FOTO - Quanto sei bella Roma (anche vuota)
Parchi chiusi, strade vuote e piazze deserte. C’è chi si fa multare sventolando il tricolore al Gianicolo e chi non sentiva l’aria così pulita dai tempi della guerra
Il contapassi mi ha chiesto se sono morto, diceva un meme che girava dopo una decina di giorni di quarantena. Il mio domenica diceva 20.284, il contachilometri 40 e spicci, la memoria cinque controlli di pubblica sicurezza, tre con semplice esibizione dei documenti, due con autocertificazione acquisita e messa agli atti, con tanto di consegna di modulo vuoto per il controllo successivo. Il tutto per raccontare il giorno di Pasqua in una Roma di una bellezza apocalittica, con squarci da disastro post-atomico.
Una runner bionda che scende da Trinità dei Monti, fermandosi per un selfie irripetibile, in cui è la principessa della scalinata: è già svanita quando un signore sbuca da Via dei Condotti, per trascinare il suo bassotto in una Piazza di Spagna deserta. A Fontana di Trevi due volanti della Polizia, nel giro di pochi metri due camionette dell'esercito, e neppure un passante. A Piazza Pio XII, alla fine di Via della Conciliazione, una giornalista con la mascherina sul viso trasmette in diretta, con cavalletto e sgabellino, raccontando in spagnolo quella inedita Piazza San Pietro con due auto della Polizia e nessun fedele, nella domenica più importante della cristianità.
Attende una giornalista bionda di una tv polacca, col suo operatore: un agente le fa gli auguri, lei risponde in italiano, dev'essere pratica del posto. Ci sono di gran lunga più poliziotti che passanti, nei luoghi turistici più importanti di Roma: sopra Villa Borghese volteggia l'elicottero della Polizia, a quota decisamente bassa, e dietro l'angolo Via delle Magnolie, nella rotonda di Piazzale delle Canestre, a due passi dall'ingresso (ovviamente chiuso) del vialetto che porta al laghetto, ci sono tre blindati e una dozzina di Carabinieri. Tratti comuni agli agenti, almeno nell'occasione, mascherine chirurgiche e modi gentili. Lavoro festivo ma non troppo intenso, e abbastanza tranquillo.
Sono a uno snodo dove passano gli autobus che entrano da Piazzale Flaminio: nel tempo della compilazione dell'autocertificazione ne passano sei, un paio uno dopo l'altro, il più affollato ha due passeggeri, ben lontani l'uno dall'altro. Uno di loro, a giudicare dall'enorme bustone che tiene davanti ai piedi, potrebbe essere un clochard. Gli autobus sono i padroni della strada: su Via del Teatro di Marcello se ne contano quattro, e neppure una persona in attesa alle pensiline, su entrambi i lati. Dietro l'angolo, a Piazza dei Campitelli, c'è una chiesa col portone aperto, e davanti, sui sampietrini, un crocifisso ligneo, con una stola bianca appoggiata sopra. La violazione alle ordinanze comunali, a due passi da una sede distaccata del Comune, è solo apparente: il portone è aperto, ma si accede solo all'anticamera, un ampio vetro permette di vedere il magnifico interno barocco della Chiesa di Santa Maria in Portico in Campitelli, ma le porte laterali di legno sono chiuse.
Atto Secondo
Ancora tuona il cannone, al Gianicolo, e i soldati che lo portano fuori, e preparano lo sparo, sono gli unici pubblici ufficiali senza mascherina. «Non abito vicinissimo: sono venuto qui per sventolare il tricolore quando sparano - risponde l'unico passante di questa Pasquetta inusuale agli agenti che lo fermano - e se volete multarmi, fate pure». Si sono fatti dare i documenti, e gli hanno permesso di sventolare la sua bandiera mentre compilavano il verbale. Villa Doria Pamphilj è chiusa con un catena, quelle che non hanno una recinzione sono cinte dal nastro giallo col marchio della Polizia.
Al Parco degli Acquedotti altro controllo di Polizia, con i blindati messi a imbuto per fermare tutte le macchine, alla Caffarella i cani corrono liberi, nell'area verde interdetta ai padroni, che li aspettano ordinatamente nello stretto marciapiede dietro la recinzione. Al Belvedere Romolo e Remo, su via del Circo Massimo, una signora di una certa età, con la mascherina abbassata, guarda dall'alto la lunga lingua di erba e ghiaia, deserta. «Non la sentivo dai tempi della guerra, un'aria così buona a Roma - spiega, dopo aver un'abitazione a due passi, all'Aventino - sono del '35 io. E ho sempre cercato di muovermi un po', per tenermi bene».
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