Ranieri: "Quando venivo stuzzicato usciva fuori la mia romanità"
Il tecnico: "Mi emoziono spesso, faccio l'allenatore proprio per questo. Da bambino andavo in Curva Sud quando ancora era tre quarti romanista e un quarto laziale"
Claudio Ranieri ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni di Dazn (Dazn Heroes dal titolo "La mia isola felice", disponibile da giovedì 24 agosto) in cui affronta vari temi, su tutti la sua esperienza finora a Cagliari e il suo legame con la Roma.
Di seguito uno stralcio delle sue dichiarazioni.
Sul ruolo di allenatore.
“Mi emoziono spesso, faccio questo mestiere proprio per la passione e l’emozione che riesce a dare, alcune volte riesco a nasconderla, altre la nascondo meno".
Sulla sua esperienza a Cagliari.
"Il Cagliari per me è stata quell’isola felice che mi fece capire che potevo essere allenatore. In tre anni facemmo C, B e A e riuscimmo a restare in Serie A nonostante un girone d’andata concluso a 9 punti - c’erano ancora i due punti a vittoria - ci davano tutti per retrocessi ma riuscimmo a salvarci. Nei momenti difficili quello che ricordi sono i momenti belli e a me il Cagliari é servito per rigenerarmi".
Sulla differenza di giocare su un’isola.
“C’è un senso di appartenenza che rispecchia quello che sono i sardi, nelle altre squadre sei la squadra della città, dove ce ne sono due e rappresenti parte della città, qui sei parte di un’isola. Fai parte di un movimento interiore che è rispetto e voglio che i ragazzi lo avvertano. Loro non rappresentano solo il Cagliari, ma rappresentano tutta la Sardegna".
Sulla stagione che verrà.
“Dobbiamo fare bene, dobbiamo riuscire a restare in Serie A, sarà difficile. L’ho detto al Presidente e ai ragazzi, potremmo prendere delle libecciate che sembreranno non finire mai, dove potremmo prendere 3-4 goal. Dovremo essere bravi a tenere la nave in rotta".
Sul suo legame con la Roma.
"L’essere tifoso ti porta a dare e a sentire qualcosa di più, è normale, io da bambino andavo in Curva Sud quando ancora la curva era tre quarti romanista e un quarto laziale. Essere tifoso, giocare e poi essere allenatore è qualcosa che mi porto dentro. Quando venivo particolarmente stuzzicato veniva fuori la mia romanità”.
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