Champions League, Spadafora: "La finale non va giocata in Turchia"
Il funzionario italiano ha scritto una lettera ad Alexander Ceferin, presidente della Uefa, per far cambiare la città in cui si giocherà l'ultima gara del torneo
Vincenzo Spadafora, ministro dello sport italiano, ha scritto una lettera al presidente dell'Uefa Alexander Ceferin in cui sostiene inopportuna la scelta di giocare la finale di Champions League in Turchia. Come riporta l'Ansa, l'aggressione della Turchia ai danni dei curdi in Siria è il motivo per cui il ministro italiano ha scritto al numero uno dell'organizzazione calcistica europea per far cambiare il luogo della gara che si terrà il 30 maggio a Istanbul. Queste le parole di Spadafora:
"A seguito dei gravissimi atti contro la popolazione civile curda avvenuti negli ultimi giorni, il Consiglio degli Affari esteri dell'Unione Europea è appena intervenuto ufficialmente 'L'Unione europea condanna l'azione militare della Turchia che mina seriamente la stabilità e la sicurezza di tutta la regionè. Parole nette che interpretano il sentimento diffuso nell'opinione pubblica europea ed italiana. Le notizie di violazioni dei diritti umani, di crimini contro i civili e dell'uccisione di attivisti come Hevrin Khalaf hanno profondamente colpito la comunità internazionale".
Poi il ministro continua: "Ricordo che l'Assemblea generale delle Nazioni Unite promuove da anni la "Giornata internazionale dello sport per lo sviluppo e la pace" ogni 6 aprile, riconoscendo allo sport un importante valore sociale e culturale. Per tutti questi motivi, in qualità di Ministro per lo Sport del Governo italiano, le chiedo di valutare se non sia inopportuno mantenere, ad Istanbul, la finale della Uefa Champions League in programma per il prossimo 30 maggio. Sappiamo bene che la drammaticità di quanto sta avvenendo in Siria non si risolverà con questo atto, ma siamo tutti consapevoli dell'importanza (politica, mediatica, economica, culturale) che riveste uno degli appuntamenti sportivi più importanti a livello mondiale. Consapevole delle numerose implicazioni, e rispettando l'autonomia dell'organo da Lei presieduto, mi auguro che il calcio europeo nella sua massima espressione possa, per il suo tramite, prendere la scelta più coraggiosa e dimostrare, ancora una volta, che lo sport è uno strumento di pace. Confidando in un positivo riscontro porgo cordiali saluti".
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