza sanitaria legata al virus Covid-19 è divampata anche oltremanica. Costringendo il massimo organo calcistico inglese a prolungare lo stop, inizialmente previsto fino al 4 aprile. «Continueremo a seguire le indicazioni del Governo - si legge nel comunicato - e a lavorare in maniera collaborativa per tenere la situazione sotto osservazione, cercando tutte le soluzioni possibili per riprendere la stagione quando le condizioni lo permetteranno».
Già, perche in Inghilterra non hanno alcuna intenzione - almeno per ora - di sospendere in maniera definitiva la stagione 2019-20. La posizione della FA, in tal senso, è chiara: «Siamo uniti nel nostro impegno per trovare il modo di di riprendere la stagione, garantendo che tutte le partite del campionato, delle coppe europee e nazionali siano giocate non appena sarà sicuro». Il problema è che il regolamento interno impone che la stagione termini entro e non oltre il 1 giugno, soprattutto per le note questioni contrattuali.
Anche per questo, la Football Association si prepara a «estendere indefinitamente questo limite per quanto riguarda il calcio professionistico - prosegue il comunicato - L'avanzare del Covid-19 rimane incerto, ma possiamo garantire a tutti che la salute e il benessere di calciatori, staff e tifosi sono la nostra priorità».
Ribadendo di aver supportato la decisione della Uefa di rinviare gli Europei di un anno, la FA sottolinea come lo slittamento di un anno del torneo continentale favorirebbe la ripresa delle competizioni, nazionali e internazionali. Coronavirus permettendo, verrebbe da aggiungere. Nel Regno Unito, così come nel resto d'Europa, l'emergenza comincia a farsi sentire solo ora, in ritardo di almeno due settimane rispetto all'Italia, perciò il picco di contagi è pronosticabile intorno alla metà di aprile. Difficile che, dopo appena due settimane, si possa riprendere a giocare.
Situazione simile a quella inglese anche in Spagna, dove si attende un comunicato simile a quello della FA dalla RFEF, la Reale Federazione che governa il calcio da quelle parti. Anche la Liga, infatti, va verso un prolungamento dello stop: si attende ancora una decisione ufficiale in merito, ma secondi i media locali la sospensione, anche qui, sarà fino alla fine di aprile.
Con buona pace del Barcellona, che non ha gradito le esternazioni della Federazione: «In caso di campionato interrotto definitivamente, non ci sembrerebbe corretto assegnare il titolo in base alla classifica attuale». Frasi che hanno mandato su tutte le furie i blaugrana, che però dovranno farsene una ragione, accettando quanto stabilito dalla RFEF.
Addio a Whittingham
Intanto, il calcio inglese è in lutto per la morte del calciatore del Cardiff City Peter Whittingham. Ala classe 1984 (avrebbe compiuto 36 anni l'8 settembre prossimo), aveva vestito anche le maglie dell'Aston Villa e del Blackburn. Fatale per lui una caduta, qualche giorno fa, all'interno di un pub, in cui aveva riportato una grave ferita alla testa. Il trauma cranico si è purtroppo rivelato fatale. «Abbiamo il cuore spezzato - si legge nella nota del Cardiff City - Il nostro affetto è rivolto a sua moglie Amanda, al loro giovane figlio e alla famiglia. Sono al primo posto nei nostri pensieri e, a loro nome, chiediamo il rispetto della privacy in un momento così atroce e difficile. Ti amiamo, Pete, il tuo ricordo rimarrà eternamente con noi». Addolorato anche lo juventino Aaron Ramsey, che giocò con lui nel Cardiff: «Ti sarò sempre grato per avermi preso sotto la tua ala», il messaggio del gallese.
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