Tavecchio e i media: «Milano Capitale»
Dalle speranze mai nascoste del presidente federale ai toni trionfalistici che accompagnano ogni passo di Milan e Inter
Tappeti rossi dispiegati. Portoni spalancati. Strada indicata fin dagli albori del 2017. Rigorosamente a senso unico. Come l'imperativo, che arriva dall'alto e suona tanto come categorico: «Milano deve tornare». Parole del presidente della Figc Carlo Tavecchio, musica composta da autori vari. A seguire un coro mai così unanime. La strofa che segue chiarisce ancora meglio il concetto: «Il nostro calcio italiano non è in fase di declino, servirà però recuperare non solo la città ma anche la Lombardia». Poi un ritornello dal sapore di revanche, a dissipare ogni dubbio residuo, se mai ne fossero rimasti ancora: «Con la sua storia Milano non può essere assente da un palcoscenico dove Torino per ora ha una superiorità organizzativa e di cultura della vittoria, con tutto il rispetto di Roma e Napoli».
Con tutto il rispetto, mica senza. Tanto per aprire l'anno solare. Che prosegue musicato, sulle note di una singolare tarantella in salsa di soia. Ovvero del più volte ventilato (e infine annunciato verso Pasqua) passaggio di proprietà milanista da Fininvest ai cinesi. La Primavera è segnata, le fanfare sono mobilitate. Il tormentone estivo innescato, pronto ad essere ripetuto all'infinito sotto l'ombrellone, quando i nuovi acquisti rientrano ancora nell'alveo delle utopie tifose e ogni speranza diventa (più o meno) lecita per tutti: "Milano sarà regina del mercato".
Inutile cullare sogni di gloria ad altre latitudini, dunque. È ancora il presidente federale a svelarne i motivi e indicare la retta via: «Inter e Milan devono tornare ad essere protagoniste. Milano deve essere un palcoscenico importante come lo sono Torino, Roma, Napoli e Firenze». Detto fatto. Si mobilitano gli apologeti. Abituali o improvvisati.
In Media stat virtus
Il Milan spende e spande in ogni dove. Soprattutto all'estero. Tutte le operazioni dei rossoneri sono accompagnate da peana e squilli di tromba: non soltanto Bonucci, anche le altre. Comprese quelle minori. Eppure per diverse settimane le trattative concluse con altri club italiani (ad esempio quella per l'ex centrale juventino) non possono essere ufficializzate, per mancanza delle necessarie fidejussioni. Sbloccate soltanto in seguito, molto in seguito. Fra silenzi imbarazzati e imbarazzanti.
Sul versante opposto dei Navigli, gli encomi sono ulteriormente elevati. Quantomeno prima che i fatti riconducano a più miti giudizi. È Di Maria il primo ad essere "accreditato" come possibile colpo dell'Inter. Non l'unico. Tantomeno il più importante. Cristiano Ronaldo, che pare in rotta con l'ambiente spagnolo per grane col fisco, e Messi, che per gli stessi motivi del rivale è già stato condannato, vengono accostati ai nerazzurri. Senza ridere.
Anche i giocatori della Roma, praticamente in blocco, secondo la vulgata sarebbero in procinto di trasferirsi al Centro Sportivo Suning (la fu Pinetina di morattiana memoria), agli ordini di mister Spalletti e acquistati dal neo dirigente Sabatini. Ovvero gli stessi che venivano dipinti come incarnazioni del Male soltanto qualche tempo prima, quando erano di stanza a Trigoria. Fino alla santificazione meneghina.
Finché la barca Var
A cotanto scintillante mercato devono ovviamente far seguito i risultati, perché il piano di rilancio della Milano-da-bere sia completo. Il calendario dà una mano alla squadra di Montella, che in Europa League si trova a fronteggiare sparring partner, più che veri e propri avversari di livello. In Serie A esordisce invece a Crotone, dove dopo soli 5 minuti si trova con un uomo (e un rigore) in più. Nella giornata successiva, in casa contro il Cagliari, il Var non viene chiamato in causa per un'evidente trattenuta in area rossonera. Poi le quattro sberle dell'Olimpico che riportano il Diavolo sulla Terra.
Nello stesso stadio, ma nella giornata precedente e al cospetto di ben altro avversario, l'Inter viene graziata da un tris di pali e dalla coppia Irrati-Orsato: rigore solare su Perotti, ma nessuno vede né invoca il Var. Nonostante le vibranti proteste romaniste e l'evidenza dei fatti. Lo Spalletti versione nerazzurra è decisamente più fortunato con gli arbitri e col nuovo mezzo tecnologico a loro disposizione, rispetto al recente passato. Anche con Fiorentina e Spal, gli episodi sono tutti a suo favore e per ora vola in classifica. D'altra parte Milano "deve" tornare ai vertici del calcio. In un modo o nell'altro.
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