Coronavirus, Tommasi: "Prima la salute, il calcio deve aspettare"
Il messaggio deciso del presidente AIC: "La situazione è seria, la normalità è che ora lo sport si fermi. Senza drammi, ma vanno fatte le scelte giuste"
Damiano Tommasi, presidente dell'Associazione Italiana Calciatori e campione d'Italia con la Roma nella stagione 2000-01 ha pubblicato un post a sua firma sulla pagina ufficiale dell'AIC per chiarire la sua posizione in merito ai provvedimenti presi per il Coronavirus e per l'eventuale disputarsi di Euro2020. Ecco il testo integrale
"Il clima non è dei migliori e ogni parola va pesata. Mi è stato "rimproverato" di aver fatto una fuga in avanti ardita e destabilizzante. "La Uefa dovrebbe pensare di rivedere le date dei Campionati Europei di calcio 2020".
La realtà ci parla di Decreti del Governo che rincorrono le notizie, gli allarmi, le voci di corridoio, le fake news... il fiatone si fa pesante. L'emergenza ospedaliera fa il paio con l'emergenza economica.
Chi dirige "il traffico" è da qualche settimana la comunità scientifica e a questa dobbiamo riferirci. E' vero, se si vieta tutto si blocca l'economia ma se il virus si espande scatta l'emergenza.
Uno Stato che decide di raddoppiare i posti letto di specifici reparti dà un segnale diretto e chiaro, non dovrebbe servire altro per spiegarci quale sia l'attuale situazione.
Sono giorni che ci si frena per non sembrare disfattisti e si prendono per consigli i comportamenti di prevenzione. Il tutto mentre l'Europa sta toccando con mano l'effetto dei tamponi. Il contatore gira come un vortice e inesorabilmente in crescendo, unica magra consolazione l'aumento dei guariti. Certo, è un virus di cui si guarisce, e i casi di decesso sono legati ad altre patologie ma non confondiamo le cose: la malattia è seria e, come tale, va gestita.
Anche lo sport sta vivendo, quindi, questa altalena tra lanciare l'allarme e rasserenare, tra l'imporre comportamenti e il cercare di fare una vita normale.
E' qui che deve prevalere la responsabilità, la concretezza e la visione di una realtà che sta cambiando. Lo sport si sta fermando e tutto ciò che si può rinviare viene rinviato per responsabilità, senso civico e su proposta/consiglio della comunità scientifico.
La Moto Gp, il ciclismo, lo sci, Sei Nazioni, il baseball o il pattinaggio. Tutto rimandato. Il calcio, ma non solo il calcio, invece fa i conti con le ricadute. Tutto ciò che si può rinviare, settori giovanili o calcio dilettante, si sta annullando. Obiettivo: non creare assembramenti e fare una vita 'lontano' dagli altri. Il professionismo di A, B e Lega Pro sta ricercando un minimo di normalità perchè non ci si può fermare, non ci sono date per recuperare.
Da lì arrivano le mie perplessità, qual è oggi la normalità e dove dobbiamo cercare le date. La normalità oggi sono i bambini a casa da scuola, gli anziani che si devono riguardare, i locali che si svuotano, lo sport che si ferma.
Dove trovare che mancano? Lontano.
Quel metro e mezzo che ci viene consigliato di mantenere anche dalle persone a noi più care deve diventare quel mese e mezzo (o forse meno? o forse più?) da tenere lontano ciò che nel calcio si vuole salvaguardare.
Campionati, coppe europee, campionati europei possono/devono aspettare. L'edizione 2020, ironia della sorte, sembra tagliata su misura Covid-19. Un Europeo che vuole celebrare questa grande istituzione senza confini si trova schiava di un virus che in perfetto spirito europeo sembra fregarsene dei confini. Proprio per questo, ribadisco, che dobbiamo "allontanarci", prendere tempo, riflettere e riprogrammare. Senza drammi ma con la serietà che serve per affrontare una situazione delicata e grave".
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