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Alla scoperta di Gasperini: la sua genesi a Torino

Viaggio a puntate nella carriera del tecnico, candidato forte per la panchina romanista. In bianconero una lunga trafila, prima da giovane calciatore, poi da tecnico (con il trionfo a Viareggio)

(GETTY IMAGES)

PUBBLICATO DA Lorenzo Latini
26 Marzo 2025 - 07:30

Cos’hanno in comune Giovanni Trapattoni, il fratello di Matteo Brighi e Raffaele Palladino? La Juventus, certo, ma allo stesso tempo Gian Piero Gasperini: il tecnico di Grugliasco, cresciuto in bianconero sia come calciatore sia - in seguito - da tecnico, è il trait d’union che accomuna i tre. Il Trap perché è l’allenatore che lo fa esordire: dopo una trafila di dieci anni nel settore giovanile della Vecchia Signora, un Gasperini a malapena diciottenne debutta in Coppa Italia con la Juventus 1976-77, quella che vince la Coppa UEFA in finale contro l’Athletic Club. L’attuale tecnico atalantino, tra i principali indiziati per sedere sulla panchina della Roma dalla prossima stagione, non è annoverato tra i vincitori del trofeo che si è portato a casa - con un altro nome - 47 anni dopo, battendo il Leverkusen nella finale di Dublino. 

In bianconero Gian Piero disputa soltanto 9 presenze, tutte in Coppa Italia, condite da un gol. Quindi una carriera in giro per l’Italia, da Palermo a Pistoia, passando per Pescara e Salerno, con 59 presenze e 10 gol complessivi in Serie A. Giusto il tempo di appendere gli scarpini, e nel 1994 l’allora 36enne torna alla Juventus: di nuovo le giovanili, stavolta ovviamente da allenatore. Due anni con i Giovanissimi, altri due con gli Allievi, quindi nel 1998 il passaggio alla guida della Primavera. E proprio qui vince il primo trofeo della sua carriera, l’unico fino all’Europa League dell’anno scorso: si tratta del Torneo di Viareggio 2003, strappato in finale allo Sparta Praga il 3 marzo 2003 grazie all’1-0 firmato Chiumiento. In quella squadra militano il futuro romanista Mirante, Gastaldello, il fratello minore di Matteo Brighi, Marco, Cassani, Konko, Ruben Olivera e Raffaele Palladino. Quest’ultimo - che lo seguirà anche a Genova - viene scovato a Benevento dallo stesso Gasperini.

Sì, perché in quegli anni l’allora dg bianconero Luciano Moggi gli affida anche un altro compito, a testimonianza della grande stima e della piena fiducia che nutre nei suoi confronti: quello di osservatore e scout per la Prima squadra bianconera. Gasp segnala Palladino, visiona Heitinga e van der Vaart, ma resta stregato soprattutto da Cristian Chivu: nell’estate del 2003 Moggi prova a strapparlo al ds romanista Baldini, dopo avergli già soffiato Legrottaglie poche settimane prima; alla fine però la spuntano i giallorossi, che acquistano il difensore romeno dall’Ajax per circa 18 milioni di euro. 

Durante la sua esperienza nelle giovanili juventine Gasperini fa la conoscenza di un suo omonimo, Gian Piero Ventrone, ferreo preparatore atletico bianconero ai tempi di Lippi, e in seguito collaboratore di Antonio Conte, venuto a mancare nel 2022. Non solo: in quegli anni a Torino arriva anche il danese Jens Bangsbo, collaboratore ritenuto tra i principali artefici della straordinaria condizione fisica dell’Atalanta negli anni scorsi (ha salutato nel 2023). Sono due conoscenze che cambiano per sempre la carriera di Gasperini in termini di preparazione atletica. 
Nel 2003, dopo il trionfo al Viareggio, il tecnico piemontese si sente pronto per il grande salto. Chiede aiuto a “Big Luciano” Moggi, che lo piazza a Crotone, all’epoca autentica succursale della Vecchia Signora che milita in C1: da Torino porta con sé Gastaldello e Paro prima, Guzman, Mirante e Konko poi. In quella squadra milita anche il croato Ivan Juric, che 21 anni dopo allenerà per 53 disastrosi giorni la Roma. Con questa squadra, Gasp lancia l’assalto alla B: in pochi, a parte lui, ci credono. E invece, dopo essere passati per i play-off, i rossoblù ottengo la promozione. Ma questa è un’altra storia. (continua...)

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