Cronaca

«La vita che batte la pandemia»

Parla Luca Cipriano, responsabile del blocco parto della Casa di Cura Santa Famiglia di Roma «Noi viviamo la gioia della gravidanza. Nascere ai tempi del Covid-19 vuol dire far rinascere»

PUBBLICATO DA Roberta Di Pucchio
23 Maggio 2020 - 09:03

Marzo 2020. È il mese che ricorderemo sui libri di storia. Quello nel quale tutto ha avuto inizio. Le nostre vite sono state stravolte dall'emergenza Coronavirus. Le persone sono diventate, purtroppo, "numeri". I numeri dei decessi. Dei contagi. Dei guariti. Le notizie negative si sono susseguite per mesi e, forse, troppo spesso, abbiamo dimenticato di prestare attenzione a quelle positive. A quelle che più di altre potevano dare forza e speranza. Parliamo delle nascite. Nascere ai tempi del Covid-19 è la vittoria della vita sulla pandemia globale. E se "ripartire" vuol dire anche raccontare storie di positività, di chi "ce l'ha fatta", chi più di un neonato venuto al mondo nel bel mezzo di un'emergenza sanitaria mondiale, ce l'ha fatta?

Il dottor Luca Cipriano, ginecologo e responsabile del blocco parto presso la Casa di Cura Santa Famiglia di Roma, dove nascono tantissimi bambini delle province di Frosinone e Latina, ci ha parlato proprio di questo. Di come è cambiato il momento del parto da quando il virus è entrato nelle nostre vite. Di tutto quello che invece il virus non è riuscito ad "infettare"…: Emozioni, sorrisi, gioia.

Nella "Casa di Cura Santa Famiglia" in questi mesi di emergenza sanitaria sono nati circa 400 bambini. Come è cambiato il parto ai tempi del Coronavirus?
«Noi viviamo la gioia della gravidanza da vicino. E così è stato anche in questo momento storico particolare. La "magia" dell'evento parto ha dato sicuramente la forza, non solo a noi ma anche alle nostre mamme e ai nostri papà. Abbiamo dovuto affrontare numerose difficoltà. Purtroppo l'emergenza non è finita ma noi ci siamo dovuti adattare, perché i bambini devono nascere, non possono aspettare. C'è stata grande attenzione alla sicurezza da parte del personale sanitario ma anche da parte dei genitori stessi. È mancata la condivisione con i familiari, con i parenti perché quando nasce un bambino, fuori dalla sala parto è una festa. Ma ci è mancato anche il contatto in sala parto. E i sorrisi, quelli che le mascherine hanno limitato di più. Ma abbiamo imparato ad adattarci e a vivere questo momento nella sua essenza ancor più di prima».

Ecco, avete imparato ad "adattarvi" anche con nuovi mezzi. E, per ovviare all'assenza del supporto della famiglia, avete fatto in modo che anziché attendere fuori dalla sala parto entrasse virtualmente nella stessa…
«Per dare la possibilità ai genitori di condividere questo emozionante momento con i loro cari, il supporto della tecnologia è stato fondamentale. Le mamme e i papà che ce l'hanno chiesto hanno potuto videochiamare le loro famiglie che hanno potuto così assistere al lieto evento. Se prima i nonni che attendevano la nascita dei loro nipoti cercavano di avvicinarsi il più possibile al Blocco Parto per sentire il primo vagito, ora hanno assistito diversamente. In questi due mesi sicuramente questo ci ha dato la forza di andare avanti. L'arrivo di una nuova vita ci ha permesso ogni volta di continuare a sperare. Facendoci dimenticare per qualche istante di tutto quello che stava accadendo fuori».

Una bella immagine per dare forza anche alle future mamme che ora hanno tante paure in più. Voi avete dovuto affrontare anche questa nuova condizione psicologica dei genitori. Come ci siete riusciti?
«Sicuramente questa è una domanda che sin da subito ci siamo posti anche noi. Soprattutto all'inizio dell'emergenza. Per questo abbiamo cercato di essere ancor più presenti al fianco delle donne. Le loro paure sono state anche le nostre. Ma abbiamo trovato la forza di superare le barriere imposte dal virus».

E i papà? Come è stato gestito il fatto che non potessero essere sempre presenti?
«Adesso l'avvento dei tamponi e degli screening ci permette di essere più sicuri riguardo la possibilità di far entrare anche i papà. La Sala Parto è molto più grande e questo permette il distanziamento sociale. Nella prima fase dell'emergenza la situazione è stata più delicata. Abbiamo cercato di non far mancare il nostro sostegno alle donne quando il papà non poteva essere presente. Perché il papà è fondamentale per dare forza e tranquillità».

Tornando ai parti "in diretta", ce n'è stato uno nella vostra struttura che ha avuto particolare eco. Perché la neo mamma è l'attrice Cosetta Turco che ha voluto condividere il suo parto sui suoi canali social per dare forza alle donne che stanno per diventare mamme in questo momento difficile...
«Questo è stato uno dei parti che ci ricorderemo di più, perché c'è stata tanta condivisione. Cosetta ha voluto farlo per rasserenare anche le altre mamme e gli altri papà. E questo è un messaggio fondamentale in questa fase. Le emozioni che ci dà ogni parto sono uniche e in questo siamo stati particolarmente coinvolti».

Non solo Cosetta Turco… Tanti personaggi del mondo dello sport, dello spettacolo, della politica, scelgono la vostra struttura. Un'eccellenza, soprattutto perché è l'unica monospecialistica di ostetricia e ginecologia del territorio. Questo cosa significa? Cosa offre in più delle altre strutture?
«Noi seguiamo la donna e la accompagniamo, dal momento della nascita, in tutte le fasi della vita. Per noi la centralità della donna è fondamentale. Abbiamo un'ottica del parto che viviamo nel rispetto delle volontà della coppia. Cerchiamo di rendere sereno qualunque momento. Molte coppie ci chiedono di far nascere i loro bambini con sottofondo di una canzone alla quale sono particolarmente legati. Il tutto crea emozioni uniche anche per noi. Facciamo quasi duemila parti l'anno e abbiamo pazienti che vengono da tutta la Regione e non solo. Questa per noi è una grande soddisfazione».

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