Addio Morricone, gigante romanista
Il musicista aveva 91 anni. La Roma, la musica, il cinema: lo spazio della fantasia «Non capisco chi è romano e tifa per altre squadre»
"Sei della Lazio? E non ti vergogni?". Se cresci con un padre così, cresci in un ambiente sano. Ennio Morricone è poi cresciuto fino al punto di diventare un gigante della musica. Tra le tante opere che lo hanno reso immortale ci sono alcune delle colonne sonore più belle della storia del cinema, ma la colonna sonora della sua vita è stata la Roma. Che da quel giorno, quando aveva 9 anni, grazie all'intervento del padre (è compito dei genitori portare i figli sulla retta via) ha sempre accompagnato il maestro. Già un anno dopo, lo raccontò proprio al Romanista nel 2005, lo troviamo attaccato alla rete di campo Testaccio in occasione di Roma-Juventus 1-0. È il 2 ottobre 1938 e si aggrappa ancora più forte alla rete al gol di Danilo Michelini. Anche se era dall'altra parte. «Ero a pochi metri da Guido Masetti». «Mi piacque subito la squadra - ha raccontato poi - perché rappresenta la città. La Lazio rappresenta la regione. A volte mi chiedo come è possibile che una persona nata a Roma non sia tifoso della Roma. Uno che nasce a Viterbo, Frosinone, Narni, è della Lazio, è giusto».
Il vero derby è con la Juventus, dicono i grandi ed è così anche per lui. L'ultima presenza allo stadio è sempre contro i bianconeri. «Il 2-1 del 1993, fu quella volta in cui Roberto Baggio e Vialli sbagliarono un rigore a testa e vincemmo noi. Mi prese un colpo, fu indimenticabile».
Aveva aderito alla campagna lanciata da Anzalone e da quel momento non aveva più saltato una partita. «Ricordo le file e l'entusiasmo quando andavamo allo stadio con Sergio Leone. Per almeno 12 anni non ho saltato una partita». Romanista anche lui, naturalmente. Non ha mai abbandonato l'Olimpico. Col cuore e con la musica. La sua "Ecstasy of Gold" accompagnò la cerimonia della Hall of Fame del 2012. «Metteteci la parola "giallorosso" alla fine. Estasi dell'Oro Giallorosso, è proprio il caso di dirlo», raccontò in quella occasione. Fece parte della prima commissione per la scelta dei giocatori da far votare per comporre i primi 11. Aveva una predilezione per Brunella, Candela e Losi, ma non solo. Il suo primo idolo fu Naim Krieziu. Lo incontrò nel 2007 a casa sua, con la rivista Number Ten, magazine del Romanista, a documentare l'incontro. «Da piccolo giocavo ala perché volevo imitarlo. Ricordo perfettamente la sua velocità. Mi dica, in quanto faceva i cento metri?». «Circa 11 secondi - rispose il campione d'Italia 1942 - La velocità era il mio pezzo forte». I due si raccontarono quel Roma-Juve del 2 ottobre 1938, con gol di Michelini.
Ennio Morricone non ha mai scritto nulla sulla Roma. «Una volta me lo chiese Ettore Viola. Ma gli risposi che c'erano già due inni e che amavo moltissimo "Grazie Roma". Andava bene così». Oscar alla carriera nel 2007. Nel 2016 è arrivata anche la statuetta per la colonna sonora di "The Hateful Eight". In occasione del suo ultimo concerto, il vicepresidente della Roma Mauro Baldissoni si è recato a Verona per omaggiarlo con una bacchetta con lo stemma del club. «La Roma - disse una volta - è una squadra da sempre con un carattere internazionale ma che sentimentalmente è racchiusa nei propri rioni. È una squadra aperta alla gente, al popolo, e comunque ha la capacità di essere internazionale, globale. E per questo, lascia molto spazio alla fantasia». Per questo uno come Ennio Morricone non poteva che essere della Roma. La categoria "Uno come Ennio Morricone" però probabilmente finisce qui, perché non ce ne sarà mai più uno come lui.
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