Italia-Inghilterra, l'atto finale: all or nothing
Gli azzurri giocano in casa solo per il cerimoniale: allo stadio ci saranno 7.000 italiani (più Mattarella) su 60.000. Mancini: «Palla e terra e divertiamoci ancora»
Se sei in là con gli anni avrai gioito per il golletto di Fabio Capello nel 1973: era solo un'amichevole, ma sull'epica di quella partita si sono sbizzarriti tifosi per generazioni, per i 30.000 emigrati italiani che tifarono Italia a Wembley e coprirono le urla dei 70.000 inglesi. Se sei un adulto ti sarai emozionato per il gol di Tardelli agli Europei del 1980, era la seconda giornata, l'Italia ospitava la manifestazione, si giocava a Torino e l'Inghilterra fu respinta con perdite. Se sei un millennium avrei allora ancora negli occhi la vittoria di Manaus ai mondiali del 2014 o il pareggio di Insigne dell'ultima sfida, nel 2018 a Wembley, un'altra amichevole che rischiammo di perdere e che invece pareggiammo. In quel tempio peraltro abbiamo perso una volta sola, nel 1977: negli incontri ufficiali non perdiamo proprio da quel giorno. Insomma, finora siamo stati noi perfidi con l'Albione. E vogliamo continuare ad esserlo, togliendo loro stasera la possibilità di riportare il calcio là dove dicono di averlo inventato, concetto che fa antipatia se non altro per l'assonanza un po' sinistra con altri asseriti primati di altre tifoserie, tipo quelle che dicono di aver portato questo sport in una città prima degli altri. Favolette, appunto. Se il calcio oggi è di qualcuno, peraltro, è di Mancini e della sua bellissima nazionale prima ancora che di Southgate e dei suoi candidati eroi.
E non venga dato spazio alla vigilia ai complotti riguardo le designazioni arbitrali. Questo vizio di lisciare il pelo al lettore solo quando hai la certezza che chi ti legge la pensa come te appare francamente ridicolo, e se lo affermiamo dalle colonne di un giornale orgogliosaente di parte vuol dire che è così: schieratevi sempre, noItalia-Inghilterrn solo quando fa comodo. Quando c'era da raccontare le storture vere del calcio in Italia, i Montanelli de noantri si giravano dall'altra parte, salvo indignarsi all'irrompere in scena delle macchiette alla Moreno in Corea, uno che niente aveva da invidiare a quell'accolita di malfattori che hanno truccato il calcio in Italia per tanti anni. Oggi però in qualche editoriale si sono già messe le mani avanti, pensando alle tirature di domani: perché se va bene sarà il trionfo degli iolavevodettisti su Mancini e la rivoluzione del gioco (benvenuti), ma se va male figurati se non verrà preso a pretesto un fallo laterale negato per rinfacciare a Ceferin o a Rossetti, l'italianissimo designatore, la scelta di Kuipers, l'arbitro olandese di questa sera. E si ripartirà con Iolavevodettoevoino. Per fortuna a un certo punto si giocherà e le chiacchiere rimarranno tali. Il calcio d'inizio è per le ore 20 in Inghilterra, le 21 in Italia. 60.000 spettatori previsti, nessuno sa con esattezza quanti saranno gli italiani, ma certo saranno in minoranza: 7000 ne sono annunciati, più il presidente Mattarella e la sottosegretario Vezzali, ma potrebbero essere molti di più. Chissà se urleranno più dei 30.000 che nel ‘73 applaudirono la prodezza di Capello. Ma di sicuro si faranno sentire: «Ma noi speriamo di sentirli soprattutto dopo», ha opportunamente chiosato Mancini.
L'Italia potrebbe riportare il titolo europeo a casa dopo 53 anni, gli inglesi non ci sono mai riusciti. E lo slogan del coming home era lo stesso del 1996, quando ospitarono gli Europei e si arresero in semifinale alla Germania, per via di un errore dal dischetto di un certo Southgate, il ct di oggi. Altri curiosi intrecci riguardano i giocatori. Nella formazione titolare azzurra, sostanzialmente sempre la stessa, avremo un uomo in odore di Pallone d'Oro, uno dei 3 non italiani di nascita presenti nel gruppo (gli altri sono Toloi e Emerson): Jorginho. Dopo aver vinto la Champions da protagonista, un po' più protagonista del suo amico Emerson Palmieri, potrebbe approfittare di un eventuale successo per affermare la sua candidatura per il premio riservato al miglior giocatore del 2021. Solo nove giocatori finora sono riusciti nella doppia affermazione (e sperano anche gli inglesi Chilwell, James e Mount). Uno solo (il tedesco Ballack nel 2008) ha perso la finale europea dopo aver perso la finale di Champions League: e i 4 giocatori del City nelle file della nazionale inglese (Sterling, Foden, Stones e Walker) potrebbero unirsi a lui. Il ct Mancini è sereno: «Possiamo divertirci ancora per novanta minuti, poi ci toccherà andare in vacanza», ha sorriso ieri in conferenza. E ancora, a rinforzare i concetti positivi: «Loro sono più forti fisicamente, è vero, ma poi il pallone va messo a terra e speriamo che lì saremo più bravi noi. La nostra intenzione è fare la stessa partita di sempre, solo la Spagna ce l'ha impedito. La vittoria? Spero di riprendermi quello che ho mancato da calciatore con l'Under 21 e nel Mondiale del 1990». Daje.
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