Coppa Libertadores, Renato Portaluppi e il suo Grêmio in finale
L'ex romanista eroe di Porto Alegre: fu proprio lui, nel 1983, a regalare la prima e unica Intercontinentale ai "Tricolores"
A Roma, dove rimase per una sola stagione, è diventato la personificazione del cosiddetto "campione mancato": arrivò nell'estate del 1988 per 3 miliardi di lire, insieme al connazionale Andrade. Ma Renato Portaluppi, che in patria è noto come Renato Gaúcho, si fece apprezzare solo per un gol ai supplementari a Norimberga in Coppa UEFA. A fine stagione, il brasiliano che secondo qualcuno avrebbe dovuto raccogliere l'eredità di Falcao, anche se il ruolo era un altro, fu rispedito al mittente con tanti saluti e pochi rimpianti.
Eppure a Porto Alegre, la città che ha dato i natali al 5 più famoso della storia giallorossa, Renato è considerato un eroe. Il perché è presto detto: ha riportato il Grêmio in finale di Coppa Libertadores a dieci anni di distanza dall'ultima volta. La sconfitta casalinga per 1-0 contro gli ecuadoregni del Barcelona Sporting Club è stata infatti indolore, dopo il 3-0 dell'andata. Ora il Tricolor dos Pampas (come è soprannominato il club) si giocherà tutto nella doppia finale contro gli argentini del Lanús: sale alta la febbre per le gare che si disputeranno il 22 e il 29 novembre, nel più classico dei confronti tra Brasile e Argentina che spesso hanno caratterizzato la storia della Libertadores.
Lanús contro Porto Alegre, la città di Maradona che affronta la città che lanciò Falcao. Ma se per gli argentini si tratta della prima finale, i brasiliani vantano già due vittorie nel più famoso torneo sudamericano: la prima arrivò nel 1983, mentre la Roma scudettata compiva la cavalcata in Coppa dei Campioni. A guidare il Gremio, in mezzo al campo, c'era proprio Renato. Fu lui, con una doppietta contro l'Amburgo l'11 dicembre 1983, a regalare ai Tricolores l'unica Coppa Intercontinentale della loro storia: sempre con un gol ai supplementari, sempre al 93', proprio come a Norimberga. Un anno dopo tentarono il bis in Libertadores, ma furono sconfitti all'ultimo atto dall'Independiente da un gol di Burruchaga. La Porto Alegre nera, bianca e blu tornò a festeggiare nel 1995 grazie ai gol a grappoli di Mario Jardel. Nel 2007 l'ultima finale, ma il Boca Juniors di Riquelme, Palermo e Palacio fece carne da macello della squadra allenata da Mano Menezes.
Una vera e propria maledizione argentina, per il Grêmio, che quando si è trovato di fronte all'ultimo atto una squadra Albiceleste ne è sempre uscito sconfitto. Ma i taboo sono fatti per essere infranti e questo potrebbe essere l'anno buono. Non solo perché se la vedranno con un outsider, arrivato in finale in maniera rocambolesca dopo la semifinale contro il ben più blasonato River Plate, ma anche perché i brasiliani sono una squadra solida, che concede pochissimo agli avversari: solo otto i gol subiti dalla squadra di Renato in dodici partite, sei dei quali arrivati nella fase a gironi.
In squadra non mancano i giocatori interessanti e, nel perfetto equilibrio creato tra elementi più giovani e altri più esperti, spiccano il mediano ventiquattrenne Ramiro e il suo collega di reparto Arthur, ventuno anni compiuti ad agosto, ma dotato di una freddezza da veterano, che in patria considerano una sorta di erede di Casemiro. In attacco la stella è Luan, attaccante classe 1993 in grado di agire sia da centravanti sia da ala sinistra: è il capocannoniere della squadra nella Libertadores, con sette reti in dieci partite giocate: ha esordito lo scorso settembre nella Seleçao e secondo gli addetti ai lavori è pronto per il grande salto nel calcio europeo. Ad affiancarlo, lì davanti, uno che il vecchio continente lo conosce bene: Lucas Barrios, trentatré anni, stella paraguayana che in passato ha vestito le maglie di Borussia Dortmund, Spartak Mosca e Montpellier. Senza dimenticare il roccioso centrale difensivo argentino – ma di origini tedesche – Kannemann e la talentuosa ala sinistra Everton Sousa Soares.
Sono tutti pronti a lanciare l'assalto alla Libertadores, guidati da Renato Portaluppi: a Roma ce lo ricordiamo più per le doti da playboy (fu rapidamente soprannominato "Pube de Oro"), ma in patria, e soprattutto dalle parti di Porto Alegre, lo amano. Mai quanto Falcao, comunque.
© RIPRODUZIONE RISERVATA