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Crowdfunding, quando i Tifosy investono nelle squadre di calcio

Intervista a Fausto Zanetton, il fondatore della piattaforma inglese: «Non più clienti, ma partner: così cambia il rapporto tra squadra e sostenitori»

PUBBLICATO DA Valerio Curcio
09 Dicembre 2017 - 12:08

Tifosy è una piattaforma di crowdfunding dedicata esclusivamente al mondo del calcio. Sul suo sito appassionati e investitori di ogni parte del mondo possono scegliere di supportare economicamente le raccolte fondi dei club sportivi con donazioni o veri e propri investimenti. In questo modo i club finanziano progetti a lungo termine con il coinvolgimento dei tifosi, che ottengono indietro premi, quote della società o interessi annui, ma soprattutto la soddisfazione di aver contribuito alla crescita della squadra tifata. L'azienda è di base a Londra, ma ha un'anima italiana, rappresentata dal suo fondatore e Ceo, Fausto Zanetton, e dal suo socio Gianluca Vialli. Abbiamo intervistato Fausto per farci raccontare la realtà delle raccolte fondi online nel calcio di oggi.

Fausto, come è nata Tifosy?
È un'idea che mi è venuta tre-quattro anni fa. Nel mio lavoro precedente, in cui mi occupavo di raccogliere fondi e trovare finanziamenti per club sportivi (tra cui anche la Roma), mi resi conto che non sempre è facile reperire risorse per i club di calcio. Vedevo milioni di tifosi online, connessi al club coi social media, e pensai che c'era un modo di attivarli per delle raccolte online. Le nostre prime campagne di crowdfunding sono state quella per il centro sportivo del Portsmouth, grazie alla quale sono stati raccolti 270mila pound, e quella per il Museo Crociato del Parma, con la quale i tifosi hanno finanziato lo spazio museale dentro al Tardini. Erano entrambi progetti di donazione, che in gergo chiamiamo "reward-based", cioè basati su alcuni riconoscimenti che i tifosi ricevono in cambio della donazione: magliette autografate, esperienze esclusive con il club, eccetera. Contestualmente abbiamo visto che c'era anche la volontà di investire in maniera finanziaria, cioè comprando delle quote del club o tramite dei micro-prestiti, quindi abbiamo seguito tutto il processo per ottenere la licenza e ora possiamo operare in altri paesi.

E Gianluca Vialli come è stato coinvolto?
Quando stavo lavorando all'idea di Tifosy andai a seguire un incontro con Vialli alla London Business School. Il tema dell'iniziativa era il crescente allontanamento tra i club di calcio e tifosi. Alla fine dell'evento gli spiegai le mie idee sui metodi di finanziamento alternativo e lui rimase così interessato che mi invitò a casa sua per parlarne. Così, attorno al tavolo della sua cucina, nacque Tifosy.

Come spiegheresti il crowdfunding nel calcio al tifoso che non ne sa nulla?
Gli direi che rappresenta un'opportunità di dare supporto al suo club e di investire in ciò che crede. Ovviamente non c'è nessun obbligo a investire, è un atto di fiducia verso i club, i proprietari e la dirigenza. È una cosa molto trasparente, c'è un documento di offerta online a cui hanno accesso tutti. Tramite questo processo sulla piattaforma si può investire e si possono avere ritorni molto interessanti, sia in contanti sia in credito presso il club da spendere in biglietti o allo store.

Qual è un progetto in Inghilterra che consideri molto rappresentativo?
L'ultimo con lo Stevenage FC. Abbiamo raccolto 600mila pound: 239 tifosi hanno investito potendo scegliere se ottenere il ritorno del 4% in contanti oppure l'8% in credito presso il club. Con questi soldi il club, che milita in League Two, sta realizzando una nuova tribuna dello stadio.

E in Italia?
Quello lanciato da poco con il Frosinone è il progetto più importante. È in assoluto il primo bond emesso da un club sportivo italiano. La campagna è iniziata lunedì e sta andando benissimo, finora abbiamo raccolto quasi 400mila euro, anche perché è un club piccolo ma stiamo raccogliendo somme importanti. C'è un grande supporto verso il club e tanta fiducia verso i proprietari. Sono contento anche perché è una cosa che funziona molto nel Regno Unito, dove le persone sono abituate a investire online, farlo in Italia è un'altra cosa.

Secondo te come mai il crowdfunding è uno strumento scelto soprattutto da piccoli e medi club?
Credo che tante squadre non sono ancora al corrente ancora di questa possibilità, devono ancora scoprire come funziona. Inoltre nei club medio-piccoli c'è un rapporto più stretto tra proprietà e tifosi, come ad esempio accade a Frosinone.

Lo stanno scoprendo anche i grandi club inglesi?
Non c'è troppa differenza tra Italia e Inghilterra. Il crowdfunding funziona con club piccoli e club grandi. Anche questi mini-bond funzioneranno bene con club più grandi, se decideranno di adottarli, e il totale della raccolta sarà ovviamente più importante perché hanno un bacino di tifosi superiore.

E in Serie A si muove qualcosa?
Abbiamo contatti con i club di Serie A. L'anno prossimo ci aspettiamo di avere campagne in Serie A e Premier League.

Se un club decidesse di usare il crowdfunding per il calciomercato?
Non si può fare crowdfunding per un giocatore. La Fifa, l'Uefa e molte federazioni non lo permettono.

Come pensi che evolverà il rapporto tra club e tifosi?
Io credo che tanti club si stanno rendendo conto che i tifosi sono dei partner e non dei clienti. Questa è la cosa importante da capire. Se i tifosi vengono trattati da veri partner si raggiungono obiettivi importanti, si ideano progetti, c'è ambiente allo stadio, vengono le famiglie… è un circolo virtuoso. Chi lavora in questo modo arriva a grandi risultati.

Al Financial Times hai spiegato che il gap tra l'elite dei club europei e quelli medio-piccoli va aumentando. Strumenti come il crowdfunding possono aiutare a colmarlo?
Le banche hanno spesso paura a finanziare squadre di calcio, perché nel passato sono stati bruciati tanti soldi. Adesso c'è un controllo maggiore sui conti dei club, bisogna dichiarare tante cose, anche in ambito di fair play finanziario. Questo rende il finanziamento dei club sportivi più sicuro e fa sì che anche i tifosi possano investire. C'è un gap nei finanziamenti tra il milione e 30-40 milioni, perché tanti investitori istituzionali come banche e fondi non giocano in questo campo. Un club come il Manchester United ha la sua grande banca pronta a finanziarlo, ma un club più piccolo ha maggiore difficoltà ad attrarre capitali. In questa situazione una piattaforma come Tifosy aiuta sicuramente.

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